di MARTINA FORCINITI Ogni rivoluzione culturale e sociale porta con sé grandi interrogativi, sicuramente democratici ma non risolvibili con qualche chiacchiera gratuita di fronte a un buon bicchiere di vino. Così è per la
fusione dei comuni di Corigliano e Rossano che, con quel suo inibito dibattito, finora si qualifica più per i toni da
Bar sport che per i contenuti rilevanti.
Il rischio in effetti è che le resistenze, figlie di mentalità invecchiate all’ombra di campanili e pennacchi, possano prescindere dal confronto concreto per continuare indisturbatamente ad ingozzarsi di ostilità. E magari contagiare tanti altri – direttamente e indirettamente – a questo banchetto della discordia. Diventa, quindi, fondamentale l’educazione ad un patto di convivenza civile e disciplinata, che non solo è ormai possibile, ma anche totalmente votato all’ottimo fine della valorizzazione di quel polo di sviluppo che è la Sibaritide. «Ed è proprio qui che inizia il vero lavoro – ci spiega il consigliere comunale coriglianese
Giovanni Spezzano, capogruppo del Partito Democratico e fra coloro che da sempre caldeggiano l’attuazione del processo di fusione –. Ricade ora sulle amministrazioni comunali l’onere dell’attività di conoscenza delle opportunità e non, si badi bene, di convincimento, di cui far partecipi tutti i cittadini. Che, se bene informati, non ho dubbi: voteranno sì al Referendum popolare. Personalmente, mi sono già mobilitato a contattare imprenditori locali per propagandare le opportunità del voto favorevole. E, d’altro canto,
sono stato uno dei pochi a condividere sin da subito e fortemente la fusione, sebbene la mia persona non sia mai stata fatta figurare. In questi casi, più che in altri, conta credere in ciò che si fa. E io
credo senza ombra di dubbio che sia necessario far sì che il referendum si concluda positivamente. Perché cosa buona e giusta. Per dare al nostro territorio le opportunità che merita. In questo senso, diventa fondamentale non lasciare che le popolazioni vengano fatte preda delle forze avverse – che a Corigliano sicuramente nasceranno e getteranno benzina sul fuoco. Quindi gli interessi favorevoli, se usati nel modo giusto, possono condizionare positivamente non solo la progettazione della città che verrà, ma anche l’ottenimento di un grande consenso. Le fughe in avanti, certo, non sono tollerate, così come è obbligatorio non dar spazio a quei figuri che possono farci rimanere col cerino in mano. E, a questo proposito, vien da dire a chi è impegnato nelle campagne elettorali che, ad essere promossi, devono essere i contenuti, non le promesse vane e populistiche». E poi c’è la proposta di
fusione allargata. «Non posso che apprezzare la presa di posizione del consigliere
Mimmo Bevacqua che vede sì nella fusione un’ottima prospettiva, ma contemporaneamente afferma che
i tempi sono maturi per guardare oltre i due Comuni, a Sibari, perché il nuovo modello di riorganizzazione del sistema delle autonomie locali non può escludere un’area altrettanto omogenea ai due enti, che è portatrice di ulteriori elementi di sviluppo che aspettano di essere messi a sistema. E, del resto, noi lo avevamo già scritto nelle postille dell’atto d’impulso: una città che nasce non può nascondersi in se stessa, ma deve essere nucleo fondante. Guardare oltre il Crati, insomma, non è solo doveroso, ma necessario». E se è vero che chi primo arriva, primo alloggia, nella costituzione del comune unico che sarà, sono già stati attivati i tavoli partecipativi per fissare le priorità, in vista della prossima indizione del referendum popolare. Così Giuseppe Geraci lo scorso giovedì ha invitato come buoni vicini, per un incontro al Castello Ducale, i candidati a sindaco della città di Rossano (
hanno risposto all’appello Giuseppe Antoniotti, Flavio Stasi, Ernesto Rapani, Tonino Caracciolo e Achiropita Titti Scorza. Sergio Caliò e Leonardo Trento, anch’essi chiamati a partecipare, pare abbiano declinato perché non candidati, ndr). I contenuti della fusione, dicevamo, all’ordine del giorno. Almeno prima che la notizia del completamento da parte della Regione dell’iter del servizio smaltimento rifiuti che potranno partire verso l’estero cadesse fra capo e collo degli intervenuti. Come dire, le urgenze e le necessità forzano, ancora una volta, le incertezze. E lasciano fuori dalla porta, almeno per il momento, i buoni cambiamenti e le prospettive di sviluppo.