di SERAFINO CARUSO Solo a vederlo, lì, in quello stato da trent’anni, fa accapponare la pelle. È l’esempio di una realtà ormai consolidata, quella calabrese, che rende la nostra Piana assimilabile a un altro territorio regionale, il Reggino, dove di
opere incompiute come questa ce ne sono a iosa. Stiamo parlando del
cavalcavia (o ponte)
di contrada Insiti. Che si sarebbe dovuto realizzare, tanto per intenderci, laddove si dovrebbe costruire il nuovo ospedale. È tutto un condizionale, come state leggendo. Cambia solo il contesto temporale. Un ponte, quello di Insiti, pensato e progettato nei primi anni ’80. Alla guida del
Comune di Corigliano, all’epoca, c’era il Sindaco Franco Pistoia. Le fondamenta e i pilastri di quel ponte sono stati effettivamente messi in opera. Ma tutto si è fermato lì: alle fondamenta e alla struttura portante.
Pilastri in cemento armato che alla vista sono un
pugno nello stomaco. Lavori che si sono arenati per una querelle giudiziaria sorta tra chi li ha aggiudicati, i progettisti e le imprese che li hanno eseguiti. A tutt’oggi, esiste un contenzioso di cui non si intravede la fine. In realtà, durante la prima esecuzione, le travi portanti erano state costruite con un’altezza più bassa rispetto a quella necessaria. Non era stato tenuto conto del fatto che il ponte serviva (e servirebbe) da sopraelevata alla
linea ferroviaria. Così, si provvide ad alzarli. Lo notiamo dalle tonalità differenti del cemento armato che l’attuale altezza dei pilastri è stata raggiunta con tre interventi distinti e separati. Insomma, un’insalatona russa. Essendo la strada di competenza provinciale, in questa storia, è coinvolta anche la Provincia. Ma la competenza per la realizzazione dell’opera è stata, fino a un anno fa, della
Regione Calabria. La Provincia di Cosenza ha elaborato il progetto di massima che ha provveduto a trasmettere al Comune di Corigliano. L’11 maggio di un anno fa,
la Regione ha delegato tutto al Comune. Prevedendo l’elargizione di un
fondo di ben
6 milioni di euro per il
completamento dell’opera. A novembre, il consiglio comunale ha approvato il progetto definitivo. Entro lo scorso 31 dicembre, bisognava appaltare i lavori. Invece, nulla di fatto. Ci sono stati problemi durante gli espropri. È stato chiesto alla Regione un progetto integrato. Ma non è arrivata alcuna risposta perché
i fondi destinati a tale struttura, nel frattempo, si sono “persi”. E
dove sono finiti? Sarebbe opportuno che qualcuno desse una risposta. Un mese fa, la svolta: la Regione Calabria ha formalizzato un impegno con il Comune di Corigliano e la Provincia di Cosenza.
Entro la fine del mese di maggio, dovrà essere sottoscritta una
convenzione per dare l’impulso definitivo alla costruzione del cavalcavia. Che non passerà attraverso le opere murarie già esistenti. Bensì, si procederà a costruire un
cavalcavia ex-novo accanto all’obbrobrio in cemento armato già esistente. Che non può essere neppure sfiorato perché vi è un contenzioso in corso. Il
nuovo ponte, peraltro, avrà una
struttura in ferro e per tale opera la Regione darà al Comune di Corigliano ben 6 milioni di euro. Entro agosto, garantiscono dal Comune, si procederà all’appalto. Il Comune, nei prossimi giorni, chiederà alla Regione un anticipo per le prove geologiche (somma di circa 18mila euro). Intanto, però, è subentrato il
Nuovo Codice degli Appalti. Che non prevede più l’esistenza dei progetti integrati. Sono accettabili solo i progetti esecutivi. Cantierabili, quindi. Entro agosto, massimo settembre ‒ garantiscono dal Comune di Corigliano ‒ si andrà in appalto. I 6 milioni di euro la Regione li darà al Comune di Corigliano. L’Anas, invece, realizzerà, sulla E90 (statale 106-bis) una
rotatoria grazie al contributo di 1,5 milioni di euro dati dalla Regione. Così da eliminare il pericoloso incrocio per Insiti. Tra nuovo cavalcavia – che sarà realizzato in struttura metallica – e rotatoria, la strada per Insiti – dove dovrebbe (condizionale d’obbligo) sorgere il nuovo ospedale della Sibaritide – assume nuova importanza. Siamo convinti che il Comune di Corigliano gestirà al meglio la procedura per la costruzione del nuovo ponte di Insiti. Tra l’altro, che
si faccia qualcosa per eliminare quell’orrore dei vecchi piloni di cemento armato. Inutili quanto brutti e dannosi da un punto di vista paesaggistico e ambientale. E, soprattutto, che la
magistratura accerti chi ha sbagliato. E faccia pagare loro i
danni. Anziché riverberarli sempre sui soliti fessi, ovvero i cittadini.