La resa dei conti nel centro sinistra, nel PD e questa (ennesima) sconfitta che «viene da lontano»
Il dirigente provinciale del PD, Pino Le Fosse, riflette sulle cause profonde della sconfitta del centrosinistra in Calabria: «Non un incidente di percorso, ma il risultato di anni di fragilità politica e di assenza di radicamento»

CORIGLIANO-ROSSANO – A pochi giorni dal verdetto delle urne che ha riconfermato Roberto Occhiuto alla guida della Regione Calabria, nel campo del centrosinistra è tempo di riflessioni e autocritiche.
Tra le analisi più lucide e nette spicca quella di Pino Le Fosse, componente della Direzione provinciale del Partito Democratico, che in un documento diffuso alla stampa parla di una “sconfitta che viene da lontano”, denunciando le debolezze strutturali e l’assenza di una linea chiara e condivisa all’interno del PD calabrese.
Una sconfitta che viene da lontano
La sconfitta che abbiamo subito non è un incidente di percorso, ma il risultato di una fragilità politica che viene da lontano. Non abbiamo costruito nel tempo un’opposizione credibile e riconoscibile, capace di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e di farci percepire come la forza a cui affidare i destini della Calabria. La voce del Partito Democratico in Consiglio regionale non ha rappresentato una linea chiara e incisiva. Così, mentre la destra consolidava il proprio potere, noi non siamo riusciti a denunciare ogni giorno, in ogni luogo, i limiti e le contraddizioni di quel governo. Quando Occhiuto si è dimesso, ha scelto la scorciatoia dell’appello agli elettori per sottrarsi al giudizio politico sulle opacità del suo operato, trasformando un atto di debolezza in propaganda. E noi, come centrosinistra, non ci siamo fatti trovare pronti. Non avevamo costruito un’alternativa credibile né un partito radicato e organizzato capace di contrastarlo. La sua arroganza ha trovato la strada spianata anche perché non avevamo preparato la gente a riconoscere, dietro la sua narrazione, la realtà di un governo opaco e autoreferenziale. Il Partito Democratico, che avrebbe dovuto essere l’asse della coalizione, non ha esercitato la funzione di guida che gli spettava. Anche la segreteria regionale, pur con la buona volontà e l’impegno di Irto, non ha garantito quella presenza quotidiana e quel lavoro unitario necessari per dare al PD calabrese una linea, una voce e un’identità. Un partito si guida ogni giorno, non nei ritagli di tempo. Così la candidatura di Pasquale Tridico, autorevole e seria, è rimasta senza l’appoggio politico e organizzativo che meritava: forte, ma isolata. Nella nostra provincia la campagna elettorale ha mostrato chiaramente la mancanza di direzione. La federazione, pur appena insediata, non ha provato a esercitare alcuna regia o coordinamento. Nessuna linea, nessun messaggio unitario. L’errore più grave, però, è stato nella formazione delle liste: si è lavorato per esclusione più che per rappresentanza, con scelte improvvisate e sbilanciate. Si è agitato lo slogan del “rinnovamento” solo per coprire calcoli interni e difficoltà politiche, evitando di affrontare i nodi reali. E come se non bastasse, nella costruzione delle liste e persino durante la campagna elettorale ha prevalso l’ossessione di impedire l’elezione di qualcuno, più che l’obiettivo di rafforzare il partito. Anche a costo di ridursi, com’è avvenuto, a un solo eletto in tutta la provincia. I numeri parlano chiaro: nove candidati sotto i duemila voti, sei sotto i mille, solo sei sopra i quattromila. Un partito generoso nello sforzo dei candidati, ma che ha perso radicamento, conoscenza dei propri territori e capacità di parlare alla propria gente. L’esempio più evidente è Corigliano-Rossano, in particolare l’area di Corigliano: oltre quarantaduemila abitanti senza un solo candidato del centrosinistra, né tantomeno del PD. Un atto di irresponsabilità politica, fondato su veti e presunzioni di autosufficienza. Così si è lasciato campo libero alla Straface, che ha potuto spadroneggiare senza opposizione. Un errore grave, che avevamo denunciato e che i numeri oggi confermano. Bastava ascoltare, conoscere, capire. Invece si è scelto di ignorare. Non abbiamo perso solo per la forza degli altri, ma per la nostra incapacità di rappresentare un’alternativa. Un partito si costruisce nel tempo, giorno dopo giorno, nella coerenza e nella presenza sui territori. Perché ogni giorno, che siamo all’opposizione o al governo, ci sono battaglie da fare e conquiste da ottenere. E se non cambiamo passo adesso, rischiamo di essere di nuovo impreparati di fronte ai cambiamenti e alle difficoltà che la Calabria continua a vivere.
Pino Le Fosse – Direzione Provinciale PD
Le parole di Le Fosse non si limitano a un esercizio di autocritica ma suonano come un appello alla ricostruzione di un partito capace di tornare nei territori, ascoltare, rappresentare e aggregare. Il messaggio è chiaro: senza una rigenerazione politica e organizzativa, il centrosinistra calabrese continuerà a restare spettatore delle proprie sconfitte.
Il problema, però, è un altro: di queste disamine, analisi, filosofie ne leggiamo e commentiamo una caterva ad ogni chiusura di parentesi elettorale nelle quali il centrosinistra prende sempre (o quasi) randellate pesanti. È possibile che non si riesca ad andare oltre l'analisi? È possibile che non si riesca a trasformare la critica o l'autocritica in azione? Il vero dramma del mondo democratico è che resta costellato da una infinità di prime donne. E finché sarà così non cambierà nulla.