«La Regione intervenga per stabilizzare i tirocinanti Tis. Riconosca loro la dignità che meritano»
È quanto chiede Tavernise (M5s) che ha presentato un’interrogazione volta a fare luce sulla situazione di precariato relativa ai tirocini di inclusione sociale
CORIGLIANO ROSSANO - «La Regione Calabria deve intervenire per risolvere la situazione di precarietà dei tirocinanti riconoscendo loro la dignità che meritano, anche attraverso politiche volte a portare alla stabilizzazione delle loro posizioni lavorative con il coinvolgimento dei ministeri competenti. L'ho chiesto in un'interrogazione volta a fare luce sulla situazione di precariato, relativa ai tirocini di inclusione sociale, rivolti a disoccupati ex percettori di mobilità in deroga».
È quanto afferma Davide Tavernise, consigliere regionale del M5s, che così continua: «Oltre 4.000, infatti, sono i tirocinanti calabresi che da oltre un decennio svolgono servizio nella pubblica amministrazione. Nel 2019, a seguito di avvisi pubblici rivolti a soggetti pubblici e privati interessati ad avviare percorsi per la realizzazione di tirocini di inserimento sociale (Tis) rivolti a disoccupati ex percettori di mobilità in deroga, tutti i soggetti appartenenti a tale categoria sono stati inseriti in progetti Tis. In un provvedimento regionale del primo settembre scorso, poi, la previsione che il tirocinio possa essere prorogato oltre il previsto limite dei due anni fino a consentire la prosecuzione in continuità, ad oggi, e senza alcuna interruzione man mano che i percorsi nei 458 enti interessati terminano».
«I tirocinanti hanno acquisito così competenze professionali importanti nel corso dei numerosi anni di servizio, lavorando presso gli enti ospitanti, il cui organico è, nella maggior parte dei casi sottodimensionato. Questi enti, soprattutto gli enti locali, riescono a garantire i servizi essenziali ai propri cittadini proprio grazie al contributo dei tirocinanti. Nonostante ciò i tirocinanti vivono in uno stato costante di precarietà e non hanno diritto a nessun trattamento previdenziale e contributivo. Gli stage, infatti, non hanno alcun valore ai fini pensionistici. Dunque non solo sono e rimangono a rischio di esclusione sociale ma stanno anche costruendo enormi buchi nella loro storia previdenziale che avranno effetti deleteri al momento di andare in pensione» conclude.