A Corigliano-Rossano le celebrazioni per la Festa della Repubblica sono solo musica e divertimento
Una settimana per commemorare la Patria unita e democratica, dove però non c'è traccia dei valori e dei messaggi di questa celebrazione. Nessuno voleva la parata militare ma nemmeno l'Inno di Mameli a ritmo dance

CORIGLIANO-ROSSANO – È vero, fosse stato per il Meridione e per la Calabria in Italia c’era ancora il Re e la Monarchia. L’esito del Referendum del 2 giugno 1946, anche a distanza di trequarti di secolo, non lascia interpretazione alcuna in tal senso: la Repubblica italiana è nata grazie ai voti delle popolazioni del Centro e del Nord Italia. E forse per questo, nonostante siano trascorsi 77 anni da quel referendum storico, che al Sud la Festa della Repubblica non rappresenta ancora quel valore identitario. A Corigliano-Rossano, poi, dove i referendum (e i loro esiti) a quanto pare restano qualcosa di endemicamente indigesta, ci siamo accorti che un momento celebrativo così importante e solenne è diventata occasione per fare festa e divertirsi. Solo festa e divertimento. Esclusivamente festa e divertimento, dimenticando tutto il contesto di valori e messaggi che il 2 Giugno, Festa della Repubblica, porta con sé. Non sappiamo quale mente eccelsa abbia partorito la programmazione della “Settimana della Repubblica e dell’Inclusione” ma è da far accapponare la pelle.
In cinque giorni di “celebrazioni”, dal 2 al 7 giugno prossimo, nel bel manifesto che dal titolo ai colori richiama le trame istituzionali del tricolore e della Patria e dà un impatto solenne, leggiamo che ci saranno 2 DjSet, e poi una giornata dedicata ai giochi, una allo sport e un’altra alla danza e una mostra. Delle due una: o hanno sbagliato manifesto o c’è qualcosa che non torna.
Non c’è uno che sia uno evento di confronto su cosa sia e rappresenti la Repubblica, da cosa è nata e perché è nata. Eppure grazie ad essa i rappresentanti istituzionali che oggi compongono e firmano un manifesto raccapricciante sono seduti lì.
Ovviamente non c’entrano nulla gli artisti, bravi professionisti che hanno messo il loro talento a servizio del committente pubblico. Non c'entrano nulla nemmeno le associazioni che hanno preso parte a questa programmazione portando avanti i valori nobili dell'inclusione che rappresentano, però, solo una parte del grande processo di democratizzazione affrontato dal nostro Paese. Insomma, non sono gli eventi in se sbagliati ma è proprio il mondo discotecaro, sportivo ed esclusivamente artistico che non c’entra assolutamente nulla se non contestualizzato.
Se davvero si sentiva l’esigenza di organizzare una manifestazione per celebrare la Repubblica Italia, la vera sfida sarebbe stata quella di creare un manifesto ad hoc che sapesse coinvolgere i cittadini, soprattutto le nuove generazioni, e li portasse a conoscere l’essenza di questa festa. Magari non un seminario o un convegno, che sappiamo essere ormai eventi destinati ad una minoranza sempre più elitaria di cittadini, ma qualcosa che coniugasse la socialità con l’educazione civica.
Eppure di spunti ce ne sarebbero a iosa proprio da attingere nel nostro territorio. Partendo, ad esempio, dal valore della donna, considerato che il Referendum del 1946 fu il primo a suffragio universale. Partendo dalla memoria e dal ricordo di quanti, donne e uomini, cittadini di Corigliano-Rossano e della Calabria del nord-est, hanno contribuito alla realizzazione dell’Italia. Insomma, un cammino di esperienza e consapevolezza nelle trame repubblicane.
Invece, ci ritroviamo solo a fare qualcosa giusto per non far passare inosservato questo momento solenne. Nessuno voleva il sorvolo delle Frecce Tricolori o la parata militare in Via Roma o Piazza Steri. Ma nemmeno, però, che la Festa delle Repubblica si riducesse ad una Disco Republic al suono di un ritmato Inno di Mameli. Una cosa posticcia e stonata.