Grande Cosenza, Antoniozzi prende fischi per fiaschi e butta la colpa su «Rossano Corigliano»
Il vicepresidente di FdI alla Camera lancia la sua campagna per il Sì alla fusione Cosenza-Rende-Castrolibero ma mette nel bersaglio Corigliano-Rossano e la rivendicazione di autonomia della Sibaritide. Cosa c'entra?
«Io non so se Rossano Corigliano punti a diventare capoluogo ma il sindaco Stasi qualche mese fa ha proposto la provincia autonoma della Sibaritide e questo è un fatto. Non credo obiettivamente che Rossano Corigliano debba entrare in competizione con Cosenza - aggiunge Antoniozzi - ma debba rappresentare il punto di riferimento dell'area della Sibaritide e unirsi al capoluogo senza frammentazioni e senza pensare a nuove province. La città unica che vogliamo realizzare - prosegue Antoniozzi - è invece uno strumento armonico che può accompagnarsi allo sviluppo della nuova città della Sibaritide. Se Rossano Corigliano che ha caratteristiche geografiche diverse dall'area urbana di Cosenza si è unita lo possono fare meglio i nostri tre comuni che sono contermini e per questo rilanciamo l'invito a votare Si al referendum del 1 dicembre. Un capoluogo più forte e unito può essere utile anche alla città amministrata da Stasi che tutti noi cosentini amiamo».
Tutto questo lo afferma in una nota stampa il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi.
L’onorevole Antoniozzi dovrebbe innanzitutto sapere che Corigliano-Rossano – è questo il nome della città – è anche sede del Collegio Uninominale U01 che alle ultime Politiche ha riversato su Fratelli d’Italia 136.746 voti, consentendo anche la sua elezione.
Fatta questa doverosa premessa, al vicecapogruppo di FdI, evidentemente troppo preso dai lavori parlamentari, sfugge che la polemica assurda, pretestuosa, fondata su una bugia eclatante, tesa appunto a voler «alimentare una competizione», è nata da Cosenza e non - come scrive – sulle sponde joniche. Quel volantino con sfondo a inchiostro magenta, che rievocava la paura e il pericolo per i cittadini di Cosenza-Rende-Castrolibero di perdere uno “scettro”, quello della Provincia e dei suoi servizi, non è certo apparso sulle bacheche social dei cittadini della Sibaritide! Sono stati suoi colleghi parlamentari e già amministratori della città capoluogo, oggi fautori del Sì, a sventolare uno spauracchio inesistente.
Se si vuole un pretesto per fare gazzarra e trascinare i cittadini dell’area bruzia a votare Si ad un referendum per una fusione che sa tanto di annessione, lo si faccia pure. Ma si dica la verità e soprattutto non si trascini nella bagarre chi in questa storia non ha voluto mai entrarci.
Caro onorevole Antoniozzi, lei ha preso fischi per fiaschi. La ramanzina, pur condita da parole ecumeniche, la faccia a chi – evidentemente – fa leva sul sacrosanto diritto all’autodeterminazione di un popolo, di un territorio che – di fatto – con Cosenza non ha mai spartito nulla per cultura e tradizioni, per far quadrare i propri conti politici e strategici.
La Sibaritide, la Calabria del nord-est, semmai un giorno avranno la forza di costituirsi in Provincia, sicuramente non rivendicheranno la “Corona di Alarico”. Semplicemente perché non appartiene a questa gente. Siamo già cresciuti (e invecchiati) sotto lo «strumento armonico» di Cosenza e i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. A partire proprio dagli effetti del Pacchetto Colombo che accentrarono tutto nella Valle del Crati.
Piuttosto, lei che è autorevole rappresentante in Parlamento, ricoprendo anche un ruolo rilevante, perori la causa per la sesta provincia calabrese, quella della Sibaritide-Pollino. Sollevi la questione per ridisegnare i perimetri della Riforma Delrio, semi-abortita e che ha generato solo mostri. E la prego - da cronista e da cittadino di questo territorio - ci risparmi queste ramanzine dallo stampo neocolonialista e offensive non di Stasi – di cui sinceramente ci interessa poco – ma di un territorio dove vivono oltre 230mila persone che quel sogno di autonomia lo hanno sempre agognato vedendo, però, soffocata questa legittima aspirazione da una politica cosenzacentrica e sempre piegata al volere bruzio.