Il posto più bello della costa ionica è il bosco dei giganti di Cozzo del pesco. Qui castagni secolari custodiscono i segreti di questo territorio, sotto i loro occhi sono passati oltre 850 anni di storia, con fasti e decadenze, fino ai nostri giorni. I castagni secolari, presidiano la costa, la scrutano dai tempi dei bastimenti ed anche molto prima. L’Eco che giunge dallo Ionio racconta come questo territorio sia stato privato, anno dopo anno, dei servizi essenziali, minando così, forse, definitivamente ogni possibilità di sviluppo. Certo il Gradilone arrossirebbe se dovesse scrivere la prosecuzione della sua Storia di Rossano. Potrebbe chiedere ai castagni e questi racconterebbero il loro rammarico, per le perdite subite da un territorio fra i più produttivi della regione. L’imbarazzo di elencare per primo ciò che avevamo e ci è stato tolto, può essere superato dalla indicazione in ordine alfabetico dei danni subiti. Partendo dalla
A, è l’ambiente la prima vittima di politiche scriteriate che in anni ed anni sono risultate devastanti per la nostra area. Una discarica ad Olivellosa, nel rossanese, ha prodotto diossina per lustri, incrementando quella spirale di tumori che in queste zone tocca livelli record. Chiusa e mai bonificata, costa al comune di Rossano migliaia di euro all’anno per lo smaltimento di percolato. Dopo Olivellosa, con una pratica assai disinvolta, relazioni compiacenti e discutibili, viene occupata la collina di Bucita, in prossimità di falde acquifere e uliveti secolari. Con fondi Fio del 1985, si costruisce un impianto avveniristico, che, quando arriva a completamento è già vecchio. Nelle intenzioni avrebbe dovuto essere al servizio solo dei comuni del consorzio, poi viene assaltata dalle emergenze, violentata, sfruttata all’inverosimile ed oggi dovrebbe essere usata per i “pit stop” di centinaia di camion carichi di rifiuti, provenienti dalla provincia di Cosenza, da esportare in Olanda per arricchire i Paesi Bassi che lucreranno due volte sull’affare: con il pagamento per lo smaltimento e con l’utilizzazione dei rifiuti a fini energetici. Ma ambiente vuol dire pure mancanza di impianti di depurazione efficienti, con i fondi europei spesi per altre cause, magari meno nobili. Anche l’archeologia ha subito il saccheggio non solo dei tombaroli ma della insipienza di chi non si è accorto che deviare il Crati non fu difficile per i Crotonesi, ma è stato ancor più semplice grazie alle coltivazioni abusive nell’alveo e alla scarsa attenzione di ministri, assessori ecc. di ogni tempo. Muore Castiglione di Paludi, sparisce la Muraglia di Annibale, non decolla il sogno archeologico di un’area a spiccata vocazione culturale. E poi cosa dire dell’agricoltura, che ha visto la sparizione di migliaia di ettari di uliveti secolari, in barba ad ogni regolamento, per fare posto all’oro rosso degli anni “70. Già quelle clementine che rappresentavano la manna dal cielo, che a quei tempi spuntavano prezzi incredibili. La mancanza di un piano agricolo regionale, ha inflazionato il mercato, cartelli di compratori hanno fatto il resto. La crisi ha dato il colpo di grazia, rendendo le clementine un peso per gli agricoltori, soprattutto in una stagione come quella appena conclusasi. Alla lettera
E troviamo il capitolo energia, con un impianto Enel ormai vecchio di tecnologia e non solo. L’illusione del suo smantellamento è rimasta nella mente dei sognatori ad ogni costo. La riconversione, magari nel senso non di utilizzare il carbone, ma sfruttare i rifiuti come fanno in tutto il Mondo, è naufragata sugli scogli delle ideologie di paese, delle discussioni da bar dello sport, con politici che per le loro analisi avrebbero fatto arrossire il Nobel Rubia. Il mostro resta e, quasi come un’auto d’epoca, verrà acceso all’abbisogna, ma non per raduni amatoriali, con tutto ciò che una utilizzazione episodica e con scarse manutenzioni comporta. Più avanti, i nostri amici padroni del bosco, ricordano mestamente come alla lettera
G, siano stati cancellati 150 anni di storia, con lo smantellamento del Tribunale di Rossano, unico presidio di giustizia in Calabria ad essere soppresso. Una ingiustizia palese, hanno gridato quanti si sono preoccupati di chiudere la stalla a buoi scappati. Un siparietto da cabaret per la politica tutta, unita in loco, divisa a Roma. Eppure i requisiti restano da primato, con tutti i parametri per tenere in vita il Tribunale ed un Ministro irremovibile che non torna mai sui suoi passi, nemmeno di fronte all’evidenza più lampante. Ancora si spera, ma forse nemmeno i Giganti di Cozzo del Pesco scommetterebbero un centesimo sul ritorno dei Giudici nella città di Rossano. Scorrendo l’alfabeto ci vorrebbero fiumi d’inchiostro per descrivere quello che abbiamo perso nel campo della Sanità. Ospedali chiusi, livelli di assistenza sotto ogni soglia, gente alla ricerca di un pronto soccorso, poi valigia in mano verso la speranza di una risposta positiva alle proprie patologie. Dal 1970 ad oggi siamo scesi a valanga, precipitati sull’orlo dell’abisso, senza che nessuno abbia potuto porre rimedio ad una situazione disastrosa. Piccolo era bello, così nacque l’ospedale di Cariati, oggi aspettiamo un mega ospedale che avrebbero dovuto realizzare con tempistica da emergenza, ma ancora siamo agli annunci, poi si vedrà. D’altronde arrivati alla T di trasporti, dobbiamo segnalare come si perda nella notte dei tempi la vertenza SS106, ferrovia ionica a binario unico, porto di Corigliano. Tutto fermo, aumentano solo i disagi ed i morti per incidenti stradali in primo luogo, poi anche quelle per tragedie assurde. Chi non ricorderà i sei morti ammazzati da una littorina per un passaggio a livello apribile con due lucchetti ad ogni ora. I progetti per la attuale E90 sono libri dei sogni. Non si realizzano nemmeno le rotatorie in zone ad alto rischio per i cittadini, figurarsi chilometri e chilometri di viadotti e gallerie. Il Porto ha visto naufragare ogni buona idea: dall’autostrada del mare alla diportistica, con buona pace per lo sviluppo. In questo quadro desolante, resta lo spazio per un turismo che soffre il peso dei problemi sin qui riassunti. Si, la filiera più promettente ha visto operatori coraggiosi realizzare strutture di primo piano con grossi investimenti, per scommettere sullo sviluppo degli arrivi. Strutture da duemila posti letto che tour operators riescono a utilizzare allungando i periodi oltre i canonici mesi estivi. Un Acqua Park in costante ascesa che richiama un turismo quotidiano considerevole. Più su verso Sibari il naufragio del porto turistico dell’omonima località, anche in questo caso per la distrazione dei pubblici poteri. Insomma la tristezza dei castagni di Cozzo del Pesco si spande nella Piana e l’Eco vogliamo raccoglierlo noi, per raccontarvi storie, fatti, elementi negativi, ma anche quel che di buono si realizza. In questa nostra avventura ascolteremo i cittadini, daremo voce ai lettori, che avranno un posto in prima fila. L’editore e la redazione