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Ingenuity e Perseverance: da Marte due messaggi per noi

3 minuti di lettura

Nomen omen, cita l’antico andante latino.

I nomi, cioè, contengono in sé già una parte di quel che sarà l’identità, il destino, il futuro di una persona o di un’opera, un’avventura, un’impresa che, con cura, battezziamo. E forse può significare anche che i nomi si fanno latori di un messaggio, un insegnamento, una direzione da seguire, che, su piccola o larga scala, si vuole lanciare, facendola camminare sulle gambe di chi quel nome lo porta nell’universo delle infinite possibilità.

Questa volta le gambe sono zampe e ruote: quelle di droni e robot superintelligenti approdati sul pianeta rosso.

Curiosity, Ingenuity e Perseverance… sono questi gli ultimi tre figli della famiglia Nasa, che, dal 1997 ha lanciato il concorso Name the rover per coinvolgere la popolazione studentesca degli Stati uniti nella scelta dei nomi da dare alle sonde spaziali.

Curiosità, Ingegnosità e Perseveranza… non sembrano anche a voi i capitoli di un programma di vita rivolto ai giovani e meno giovani? Doti, qualità e competenze da tirare fuori e valorizzare per viaggiare verso il futuro. Mi fermo sull’ultima.

Perseverance è il nome proposto da Alex Mather, studente di seconda media della Virginia, e che l’Agenzia spaziale ha scelto per identificare gli obiettivi grandiosi, coraggiosi, complessi che stanno perseguendo con quest’ultimo rover inviato sul pianeta più simile alla Terra, con lo scopo di indagare sulla presenza di vita su Marte, studiarne il clima e la geologia, in vista di una futura esplorazione umana.

Ma cos’è la perseveranza?

E’ una vera e propria abilità di vita che sembra essere fortemente connessa alla possibilità di realizzare un grande progetto, innanzitutto quello su se stessi, con conseguente stato di benessere e autostima crescente. Per alcuni può essere una competenza innata, caratteriale. La buona notizia (per me sicuramente, che me ne sento piuttosto lontana!) è che si può acquisire.

E’ quella capacità di mantenere alta la concentrazione, non disperdere energie, nel perseguire i propri obiettivi: la mission, per un Ente o un’Istituzione; per le persone, quei traguardi che ci stanno più a cuore; prima, però, è necessario saperli ben riconoscere e, quindi, riuscire ad ascoltare le richieste, spesso silenziose, altre volte urlate, di quella nostra vita parallela che scorre al di sotto del tran tran quotidiano, al di là dello stress e del frequente sfuggire a noi stessi.

E sì, perché, prima di perseverare, occorre capire in cosa e verso cosa; riconoscere la strada giusta per noi; altrimenti significherebbe dare ragione (e non è il caso!) a quell’altro andante classico del perseverare diabolicum, sfatato da un saggio apposito di Pietro Trabucchi.

La psicologia e la teologia sono d’accordo nel definire questa forza di resistenza, anche detta persistenza, come un impegno a lottare, per conseguire il bene (privato o pubblico) e raggiungere lo scopo, nonostante le difficoltà, nonostante la stanchezza, nonostante lo scoraggiamento, nonostante i fallimenti. Nonostante un presente pesante per tutti!

Occorre guardare oltre, sapere che ci si può rialzare e che non c’è storia di conquista che non abbia fasi di crisi, che non c’è soddisfazione, realizzazione, anche piccola, che non implichi fatica e sacrificio.

Oggi una comunicazione falsata, demotivante e certo non educativa, propone troppo spesso storie, finte, di successi conseguiti velocemente, di presunti talenti arrivati alla ribalta con fortuna e pochi sforzi. Non è così!

L’ingegnosità, le intelligenze, anche quelle più intuitive e geniali, vanno coltivate e sostenute da studio, costanza e disciplina.

E allo stesso tempo, è dimostrato che lo studio serio, la costanza rigorosa e la disciplina, in un arco temporale più o meno lungo, portano a sviluppare buone capacità e risultati anche in chi non sembra partito con innato talento.

Non sono forse questi i due messaggi al mondo che giungono da quest’ultima spedizione della Nasa su Marte?

L’elicotterino Ingenuity è stato trasportato, condotto, accompagnato, anzi, contenuto e protetto, dal robusto rover Perseverance che, solo arrivato a destinazione, e con i necessari e lunghissimi tempi di sei lunghe giornate marziane, può liberare le potenzialità dello straordinario drone spaziale.

L’ingegnosità, insomma, non vola senza perseveranza. Senza disciplina si rischia di perdere la rotta e non realizzare la nostra missione!

E, a proposito di nomi, anniversari e buoni auspici: il 12 aprile sono 60 anni dal giorno in cui il primo uomo, il cosmonauta sovietico Gagarin, ha raggiunto lo spazio. Era una gara con gli Usa, che con le missioni Apollo raggiunsero la Luna in quegli stessi anni ‘60. Oggi, gli Usa si muovono verso il secondo atto di quella favolosa impresa: si chiamerà missione Artemide, ispirato all’affascinante figura femminile, gemella di Apollo, personificazione della Luna. Sarà una donna ad allunare, questa volta? Chissà che non sia anche questo un segnale chiaro che dallo spazio va lanciato alla Terra: è ora di fare decollare le donne! In tutti i sensi.


In copertina: L’atterraggio del rover Perseverance su Marte

Alessandra Mazzei
Autore: Alessandra Mazzei

Diploma classico, laurea in Lettere classiche a La Sapienza, Master in Pedagogia, insegue una non facile conciliazione tra bios theoretikos e practikos, dimensione riflessiva e solitaria, e progettualità concreta e socialmente condivisa. Docente di Italiano e Latino, già Assessore alla Cultura e Turismo di Rossano, impegnata in diverse associazioni socio-culturali, ma, prima e più di ogni altra cosa, mamma, felice, di Chiara Stella, Gabriele e Sara Genise. Ha grande fiducia nelle capacità dei giovani, degli studenti, di quelli che poi restano e di quelli che vanno pensando un giorno di tornare. Spera di poter contribuire, insieme a loro e ad amici ottimisti, alla valorizzazione di questa terra di cui sente da sempre la forza delle radici, accanto al bisogno di paesaggi culturali ampi e aperti. Ama la scrittura, che vive, al pari dell’insegnamento, come itinerario di ricerca e crescita personale, da coltivare in forme individuali e collettive.