Iemboli: «Quando finirà la politica dei comunicati e delle passerelle?»
«Con la vecchia legge elettorale c’era la consapevolezza del legame tra politica e consenso popolare, era il cittadino che faceva la selezione della classe dirigente attraverso il voto di preferenza»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Di recente il territorio della fascia Jonica è stato teatro di eventi tragici (incidenti stradali e ferroviari, cedimenti di strade e ponti, ecc.) e puntualmente i “falchi” della politica hanno cavalcato tali eventi denunciando all’opinione pubblica l’omissione dei controlli e i mancati provvedimenti da parte di chi era obbligato a farli». Inizia così la nota stampa di Enrico Iemboli che lamenta la scarsa puntualità degli interventi. «Intervenire quando un fatto è successo è diventata una modalità che ha stancato i cittadini i quali non sopportano più questo modo di fare dei politici che ormai vengono considerati estranei al corpo sociale, anche perché alcuni di loro, come ad esempio i parlamentari nazionali, si trovano ad occupare una “poltrona” in Parlamento grazie non alla scelta del popolo ma grazie al segretario del proprio partito che li ha scelti in base alla “fedeltà” dimostrata».
Iemboli cotinua: «Con la vecchia legge elettorale c’era la consapevolezza del legame tra politica e consenso popolare, era il cittadino che faceva la selezione della classe dirigente attraverso il voto di “preferenza”. L’attuale legge nei fatti ha tolto al cittadino la possibilità di scegliere il parlamentare candidato e di conseguenza ha creato un forte disagio, le nuove generazioni hanno la sensazione di aver ereditato un mondo compromesso e senza speranza di futuro. Una situazione ormai cronica che ha fiaccato la fiducia e leso la “democrazia” partecipata che invece ha bisogno di essere tenuta viva dalle diverse opinioni, dai confronti, dagli scontri dialettici, dal merito e dall’orgoglio dell’appartenenza».
Da qui l’affondo: «Quello che è grave è che gli attuali “politicanti” in Parlamento godono dei loro privilegi e non pensano minimamente di cambiare il sistema di elezione visto che, da che mondo è mondo, nessun pollo è andato volontariamente a morire in pentola. Invece, sarebbe necessario ritrovare il senso della responsabilità collettiva, lo dobbiamo alle giovani generazioni per le quali il futuro non deve essere basato sull’egoismo né sul successo individuale. La politica ha raggiunto livelli bassi e amorali, una realtà tutta italiana che assume forme più gravi in questa fascia Jonica dove la classe politica, tranne qualche eccezione, vive a ridosso del partito di appartenenza in rappresentanza di un territorio del quale non conosce o ne sottovaluta i problemi. È vero che c’è rassegnazione, ma è giunto il tempo di reagire, anche perché le condizioni ed i problemi di 30-40 anni addietro sono ancora gli stessi di oggi».
Iemboli si chiede on quale direzione guardare: «Partecipare alle scelte è un diritto dovere, è necessario avere nuovi orizzonti e l’occasione è data dall’appuntamento elettorale di primavera nella nostra città di Corigliano Rossano, chiamata a votare per eleggere la nuova amministrazione comunale. Nella società civile e nei partiti c’è la consapevolezza di non avere costruito nulla in questi ultimi anni per presentarsi preparati all’appuntamento elettorale, ritengo quindi che ci vuole uno sforzo di buona volontà da parte di tutti per non piegarsi al “destino” della rassegnazione. Personalmente non ritengo “scontato” alcun risultato. Allo stato delle cose, nessuno può pensare di vincere la “guerra”, ma è una occasione per creare le condizioni per un futuro cambiamento per cui è necessario organizzare il voto affinchè ci si riappropri del diritto di esprimere le proprie idee nel consiglio comunale che fino ad oggi è stato caratterizzato dalla mancanza di proposte, non solo dalla maggioranza ma anche e soprattutto dall’opposizione, una posizione strategica ed importante che è stata sottovalutata e “svenduta” dal facile “compromesso”, dalla “faziosità” e dalla doppia verità, senza un segnale di orgoglio né di dignità politica, aggiungo, nel silenzio più assoluto di noi cittadini. Sarebbe un grave errore rifugiarsi nella bolla dell’astensionismo, una inclinazione pericolosa che a mio avviso caratterizza la forma più estrema dell’individualismo».