La coordinatrice di circolo del PD di Calopezzati lascia il partito: «Non permetto a nessuno di minacciarmi»
Teresa Anastasio al segretario provinciale Vittorio Pecoraro: «Lascia la rabbia, perché in politica non paga e te lo dice chi ha toccato con mano per 5 anni una comunità»

CALOPEZZATI - La coordinatrice Pd del circolo di Calopezzati, Teresa Anastasio, lascia il Pd, pubblicando un post sui social, che lascia poca immaginazione riguardo alle motivazioni di tale scelta:
«La mala gestione del Partito democratico soprattutto in Calabria ed in special modo in Provincia di Cosenza, non mi permette di continuare più questo viaggio all’interno del Partito.
Ho difeso sempre il Partito anche quando era indifendibile, anche quando hanno sbattuto la porta in faccia a Mario Oliverio, anche quando le scelte venivano calate dall’alto. Ma ora non tollero più certi comportamenti e modi di fare. Là, dove viene calpestata la libertà di pensiero, non ci può essere la mia persona».
«Sono sempre stata libera - scrive ancora la Anastasio - e non permetto a nessuno di “minacciarmi”: “O sei con noi o contro di noi”, ripeto, non mi appartiene! La mia decisione è avvenuta in seguito ad una “minaccia” rivoltami dal segretario provinciale Vittorio Pecoraro per aver messo un like ad un video di Giuseppe Aieta».
«Ribadisco convintamente - aggiunge -che l’aver perso Giuseppe Aieta deve far riflettere chi sta continuando a commettere errori giudicandolo in modo negativo senza neppure conoscerlo, ponendo chiunque si ponga in maniera critica alla posizione dominante del pensiero unico che vige nel partito democratico Cosentino ponendolo come scelta tramite minaccia neanche tanto velata sulla possibilità di voler rimanere o no nel partito e quindi inseguendo quel pensiero dominante».
Poi la scelta di seguire la "mozione" Aieta. Anastasio va dritta al dunque: «Mi è stato chiesto se stare con il Pd o con Aieta: ebbene Caro Segretario, ti rispondo per come vuoi, “pubblicamente” sto con la libertà di pensiero, sto con le mie idee, niente e nessuno potrà impedirmi di pensarla diversamente, tanto più risulta assurdo che nel partito democratico, che già nella denominazione del nome dovrebbe proliferare la libertà di pensiero, si ponga ad un tesserato, ad un coordinatore di circolo un out out su cosa scegliere benchè la scelta non sia stata mai posta da parte mia perché pur essendo critica non avrei mai pensato di lasciare il partito. Ma quando viene messa in discussione la libertà di pensiero allora sono convinta che non ci sia più spazio per chi ha una mente libera».
E poi la chiosa: «Un consiglio, vestiti di umiltà, lascia la rabbia perché in politica non paga e te lo dice chi ha toccato con mano per 5 anni una comunità. W la libertà».