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Provinciali, Stasi si presenta come l'uomo del riscatto ed esorta la "ribellione contro i carnefici"

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CORIGLIANO-ROSSANO - Il cliché politico di Stasi viaggi sicuramente su un filo di coerenza innato: ed è quello della rivoluzione, nel concetto culturale del termine. È stato così sempre: nelle battaglie per le grandi vertenze territoriali, è stato così per l'arcigna campagna elettorale per le comunali. Sarà così anche per la nuova sfida alla presidenza della Provincia. Questa volta il primo cittadino, nel tentare la scalata allo scranno più alto del territorio bruzio, fa leva su un antico sentimento (che col tempo è diventata anche un'ossessione) del popolo meridionale e calabrese: il "riscatto". E lo fa in senso provocatorio, nel termine stretto del termine, per suscitare reazioni. «Se in Calabria la parola "riscatto" è ricorrente da 70 anni ci sarà una ragione». Parole che servono ad alzare il morale delle truppe («300 amministratori convinti» quasi a voler riecheggiare leggendarie imprese spartane) ed evidentemente ad intimidire gli avversari. 

Sono parole e concetti che Stasi ribadisce in una nota stampa volta ancora una volta a fare la sua ormai usuale chiarezza attorno alle polemiche, tante, che in questi giorni si sono addensate attorno alla sua candidatura. Da un lato liquida i detrattori locali sbeffeggiandoli: «se al posto di 7 posti in giunta, ne avessi avuti 21, tre quarti dei comunicati ostili di questi giorni non avrebbero avuto autore». E qualcuno dei destinatari di questa stilettata in perfetto stile Stasi in versione elettorale è sicuramente qualche dirigente democrat, sostenitore della prima ora della sua candidatura a sindaco, e oggi passato dall'altra parte del fronte.

Dall'altro, invece, richiama all'autodeterminazione territoriale non tanto del territorio ionico ma delle periferie della Provincia, quelle che per antonomasia sono sempre lontane dall'interesse del potere centralistico. E lo fa con un colpo ad effetto e psicologico, rievocando la sindrome di Stoccolma, quello stato in cui le vittime (le periferie) si innamorano del proprio carnefice (il potere centralistico e oligarchico dei partiti). «Nella nostra classe dirigente - scrive Stasi - è stata da sempre diffusa una forma di sindrome di Stoccolma, per la quale i nostri rappresentanti (o presunti tali) sono stati sempre devoti a coloro che sistematicamente li hanno messi ai margini insieme ad interi comprensori».

Da qui il messaggio di riscatto, la dichiarazione di guerra agli oligarchi, in questo caso del Partito Democratico che hanno estromesso una sua già scritta e paventata candidatura: «La decisione mia e di altri 300 amministratori convinti, di ogni territorio, di proporre autonomamente la candidatura alla Presidenza della Provincia, superando numerosi "intralci" ed evidentemente senza il beneplacito delle oligarchie politiche solite a decidere sulla testa degli amministratori e dei territori, ha rotto questo schema».

«Si tratta di una circostanza inedita - aggiunge il candidato e specifica - che non poteva non scatenare l'odio, in primis, di tutti coloro che, per decenni, in tutti i territori, non hanno mai osato mettere in discussione tali decisioni unilaterali, accontentandosi magari di contentini individuali e facendosi sistematicamente dividere nelle città, nelle organizzazioni, nelle amministrazioni».

Un ragionamento che si chiude con un avvertimento stigmatizzante le evidenti difficoltà interne al centrosinistra che dacché aveva la vittoria della presidenza in tasca oggi si trova a dover lottare e forse anche a subire per "l'imprevisto" Stasi: «Evidentemente in questo momento c'è un gruppo di amministratori che ha deciso di imboccare una strada diversa, proponendo semplicemente una discussione di metodo e merito politico sulla Provincia, a partire dal coinvolgimento e dal ruolo di coloro che dovrebbero essere protagonisti di questa tornata e delle scelte future, ovvero sindaci e consiglieri comunali. Si tratta anche, forse banalmente, dell'esigenza di riscatto di molti territori e di chi li rappresenta; del resto, se in Calabria la parola "riscatto" è ricorrente da 70 anni ci sarà una ragione».

Il vero problema per Stasi, però, non è vincere le elezioni presidenziali. Ci ha abituato a imprese elettorali che sembravano impossibili e che pure ha vinto. Non abbiamo dubbi sul fatto che Stasi trasformerà le provinciali in una battaglia in stile Termopili vestendo i panni di Leonida (magari vincendo pure e sovvertendo la storia). Il vero, grande dilemma sarà in una eventuale gestione della Provincia che si sovrapporrebbe a quella di una grande e complessa città come Corigliano-Rossano. E in quel caso i discorsi motivazionali, le buone intenzioni potranno davvero poco senza una strategia e una visione.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.