La vicenda della Baker&Hughes «diventi una questione politica seria»
Pd, Verdi e Sinistra Italiana chiedono che la questione venga immediata discussa in un tavolo politico che coinvolga tutti i sindaci dello Jonio cosentino e crotonese, le istituzioni provinciali e regionali, i deputati ed i senatori eletti
CORIGLANO-ROSSANO - «In Italia non esistono stabilimenti industriali posti sulla banchina di un porto e la stessa Baker&Hughes non ne ha su banchine o in prossimità. Ora si può dire tutto quel che si vuole su chi concederà i permessi necessari ma saranno tutti in violazione di legge e di Piano Regolatore del Porto. Ed è inutile che Agostinelli, in qualità di Autorità Portuale (prossimo alla pensione), dopo non aver fatto mai tutelato realmente il porto ovvero lavorato per il potenziamento della struttura portuale di Schiavonea, dica che una commissione "governativa e politica", ma che non ha attinenza e legami con il territorio, ha dato parere favorevole se poi non vuole aprire una discussione con l'amministrazione comunale di Corigliano-Rossano e con i comuni della Sibaritide».
Lo scrivono in una nota stampa congiunta Alberto Laise – Assemblea Nazionale PD; Giuseppe Campana – Coordinatore Esecutivo Regionale Europa Verde - Verdi; Angelo Broccolo – Assemblea Nazionale Sinistra Italiana, che così continuano: «Il territorio è schierato contro un progetto debole dal punto di vista imprenditoriale perché poco chiaro il Piano Industriale. Ed allora le domande senza risposta sono tante: quante assunzione? Quante prese dal territorio? Quanto durerà l'emiciclo produttivo dell'impianto? Che fine farà l'insediamento in caso di chiusura? Perché non si accetta un sito a ridosso del porto nell'area industriale retrostante? Cosa si produrrà ed in funzione di quale progetto? Qual è l'impatto ambientale dell'impianto e chi lo ha valutato? Ed allora diciamolo che, a fronte di sole 200 - ma tutte ipotetiche - assunzioni per la costruzione del sito e che non è detto siano fatte nel territorio vista la particolarità dell'impianto, si mettano a rischio migliaia di posti di lavoro reali nei settori del turismo, della pesca e dell'agricoltura».
«E diciamo pure che non sappiamo né quanti saranno i posti effettivi né, soprattutto, quanti saranno presi dal territorio tenendo presente la mobilità interna da Massa. Ed allora cosa ci guadagna il territorio? Come si pensa di creare l'indotto se proprio la scelta di porsi sulla banchina impedisce o limita l'utilizzo dell'infrastruttura più importante della Sibaritide? Ed ancora sulla reale natura dell'investimento cosa sappiamo? Verranno ma per quanto resteranno? E non sappiamo nemmeno se, una volta terminata la produzione /assemblamento delle pale eoliche (questa è la tesi più probabile) che fine farà il sito? C'è la volontà di farlo continuare a vivere? L'esempio di questi insediamenti non lascia presagire nulla di buono in prospettiva. Crotone, con la sua archeologia industriale sta lì a testimonianza di cosa non può essere l'industrializzazione forzata al Sud. Soprattutto se in ballo ci sono i finanziamenti dello Stato».
«E poi c'è la proposta dell'amministrazione Stasi sull'allocazione del sito nell'area retrostante al Porto. È all'interno della Zes, è vicina al Porto e ci sono tutte le condizioni per creare un percorso verso le banchine. Perché la Baker&Hughes rifiuta? Rifiuta perché vuole ottimizzare i ricavi anche riducendo i costi. Trasportare le pale dal luogo d'assemblaggio alla banchina ha un costo ed ha un costo anche preparare la strada. E questo costo la Baker&Hughes lo vuole far pagare alla città ed alla Sibaritide tutta. Ed è questa la vera questione politica sul tavolo: chi si schiera per far esprimere la città ed il territorio tutto su questa vicenda? Chi tutela il diritto alla salute di una cittadinanza che già oggi, in termini di incidenza tumorale, ha valori fuori scala? Chi garantisce che i posti di lavoro degli altri settori produttivi non vadano persi? E chi ci spiega perché, eventualmente, una terra che ha già una sovrabbondante produzione d'energia dovrebbe accollarsi anche un parco eolico in mare?»
«Il centrodestra si è espresso ed ha già dato il consenso. I Sindacati anche (però a Massa sono in agitazione contro il trasferimento definendolo "un modo per intercettare denaro del PNRR).Resta, al momento, l'amministrazione comunale di Corigliano-Rossano a cercare di difendere il diritto della città a non essere soggetto passivo. Sarebbe importante che la questione vedesse l'immediata discussione in un tavolo politico che coinvolga tutti i sindaci dello Jonio cosentino e crotonese, le istituzioni provinciali e regionali, i deputati ed i senatori eletti nel territorio e li tutti si assumessero ufficialmente la responsabilità di prendere una posizione».