Tra “pini figliastri” e pesanti accuse di peculato scivola il primo consiglio comunale ostico sul bilancio
La provocazione di Lucisano, sempre più leader dell’opposizione, che riaccende la polemica sui pini tagliati di piazza Nassiriya mentre Caputo accusa la “gestione allegra” della Manutenzione. E Stasi: «Rimediamo a guai e “scialli” del passato»
CORIGLIANO-ROSSANO – Se questa è “solo” la terza città della Calabria per numero di abitanti, siamo convinti che in una ipotetica classifica della goliardia dei suoi rappresentanti istituzionali risulterebbe prima. Assoluta e indiscussa. Ieri, nella sala del Consiglio comunale di piazza Santi Anargiri, si è celebrata la prima delle due delicatissime sedute assembleari della città incentrata sui temi di Bilancio. Le finanze, almeno in questa prima seduta che ha liquidato senza patemi l’ultima variazione del 2024, hanno assunto decisamente un ruolo marginale. Ad aver imperato, ancora una volta, è stato il trash puro e la polemica spinta fino all’inverosimile, sfociata addirittura in accuse degne di un’inchiesta giudiziaria. Non è stata affatto una seduta facile da gestire per la presidente del Consiglio comunale, Rosellina Madeo, che pure nei giorni scorsi ha provato a rasserenare gli animi dell’Assise, organizzando un “pellegrinaggio” in Curia, dal vescovo Aloise, con la speranza anche di placare le contrapposizioni. Ma qui serve davvero un miracolo.
Dicevamo delle Variazioni al Bilancio propedeutiche all’approvazione del Bilancio di Previsione (il primo della seconda era Stasi) previsto per la seduta del prossimo 30 dicembre, convocata per le 9.30 sempre nella sala di Rossano centro storico.
L’assemblea di ieri si è aperta con la relazione dell’assessore al ramo Mauro Mitidieri che si è addentrato in quello che più volte ha precisato e spiegato essere «uno strumento flessibile». Mitidieri ha illustrato la consistenza delle variazioni, tra cui l’accesso ad un “mutuo immediato” con CdP per avere immediata liquidità nelle casse comunali anche per anticipare le spese sui nuovi progetti in itinere come i quasi 120 a valere sul Pnrr.
Da qui si è aperta la discussione.
Tutti, in verità, si sarebbero aspettati, nel cerimoniale della democrazia istituzionale, un contraddittorio acceso, incalzante sui temi di bilancio ma a sparigliare le carte e spostare l’attenzione sulla polemica tout court è stato subito il consigliere Piero Lucisano – ormai sempre più leader tra la gente dell’Opposizione – che spiazzando tutti, con un autentico coup de théâtre, si inventa il “pino figliastro”. Ad apertura del suo intervento, da sotto il banco dell'emiciclo tira fuori la riproduzione di un piccolo abete. «A nome di tutta la minoranza – ha detto rivolgendosi al sindaco, che in quel momento si stava allontanando dall’aula, e mostrando quell’alberello sintetico ad una sala tutta attenta al momento – visto che siamo in periodo natalizio e di pace noi volevamo omaggiarla di un pino, figliastro dei pini scampati alla strage di piazza Nassiriya». Che detta così - d’acchito – è sembrata un po’ una caduta di stile (associare la “strage dei pini” di una piazza che rievoca la memoria della strage del contingente italiano in Iraq, non è una bella cosa) poi, però, tutti hanno capito che Lucisano si riferiva proprio a quel taglio indiscriminato di arbusti che in queste settimane sta interessando l’area di Sant’Angelo, proprio in quella piazza che sarà oggetto di restyling. Taglio sul quale si è spalancato un alone di mistero.
A rincarare ancora di più la dose, subito dopo, ci ha pensato il Guglielmo Caputo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia. Al contrario del colore pungente di Lucisano, l’esponente del partito della Meloni ha picchiato duro contro l’apparato della macchina comunale lanciando accuse pesantissime che potrebbero essere oggetto di un’inchiesta giudiziaria. Cosa ha detto Caputo? «Ci sono dipendenti comunali – ha detto – che sono refrattari alla legalità, che abusano del loro status (essere amici del sindaco) e non avere rispetto della cosa pubblica». Questa la premessa. Poi la denuncia: «C’è qualche dipendente che ha scambiato gli autoparchi comunali con una zona franca, dove pensa che sia permesso tutto con la giustificazione che aver votato Flavio Stasi ed esserne amico possa permettere tutto, finanche di staccare gli adesivi del comune dalle macchine comunali, usarle come mezzo proprio h24 e con la benzina del comune». Su queste parole – qualora risultassero corrispondere a verità – ci sarebbe materiale per un mega scandalo giudiziario.
Chi si aspettava una replica dai toni accesi, indisposti, del sindaco Stasi, però, ne è rimasto deluso. Anzi, il primo cittadino, a suo classico modo, ha ribaltato la narrazione dei due fatti specifici su cui hanno fatto leva gli interventi dei due consiglieri di opposizione, per fare forti le proprie ragioni. «A proposito di sprechi – ha detto – ci sarebbe da fare una ragionamento ampio e serissimo, ad esempio, sulla piantumazione folle di arredo urbano avvenuta in città e che negli ultimi venti anni ha devastato gran parte delle opere di urbanizzazione di intere zone». Di esempi ce ne sono a iosa, da contrada Pennino a ponte Almirante, per rimanere solo su Rossano. «Se qualcuno avesse fatto un esposto alla Corte dei Conti (ed il riferimento non è casuale, riferendosi probabilmente ad una precedente polemica dello stesso Caputo) rispetto alla scelta – ha ricordato il sindaco – tecnica e politica di metter a dimora piante non adatte al contesto urbano (e parliamo di centinaia di esemplari), probabilmente il danno erariale sarebbe inimmaginabile. E questo solo – ha sottolineato – se ci riferiamo agli anni in cui ha amministrato il centro destra. Per ognuno di quegli arbusti ci sono decine di migliaia di euro di danni. A contrada Pennino, le radici dei ficus avevano piegato il tubo del gas!». Poi ancora il trash viene fuori, questa volta proprio da Stasi. «Io sono un talebano ambientalista – ha detto impettito – ma se gli alberi fanno danni alle opere primarie, alle opere di urbanizzazione e mettono in pericolo la sicurezza delle persone quelle piante vanno rimosse».
«E questo – ha ancora incalzato cambiando bersaglio, passando da Lucisano a Caputo – è un enorme spreco». Caputo, infatti, aveva non solo lanciato l’accusa di peculato su alcuni dipendenti ma aveva messo in evidenza che la variazione di bilancio oggetto dell’ordine del giorno era carica di ombre. «Sapete quali sono le ombre del nostro bilancio?» – ha rintuzzato il primo cittadino snocciolando il rosario dei debiti ereditati: 18 milioni di tariffa di conferimento rifiuti, 10 milioni di tariffe idriche, una catasta di bollette di fornitura elettrica («paghiamo rate da 300mila euro per saldare questo debito»).
«Semmai, dunque, le ombre la abbiamo trovate e piano piano stiamo cercando di diradarle con tante difficoltà. E su questo c’è una responsabilità grave delle precedenti amministrazioni comunali. Le stesse che – altra stoccata – pensavano che in enti come la Regione Calabria ci fossero gli “amici” che non avrebbero mai chiesto il conto dei milioni di euro di debiti mai versati».
Poi, però, le cose sono cambiate e quando in Regione è arrivata la Corte dei Conti e ha chiesto spiegazioni si è ribaltato tutto. «Ora per tutti i servizi, ad esempio quelli forniti da Arrical, ci chiedono di anticipare le quote da versare. E io ai funzionari della Regione – ha detto Stasi – sapete cosa rispondo? Che siete “dei patuti” (sventurati, ndr) perché i comuni per tanti anni vi hanno “sciallato”, vi hanno bruciato i soldi che vi dovevano».
Insomma, la fine di un Consiglio comunale carico di colore, sta tutta qui.