Regionali, clamoroso: alcuni eletti potrebbero rimanere fuori. Tra questi uno della Sibaritide-Pollino
In bilico ci sarebbe un calcolo percentuale che può cambiare la geografia a Palazzo Campanella. L’interpretazione della soglia di sbarramento del 4% rischia di far saltare due seggi e riscrivere gli equilibri politici usciti dalle urne

CORIGLIANO-ROSSANO - Le leggi elettorali, da sempre, ricevono attenzione massima, almeno pari – per la verità – alle spesso incomprensibili tecnicalità che le caratterizzano. Chi non è aduso alla materia ne coglie solo una parte, buona parte delle disposizioni che disciplinano il voto è infatti «materia oscura». Lumeggiarla non è semplice nel Paese che, per dirla con la sottile ironia di Flaiano, è «patria del diritto e del rovescio». E non è facile anche perché, in Italia, le leggi elettorali sono da sempre spazio di creatività estrema e di apparenti contraddizioni, senza trascurare il fatto che ogni livello ha la sua norma.
Ma veniamo alla vicenda che ci riguarda più da vicino, le elezioni regionali del 5 e 6 ottobre. Partiamo dalle norme che occorre tenere in considerazione. Si parte dal lontano 1968 con la legge nazionale n.108, poi la legge approvata dal Consiglio regionale calabrese, la n.1 del 07 febbraio 2005. Fini qui tutto o quasi normale, peccato poi che il testo della legge del 2005 vada coordinato con le modifiche e le integrazioni successive e sono decisamente molte, comprese istruzioni e circolari varie, a decine. Insomma un vero e proprio ginepraio in cui pochi riescono a districarsi, tant’è che sono frequentissimi, dopo ogni elezione, i ricorsi a Tar e Consiglio di Stato. Anche i risultati di domenica e lunedì scorsi sembra vadano incontro ad un identico destino. Attualmente ci sarebbe un aspetto, e cioè l’attribuzione dei seggi in Consiglio regionale sulla base delle percentuali ottenute dalle singole liste, che agita molti, tra chi spera e chi impreca. In Calabria il sistema apparentemente è chiaro, la singola lista ha diritto di ottenere seggi ed entrare in Consiglio regionale se ottiene, su base regionale, una percentuale del 4%, la coalizione invece dell’8%. Si dirà, semplice allora, basta usare una normalissima calcolatrice. Ma siccome il diavolo si annida nei dettagli ecco che è il calcolo stesso della percentuale a diventare oggetto di interpretazione e, conseguentemente, di contestazione.
Il sistema informatico del Ministero dell’interno, Eligendo, ha fornito già un primo riscontro, nella coalizione di centrodestra delle otto liste a sostegno di Roberto Occhiuto 5 avrebbero raggiunto il quorum del 4%, ottenendo dunque l’ingresso in Consiglio regionale, Forza Italia (7 seggi), Occhiuto Presidente (4 seggi), Fratelli d’Italia (4 seggi), Lega (3 seggi) e Noi Moderati (2 seggi). La percentuale del 4% – che da diritto ai seggi – sarebbe stata calcolata sulla base dei voti ottenuti da totale delle liste (759.004). La diversa interpretazione riferisce invece che il calcolo della percentuale non vada fatto sulla base dei voti totali ottenuti dalle liste ma sul complesso dei voti validi e cioè conteggiando anche quelli di chi ha scelto solo ed esclusivamente il candidato presidente.
Il numero cambia, da 759.004 (voti alle liste) si passa a 792.731 (voti complessivi ai candidati presidente). L’aumento della base di calcolo produrrebbe un primo immediato effetto, la percentuale attribuita da Eligendo a Noi Moderati, il 4,03% grazie ai 30.613 voti di lista, scenderebbe al 3,86%. Per dirla in parole ancor più semplici, Noi Moderati scendendo sotto la soglia del 4% non avrebbe dunque diritto ai due seggi attribuiti (Vito Pitaro nella circoscrizione Centro, Riccardo Rosa nella circoscrizione Nord). Se questa interpretazione dovesse prevalere, e ci sarebbero già alcune pronunce dei giudici amministrativi che in diversi contesti hanno ribadito come il calcolo percentuale vada fatto sul totale dei voti validi conseguiti nella regione, i seggi attribuiti a Noi Moderati andrebbero assegnati diversamente.
Le liste che hanno diritto ad ottenere i seggi in Consiglio scendono a 9, quattro nel centrodestra e cinque nel Centrosinistra. E si aprirebbe, dunque, il secondo scenario, direttamente collegato al primo ed ancor più arzigogolato. Dal combinato disposto tra il calcolo dei resti e il premio di maggioranza entrerebbe in Consiglio regionale il primo dei non eletti della lista Occhiuto Presidente nella Circoscrizione Centro, Michele Comito (6.445 preferenze), ed il primo dei non eletti nella lista della Lega nella Circoscrizione Sud, Franco Sarica (7.180 preferenze). Un effetto domino con conseguenze ulteriori, mutamenti interverrebbero anche nel centrosinistra con il quarto seggio assegnato al Partito Democratico che si sposterebbe dalla circoscrizione Sud a quella Centro, ciò in base al calcolo dei resti più alti e dei seggi attribuiti ad ogni singola Circoscrizione. I resti, per intenderci, è ciò che rimane all’interno di una singola circoscrizione dopo che sono assegnati i seggi a quoziente pieno.
Lo spostamento del seggio nel centrosinistra avrebbe un effetto clamoroso, rimarrebbe fuori dal consiglio regionale il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, arrivato secondo nella circoscrizione Sud con 10.341 preferenze, a Palazzo Campanella farebbe ingresso Giusy Iemma, arrivata seconda nella circoscrizione Centro. Un percorso insomma che sconvolgerebbe la geografia del Consiglio regionale, inciderebbe sulle prospettive politiche personali, avrebbe effetti ulteriori nei rapporti di forza tra e dentro le forze politiche. Pensiamo, ad esempio, alle possibili e motivate rivendicazioni della Lega che otterrebbe un numero di consiglieri regionali pari a quelli di Fratelli d’Italia e Occhiuto Presidente (4). O al destino politico del sindaco di Reggio Calabria che tra pochi mesi conclude la sua esperienza amministrativa.