Strada Sila-Mare, tuona Oliverio: «Chi taglia nastri cancella la storia!»
L'ex governatore della Calabria incalza: «A partire dal primo lotto all'ultimo, ancora non cantierato, tra il ponte di Caloveto e Crosia, sono stati tutti deliberati da Giunte Regionali di sinistra o di centro sinistra»

LONGOBUCCO - «Quanto è accaduto in occasione della del lotto della Longobucco-mare, realizzato fino al ponte di Caloveto, è davvero grottesco. Una vera e propria falsificazione storica ad opera di forze che non hanno speso un grammo della loro forza politica ed istituzionale per la realizzazione di questa opera». Sono le parole dell'ex governatore dell Calabria, Mario Oliverio, che è ritornato anche lui a parlare della grande strada di collegamento tra lo Jonio e la Sila, monumento all'insosteibilità (o inutilità) qualora non venisse completata.
«Tempi lunghi, burocrazia, errori tecnici ecc. - aggiunge il Presidente - ci sta tutto, sono il grande handicap italiano. Nel sud poi non ne parliamo. Ma sappiamo anche che è un handicap spesso utilizzato per vanificare i programmi di investimento nelle infrastrutture. Si comunica in pompa magna la destinazione di risorse per importanti infrastrutture viarie, ferroviarie ecc. che puntualmente si arenano con la giustificazione di impedimenti e lungaggini burocratiche.
Tuttavia per quanto riguarda la Longobucco/mare, di cui sembra essersi perduta memoria, basterebbe guardare gli atti, per constatare che i finanziamenti (tutti!) a partire dal primo lotto, nella seconda metà degli anni '80, all'ultimo ancora non cantierato di 20 mln di euro(ponte Caloveto -Crosia), sono stati tutti deliberati da Giunte Regionali di sinistra o di centro sinistra».
E ancora: «È colpevole dimenticare (o fare finta di dimenticare) - precisa - che il vero protagonista di questa opera è stato il popolo di Longobucco, guidato da Sindaci e amministratori democratici e da organizzazioni politiche e sindacali combattive e non ossequienti».
Insomma, sulla strada, a parere di Oliverio, qualcuno starebbe cercando di atturare un vero e proprio revisionismo storico. «Come si può permettere di cancellare una storia che, seppur tra tante difficoltà e limiti, è stata una grande storia? Non è retorica la mia. È un doveroso contributo all'affermazione della verità, per impedirne lo stravolgimento ad opera di quanti, con disinvolta malafede, non si limitano al taglio di un nastro ma hanno la presunzione di falsificare la storia attribuendosi meriti che non hanno».
Poi la stoccata: «Piuttosto farebbero bene ad assumere iniziative concrete - sottolinea - per realizzare l'ultimo tratto ed evitare così il disimpegno delle risorse già destinate. Difendere la storia di una comunità è un dovere civico, rispettarla con coerenza ed impegno reale e leale è un dovere politico e morale - conclude Mario Oliverio - di chi ne assume la rappresentanza nel governo delle istituzioni».