Caravona (Movimento italiano disabili) definisce l'Autonomia Differenziata «un progetto nefando»
Il segretario regionale del Movimento: «Ci saranno calabresi che a causa del depotenziamento strutturale e del personale ospedaliero pubblico dovranno limitare le cure spesso vitali»
COSENZA - «Dobbiamo dirci con estrema franchezza che l'Italia è un paese di individualisti e molti meridionali. Lo hanno dimostrato avvallando questo progetto detto: Autonomia Differenziata già ben studiata dalla prima Lega Nord che faceva capo all'ideologo Miglio, trascritto dal Governo Amato in attesa di legiferazione e ratificato dal Governo Meloni, tutti colpevoli dunque: da destra a manca».
Lo scrive in una nota stampa il Segretario Regionale del Movimento Italiano Disabili, Vincenzo Caravona, che così continua: «Occupandoci di Disabilità e problemi annessi alla salute diciamo che: Chi lo ha sostenuto nel Meridione non avrà problemi a curarsi privatamente dentro o fuori Regione, in caso contrario ci saranno calabresi che a causa del depotenziamento strutturale e del personale ospedaliero pubblico dovranno limitare le cure spesso vitali o mettersi in coda nelle lunghe liste di attesa per prestazioni che spesso i gravi malati patologici non riusciranno a portare a compimento».
«Come ben espresso ed esposto pubblicamente voglio ribadire l’apartiticità della nostra associazione e non nascondiamo però il sostegno diretto a tutti quei movimenti di opinione che osteggeranno questo progetto nefando. Troppo facile sputare luoghi comuni (sono figlio di emigranti e ho vissuto anche dove il sole alpino emerge e tramonta) e vorrei non ascoltare la spudorata bugia che "iI sud è il salasso d’Italia” non abbiamo tempo di ascoltare cialtronate di questo tipo, ma invitare i nostri politici calabresi a rimboccarsi le maniche e combattere questa voglia di spaccare l’Italia. Non era questa l’Italia che da ragazzi avevamo immaginato, quando sventolavamo fieri il tricolore nelle piazze e non sono di certo gli USA il modello da seguire in ambito sanitario dove chi ha si cura e chi non ha perisce» conclude.