DI SERAFINO CARUSO Piano Comunale di Spiaggia e concessioni per nuovi stabilimenti balneari. È tutto fermo. Perché la Regione Calabria stenta ad approvare la Variante al Piano dell’amministrazione Antoniotti. Se non si sblocca questa situazione, i 42 lotti assegnati dalla giunta a guida Filareto (2006-2011) restano in assegnazione provvisoria. Il primo Piano Spiaggia del Comune di Rossano porta la data dell’anno 1998. Prima di allora, vi era la quasi anarchia. Chi decideva di istituire uno stabilimento balneare, sceglieva la zona, faceva la richiesta e poteva procedere alla posa di ombrelloni e sdraio e, magari, anche installare il chioschetto. Poi le cose sono cambiate. Sono intervenute le regole. In origine, il tutto era nelle mani della Regione. Ma con una legge del 2005 la Regione Calabria ha conferito tutto ai Comuni. Ai quali sono passate le funzioni per l’attività amministrativa inerente al rilascio e al rinnovo, la revoca e la decadenza delle concessioni demaniali. Negli ultimi anni, è sorta l’esigenza espressa dagli imprenditori di modificare il Piano Spiaggia vigente, adeguandolo alle opportunità di crescita e sviluppo sopravvenute. Il primo Lido balneare presente sui 18 chilometri di spiaggia del Comune di Rossano risale agli anni ’50. Si chiamava “Lido Gioffrè”. Aveva cabine e chiosco realizzati rigorosamente in legno che, a fine stagione, venivano rimossi per poi essere reinstallati all’inizio di giugno. Successivamente, sullo stesso sito viene realizzato un nuovo e moderno stabilimento, l’attuale “Lido Murano”. Poi via via gli altri stabilimenti. Tra i quali, “Baffo Bianco” a Sant’Angelo, “l’Oasi” alla Fossa e i vari lidi dei camping. Negli anni Novanta e Duemila, l’ulteriore sviluppo di Sant’Angelo. E tanti stabilimenti sorti su tutto il litorale. Con l’attuale “Piano Comunale di Spiaggia” (PCS), si è reso regolamentare e razionalizzare l’uso sia delle aree di spiaggia per uso balneare ricreativo che della fascia posta più a monte dello stesso arenile. Attualmente, le aree con concessioni attive e di progetto occupano 4,5 km lineari. Le aree vietate alla balneazione, con foci, torrenti e fossi di scolo e altri tipi di vincoli (Enel, Porto, ecc.), ne occupano 6,5. Restano, quindi, circa 8 chilometri lineari di libera fruizione. La Variante approvata nel marzo 2014 dalla commissione urbanistica del governo Antoniotti, presieduta dall’architetto e consigliere comunale Ernesto Rapani, ha cercato di mettere in evidenza il superamento dei vincoli venutisi a determinare dopo l’approvazione, da parte della Regione Calabria, del Piano Territoriale di Coordinamento. Un vincolo che riguarda l’erosione costiera e, quindi, la previsione di una fascia di inedificabilità, la fascia cosiddetta “demaniale”, dove non è previsto alcun tipo di edificabilità, appunto. Nemmeno del tipo “facile rimozione” (solo posa di ombrelloni e sdraio, per intenderci). Le mancanze della politica, quindi, ecco che si ripropongono. Perché non ci si determina per l’approvazione di questa variante? Il Piano Comunale di Spiaggia è finalizzato ad una migliore organizzazione estetico-funzionale della fascia litoranea e delle varie strutture che la stessa ospita. La Regione, quindi, faccia la sua parte per l’approvazione, al più presto, della Variante al PCS. La politica di casa nostra, invece, pensi allo sviluppo futuro della costa. La riviera è fonte di sviluppo e occupazione. Il fattore climatico, oltretutto, consente un allungamento della stagione estiva ragion per cui tali insediamenti possono costituire per giovani e meno giovani opportunità di lavoro anche non stagionale. In Sicilia, di recente, il Governatore ha autorizzato l’apertura per tutto l’anno. Sbloccare l’iter vuol dire “lavoro”. E in una terra di “bisognosi” tardare anche un solo giorno vuol dire scoraggiamento per chi ha voglia di investire, fare impresa, adoperarsi per la propria città. Altro aspetto, non meno importante, è la formazione. Al bando l’improvvisazione e via libera alla professionalità. In questa direzione è auspicabile l’avvio di rapporti di collaborazione con istituti scolastici che operano nel settore del turismo e del settore della ristorazione.