Diktat di Stasi: vuole una coalizione movimentista… senza simboli di partito
Giorni frenetici anche tra le fila della Maggioranza di governo. L’obiettivo del sindaco uscente è quello di creare una forza politica “scorticando” preferenze a destra e a sinistra preservando, però, l’integralismo civico
CORIGLIANO-ROSSANO – Ce lo vedete voi uno di destra che mette la croce sul simbolo di Sinistra Italiana? Magari qualcuno c’è ma non è la regola. Ed è proprio questo che vuole evitare Flavio Stasi. Non c’è solo un’area centrista moderata che sarebbe disposta a sacrificare i simboli di partito pur di costruire un’alleanza alternativa e costituente all’attuale governo civico. C’è pure il primo cittadino, già in corsa da tempo per il secondo mandato, che vorrebbe preservare il suo “integralismo civico”. Anzi, sul fronte del sindaco questa, più che un’opzione da poter perseguire, sembrerebbe una vera e propria regola. Un diktat che Stasi ha imposto e ribadito in uno degli ultimi incontri di coalizione che si è riunito qualche sera fa a in città.
Le spinte maggiori, ovviamente, arrivano da quanti arrivano da un’esperienza di partito. È facile pensare che a “bussare” più di tutti e a rivendicare la presenza del simbolo siano quelle aree politiche come il Partito Democratico e Movimento 5 Stelle ma è probabile che questo ragionamento coinvolga anche le sigle minori, dai Verdi ai Sinistra Italiana che, di fatto, accarezzano il sogno di poter competere con una formazione politica radicata e fortemente connotata.
Il civismo, però, giova a tutti. Giova ai competitor di Stasi e giova, soprattutto, allo stesso Stasi che senza una connotazione prettamente partitica, quindi senza simboli, ha la possibilità di colpire sull’elettorato di destra e di sinistra. Ancor più se il sindaco vuole far leva, così come è stato alle precedenti elezioni, sul voto disgiunto. Insomma, un ragionamento in perfetto stile doroteo.
L’utilizzo o meno di un simbolo, però, potrebbe giocare un ruolo determinante nelle future dinamiche politiche; quelle che vanno oltre la sfida elettorale delle comunali.
Non è un mistero (sicuramente finora nessuno degli interessati lo ha smentito) che Stasi voglia tentare la scalata all’olimpo della politica; quindi, di non chiudere la sua esperienza istituzionale solo con il mandato di primo cittadino. Le ambizioni sono altre: Reggio Calabria (o forse, addirittura, Catanzaro), Roma, Bruxelles… non c’è limite alla prospettiva futura. Per fare questo, però, è immaginabile che a Stasi serva un partito strutturato che porti con sé già una buona dose di consenso popolare. Pertanto, per colui che è sempre stato movimentista radicale di sinistra, il passaggio elettorale delle comunali potrebbe, per forza di cose, trasformarsi per forza di cose in un momento di mutazione, durante il quale non solo dovrà dimostrare di vincere ma di farlo mettendosi addosso i partiti. Se ci riuscisse nessuno domani negherebbe al sindaco della terza città della Calabria, rieletto, una candidatura alla presidenza della Regione o in un listino bloccato per il Parlamento, magari proprio tra le fila e sotto l’emblema di uno di quei partiti che – in realtà – Flavio Stasi non ha mai digerito.