Congresso Pd alla viglia delle votazioni finali: scontro fratricida o convergenza di intenti?
Manca poco all'elezione del volto che guiderà la segreteria nazionale. Dopo questa fase congressuale si definiranno le intenzioni e gli indirizzi del partito. Per parlare di questi temi ci ha raggiunto il Dirigente Regionale del Pd, Pino Lefosse
CORIGLIANO-ROSSANO - Dopo la prima fase congressuale del Partito Democratico, tra gli appuntamenti più attesi per capire le sorti di una forza politica che vive una stagione difficile, sono stati registrati risultati in controtendenza rispetto al resto della Calabria e d’Italia con la vittoria di Paola De Micheli.
Per fare il punto, al netto dei voti, è intervenuto ai nostri microfoni il Dirigente Regionale e componente dell’assemblea regionale del Pd, Pino Lefosse, ospite all’Eco in Diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.
Una fase congressuale animata: «Su quanto sia stata interessante e viva questa fase ho qualche dubbio – afferma Lefosse. Si è fatto quel che si è potuto. Immagino una fase davvero ricostituente per questo partito. La crisi di questa forza politica è evidente, i risultati delle recenti elezioni in Lombardia e Lazio lo hanno certificato. Speriamo possa rivitalizzarsi in questi ultimi giorni fino al ballottaggio finale. A Corigliano-Rossano l’esito può sembrare sorprendente ma non lo è. Noi prediligiamo un voto convinto e invece hanno prevalso un po’ di vizi e un po’ di logiche che speriamo di lasciarci alle spalle. I risultati locali non ci dicono nulla rispetto a quale direzione intenderà prendere il partito».
Ci si chiede, infatti, se questa fase congressuale rappresenti uno scontro fratricida o una convergenza di intenti. Se le idee finiranno per dividere o se si scenderà a compromessi.
«La mia non piena soddisfazione rispetto al dibattito scaturito è dovuta proprio al fatto che dovevamo capire il nostro posizionamento nella società, i nostri obiettivi principali e i nostri riferimenti sociali. Questa è una delle poche volte, se non l’unica, in cui il Pd è chiamato a votare il suo segretario senza che si intraveda un orizzonte certo, nulla è scontato. E questo è un bene perché c’è scelta e ci sono delle opzioni (anche delle differenze rispetto ad alcuni temi) che danno la possibilità di vincere ad entrambi i candidati. Questo partito negli ultimi anni ha inseguito una spasmodica visione centrista, interesse che ha fatto dimenticare una serie di temi forti che sono la carne viva della nostra società, che raccontano uno spaccato reale del cittadino debole, della donna, dell’anziano (gli ultimi insomma)».
Un tentativo di ripresa dunque dei veri temi appannaggio della sinistra che negli anni sono stati abbandonati per poi essere strumentalizzati dalle destre, che ne hanno intuito il potenziale nella sola logica propagandistica offrendo finte soluzioni, una lettura distorta dei problemi del paese e continuando a perseguire interessi che nulla hanno a che vedere con i bisogni dei cittadini.
Per ciò che, invece, riguarda le posizioni di interesse del Sindaco Stasi nei confronti del Pd, Lefosse afferma: «L’organicità si acquisisce con la partecipazione stringente, stretta. In questo caso non c’è confronto diretto ma è chiaro che da un po’ di tempo si riscontra una maggiore disponibilità con il nostro partito. Chi vi parla ha sostenuto convintamente l’amministrazione Stasi per una ragione semplice: far uscire il Pd da una situazione di stallo e isolamento. Questo riconoscimento non è stato immediato da parte dell’amministrazione che poteva creare una robusta coalizione di sinistra. E non è solo per aumentare l’elettorato ma per la necessità di ricostruire e far rivivere quello che il senso vero della politica: la partecipazione, la crescita, l’arricchimento, che porta anche alla costruzione di nuove esperienze, alla possibilità per la città di farsi rappresentare meglio nelle istituzioni».
E sulle colpe della sinistra: «Noi – prosegue - abbiamo creato un vuoto pericoloso mentre abbiamo assistito ad una destra che è riuscita a farsi strada nelle sedi in cui è importante farsi rappresentare. Una città non si governa solo a livello comunale ma anche con rappresentati che occupano ruoli di rilievo. A sinistra non è avvenuto ma la responsabilità non è solo del Partito Democratico che ci sta provando, è il dialogo tra le varie parti che è mancato. Tra forze politiche, sindacali, associative questa vivacità e questo scambio sano di idee e prospettive non c’è. E non è un fatto di poco conto, è un problema serio che dovrebbe scuotere tutti. Come superare questo limite? Cercando di aprirsi al dialogo e il Pd ci sta provando. L’idea è poter discutere e ragionare di temi importanti: statuto, infrastrutture, lavoro e poi tema dei temi la partenza in massa dei giovani. Il lavoro e l’efficienza della macchina amministrativa non va misurata solo in termini di efficacia e tenuta momentanea della città ma è necessario che si valuti anche l’impatto a lunga scadenza».
La speranza è che, quindi, l’attuale amministrazione accolga tale apertura e coinvolga nel dialogo un partito che chiede di confrontarsi con urgenza su temi ormai improcrastinabili. Il Pd di Corigliano-Rossano ha, negli anni, peccato un po’ troppo di disorganizzazione non arrivando mai pronto agli appuntamenti importanti. Alle prossime amministrative rischia ancora?
«Il partito centrale sta cercando attraverso questo congresso di rimettersi in carreggiata e ritrovare la sua identità. Va da sé che questo genererà a cascata una serie di azioni positive che coinvolgeranno anche noi. Se al centro del dibattito toneranno le idee e non le singole carriere ne beneficeremo tutti. Un partito centrale sano e forte, che ritrova sé stesso, garantirà la buona riuscita dell’operato anche dei singoli collegi. E poi ciò che va ribaltata è proprio l’idea che si risolve con l’arrivare ai prossimi appuntamenti con un nome, bisogna andare oltre: dobbiamo avere un progetto politico serio e ben definito che guardi al futuro».