Alla fine, il paradosso che vorremmo suggerire al
Pd è di fare le
Primarie per stabilire se si debbano o meno fare le Primarie per la scelta del candidato a
governatore della Calabria. Non è un paradosso, perché il triste balletto a cui si sta assistendo non depone bene. Abbiamo sempre sentito dire e letto che, per statuto, i territori devono decidere in piena autonomia. Se questo è vero, come lo è, allora non si tratta di scaricare un personaggio del calibro di
Mario Oliverio, proponendo un uomo della stessa “corrente”, cioè
Massimo Canale, tirato fuori dal cilindro di
Magorno, ma di giocarsi serie possibilità di affermazione per il centro sinistra. La settimana politica, passata stancamente, non ha prodotto sussulti, se non nel centro sinistra dove i reduci del partito di
Vendola,
Catizone,
Melfi e
Giudiceandrea, si ritrovano attorno a un tavolo per dire “Ohe, ci siamo anche noi”, che si tenga conto del nostro contributo. Ma il cittadino comune si chiede se Oliverio abbia le carte in regola per candidarsi a presidente della Regione, l’unico suo neo può essere rappresentato dal dato anagrafico? È colpa sua se la medicina e la genetica non sono ancora in grado di scaricare il contaetà? Perché l’altro ragionamento, quello sul fatto che Oliverio in calzoncini corti era già nelle istituzioni, gli fa onore, perché lo rende uomo di grande esperienza e di alto profilo morale e politico. Non sarebbe un errore madornale, in una regione come la nostra, privarsi di tanta esperienza amministrativa, uscita sempre vincente dalle competizioni elettorali cui ha preso parte? Se il dato è solo anagrafico, ovvero di un rinnovamento che mette i saldi anche sui capi griffati, allora siamo messi male. La vera democrazia discute le regole, prima che queste diventino tali. Dopo, ne esige il rispetto. Mortifica, però, il silenzio dei territori, questo cupo gioco a nascondino in attesa, poi, di posizionamenti strategici. Si esca allo scoperto, una volta per tutte. Si dica con forza se si vogliono le Primarie o un pastrocchio indigesto, quanto pericoloso. Sul fronte opposto, tiene banco il
senatore Gentile che dal primo momento ha sostenuto la necessità di mettere da parte divisioni e contrasti, avviarsi alle primarie e scegliere un candidato che ha la possibilità di affermarsi, visto anche quel che accade nel centro sinistra. La lettura di alcuni interventi dimostra che i guantoni non sono stati ancora riposti nello spogliatoio. Si attacca a testa bassa, si scagliano colpi a manca e a destra, salvo concludere, poi, ogni intervento con l’affermazione: “Uniti si vince”. Già, ma uniti chi? In quanti? Negli stessi partiti del centro destra, sembra essere iniziato un “fatti più in là”. Sì, proprio quello del ritornello musicale. Intanto, non si capisce più quando si voterà, nel mentre il prossimo programma di fondi europei sta per partire. Non abbiamo la centrale unica di committenza regionale per gli appalti. Insomma, siamo messi male.