Di FABIO BUONOFIGLIO Tra le tante fesserie circolate a queste latitudini negli ultimi giorni, ve n’è una che fa riflettere. Ed è un appello pubblico di
Giorgio Luzzi, leader del movimento politico “Centro storico per non morire” di
Corigliano Calabro. Perché a queste latitudini vale l’esclamazione galileiana “Eppur si muove!”: basta che vi sia un corpo in movimento per dare vita a un movimento politico. Luzzi ha fatto pubblicamente appello ad
Armando De Rosis, già sindaco di Corigliano Calabro, per un suo ritorno urgente in politica a fini “salvifici”. Ed ecco che siamo già nel campo dell’ascetismo politico. Scherzi a parte e stima personale e politica per De Rosis, la
boutade pone in rilievo
un dato di fatto, anzi, il dato di fatto. Vale a dire
come la politica a queste latitudini si sia inesorabilmente arrestata da anni. E con essa, ovviamente, il personale politico. Non c’interessa affatto interrogarci su un eventuale “ritorno al futuro” di De Rosis – cui comunque non crediamo – ma
riflettere su un fatto assai grave per la politica locale. Che negli ultimi ventitré anni non ha formato quel necessario personale tale da autoconsentirsi d’andare avanti. Di progredire. E di far progredire le comunità locali cui ormai quasi manca pure il terreno sotto i piedi per poter camminare. Ero un giovanissimo militante politico e quasi una matricola universitaria quando – correva il mese di maggio dell’anno 1993 – trascorsi un’intera giornata ad annunciare tra Corigliano e Rossano a bordo d’una sgarrupata utilitaria sovramunita d’altoparlanti il comizio conclusivo di Achille Occhetto per la campagna elettorale comunale di
Rossano, in piazza Bernardino Le Fosse, a sostegno del candidato sindaco
Tonino Caracciolo, il quale il sindaco di Rossano l’aveva fatto già per diversi anni. Caracciolo perse poi contro
Geppino Caputo in quella che fu la prima competizione elettorale italiana con la legge sull’elezione diretta dei sindaci. Pochi mesi dopo, a novembre, toccò a Corigliano Calabro. Trama del film soltanto un po’ diversa, ma finale identico. Qui diventò sindaco Giuseppe Geraci. Lui e Caputo vennero confermati sindaci dagli elettori anche alla successiva tornata comunale. A Rossano fu poi la volta di Orazio Longo – “delfino” di Caputo ‒ e dopo di Franco Filareto, il quale incarnò il “ritorno al futuro” d’una politica incapace di formare e creare personale qualificato ad amministrare con l’obiettivo del progresso. E infine di Giuseppe Antoniotti, pure lui (ma adesso ex...) “delfino” di Caputo. A Corigliano Calabro, invece, dopo
Geraci fu la volta di Giovanni Battista Genova, poi si tornò “al futuro” con Armando De Rosis, e in seguito il nuovo finalmente avanzò con Pasqualina Straface (ma quella com’è noto fu tutta un’altra storia...). E vediamo come siamo “messi” oggi. A Corigliano Calabro il sindaco lo fa Giuseppe Geraci. A Rossano, invece, a giugno prossimo s’andrà al voto. Tonino Caracciolo è già candidato e pure Geppino Caputo. Si badi bene. Tutti i nomi comparsi in questo articolo sono persone e personale politico – chi più, chi meno – rispettabili. Il “progresso” che ha registrato l’area urbana Corigliano Calabro-Rossano negli ultimi ventitré anni è tutto appannaggio loro e pure in forza d’altre e più alte postazioni politiche occupate da alcuni di loro. Così come appannaggio loro è il non aver formato e creato quel personale politico necessario a moderare e a contenere cotanto “progresso”. Così come appannaggio loro è l’avere creato il “delfinarium” in cui sempre loro hanno sguazzato.
La “politica” dell’area urbana Corigliano Calabro-Rossano è dunque un film a pellicola che gira a vuoto nell’era digitale. Giorgio Luzzi lo sa meglio di chiunque altro, perciò invoca ed implora il ritorno di Armando De Rosis.
Noi, invece, pensiamo che i partiti (ci sono ancora, ce ne sono?!) e i movimenti politici – quelli veri – debbano cominciare a “formare” per “creare” personale qualificato ad amministrare per bene un’area urbana che oggi è solo e soltanto onomastica del nulla. Bisogna farlo per il progresso di questa terra che nel corso dell’ultimo ventennio ha perduto quasi tutto. E quasi tutto il potenziale di progresso che aveva. Perciò, a chi frequenta ancora partiti e movimenti politici: al bando quei noiosissimi convegni su ogni materia dello scibile umano utili solo e soltanto alle “clientele” elettorali ‒ e non solo a quelle ‒ dei soliti arcinoti. Rivendicate la necessaria “formazione” e “formatevi” da autodidatti per il progresso di questo territorio. Altrimenti il vostro stare nei partiti e nei movimenti politici è assolutamente inutile alla causa della politica. Che è il progresso del territorio di riferimento...