Villapiana, opposizione all’attacco: «Il ricorso al Tar è un atto vile»
Continua a tenere banco la questione politica che ruota attorno alla sfiducia nei confronti del sindaco Montalti
VILLAPIANA - «Il ricorso al TAR Calabria, proposto e firmato da Paolo Montalti, Rita Portulano e Luigi Cavaliere, per ottenere l’annullamento della delibera di consiglio comunale n. 2 del 30 gennaio è un atto vile ed un affronto alla democrazia ed alla libertà del Consiglio Comunale e degli stessi Consiglieri».
Inizia così la nota stampa dei membri dell’opposizione di Villapiana, che continuano: «Il fatto che non si voglia riconoscere che sette Consiglieri si sono espressi legittimamente votando per la decadenza del Sindaco e del consiglio comunale dimostra quanto, chi emana proclami citando “…la delusione e l'amarezza legate alle modalità utilizzate per porre fine a questa legislatura…”, in realtà agisce solo ed esclusivamente per tutelare se stesso nell’esercizio della sua funzione pubblica».
L’opposizione non ci sta e incalza: «Abbiamo scelto di intraprendere la strada consiliare per concludere questo percorso amministrativo perché da tutti ritenuta la più democratica, quella che avrebbe consentito a tutti di esprimere la propria posizione ed, a chi avesse voluto, un legittimo diritto di replica ed invece, solo per calcolo politico, il sindaco e due consiglieri hanno deciso di non partecipare al civico consesso per sfruttare un cavillo che gli consentisse di produrre ricorso; è questa la linearità e la trasparenza delle azioni che tanto decantate? Non si vuole riconoscere la legittimità di un Consiglio Comunale svoltosi nella più pacata distensione dei toni, quelli che al Sindaco non sono mai appartenuti; i consiglieri ed i cittadini, ai quali va tutto il nostro apprezzamento, hanno partecipato all’assise comunale con rispetto e riverenza nei confronti di una Istituzione che merita deferenza e che oggi viene svilita con questo atto ignobile».
La minoranza continua con le questioni: «Cosa si spera di ottenere? Avrebbe fatto bene il Sindaco, e chi ancora presta il proprio fianco a giochi di potere, a riconoscere che è mutato l’equilibrio interno al consiglio comunale e lasciare il proprio posto, dignitosamente, dimettendosi. Chi si propone di perseguire “…nei fatti, un solo obiettivo: l'interesse comune.”, dovrebbe farsi garante dell’interesse di tutti, anche di coloro i quali la pensano diversamente, concedendo loro la possibilità e la libertà di esprimerlo nella sede più consona, il Consiglio Comunale, piuttosto che cercare cavilli burocratici per negare quanto accaduto. Abbiamo deciso di opporci al ricorso perché, pur ritenendo che la politica non si possa e non si debba svolgere nelle aule di un tribunale, non possiamo attendere inermi la decisione senza difendere i nostri diritti».