di S. E. MONS. GIUSEPPE SATRIANO* All’indomani della visita di
Maria Achiropita nel cuore ferito della nostra
diocesi di Rossano-Cariati, accolgo di buongrado la richiesta di riflettere sull’evento vissuto e su quanto sperimentato da noi tutti. Credo che le emozioni siano state comuni come comune è stato il dolore vissuto quel 12 agosto scorso, giorno in cui abbiamo sperimentato la violenza dell’acqua e la fragilità delle nostre scelte, spesso miopi, egoistiche e protese alla soddisfazione di visioni autoreferenziali. La gente di
Rossano, Corigliano e Mirto si è vista espropriata in poco tempo di tanti sacrifici vissuti. L’acqua piovuta copiosamente ha cercato la “sua strada” e l’ha trovata a dispetto di barriere, argini, costruzioni abusive e quant’altro. Il prezzo poteva essere alto con conseguenze drammatiche per la vita di molti, ma così non è stato. Lo abbiamo compreso tutti ed in tanti abbiamo rivolto il cuore a Colei che da sempre è la protettrice di Rossano e del territorio circostante: la Vergine Santa da noi venerata col titolo di “Achiropita”, “non fatta da mani d’uomo”. Visitando, nei giorni successivi, le zone colpite tra Corigliano e Rossano ho colto lo scoramento, il dolore, lo shock, la frustrazione di quanti erano stati segnati, ma al tempo stesso mi ha colpito la fiducia nel Signore e la certezza di essere stati salvati. In una via del quartiere S. Angelo, nel buio di quella prima sera senza elettricità, mi accorsi di una piccola edicola mariana: la furia delle acque l’aveva risparmiata ed una luce tenue la illuminava, divenendo punto di riferimento e dolce invito a non perdere la speranza. È in quel momento che ho intuito la positività della scelta di portare il simulacro dell’Achiropita vicino al cuore ferito di quelle persone ed a quanti, con alacre impegno, si stavano rimboccando le maniche per attestare ancora una volta il desiderio di vivere, nonostante lo scenario di morte. L’icona biblica della Visitazione mi ha rafforzato nell’idea. Maria che all’annuncio del bisogno di Elisabetta le era corsa incontro, ora poteva recarsi incontro ai suoi figli per consolarli e lenirne le ferite. La decisione è nata dall’ascolto profondo della sensibilità del popolo ma anche dal senso luminoso di quella Parola del Signore che è lampada ai nostri passi. Al momento è prematuro stabilire se tale evento sarà ripetuto, credo piuttosto che quanto vissuto il 30 agosto scorso ci abbia dato la consapevolezza della fede del nostro popolo. Una fede autentica, genuina che ho visto sgorgare dal profondo del cuore, da una profonda commozione manifestatasi nei volti distesi e negli occhi pieni di lacrime, ma ancor prima da tanta solidarietà e carità fraterna. Il nostro popolo è un popolo bello, per fede, cultura e tradizione, e sono onorato di esserne il Pastore, mi auguro di poterne custodire e accrescere la bellezza, insieme ai sacerdoti di questa terra che mi affiancano in un così grande e stupendo ministero.
*Arcivescovo di Rossano-Cariati