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Un modo per affrontare il bullo è imparare a fare gruppo, non branco

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Avevo più o meno 9 anni e mi piaceva andare a scuola. Leggere, scoprire e imparare cose nuove era per me fonte di gioia. Mi piaceva ricevere i complimenti da parte delle maestre e ne ero lusingata a tal punto che una volta, quando la maestra Caterina mi disse che il mio animo era poetico (perché avevo usato nelle frasi sui colori "arancione come il tramonto"), iniziai davvero a scrivere poesie.

I bambini sono così: un complimento li fa sentire speciali, quanto un insulto li ferisce nel profondo. A quell'età non si ha molta consapevolezza che le nostre azioni e le nostre parole hanno un potere sugli altri, ma noi adulti dovremmo saperlo, ribadirlo, cercare di trasmetterlo ai più piccoli. L'educazione all'empatia è uno dei pilastri fondamentali su cui "costruire" l'adulto del domani, ma purtroppo non sempre è così.

Avevo più o meno 9 anni e mi piaceva andare a scuola, ma una mattina è successo qualcosa di spiacevole. Tutti i miei quaderni, quelli con la copertina rigida, che per il loro "peso" venivano lasciati a scuola nell'armadio della classe, erano stati strappati. Ci rimasi male. Piansi un po', ma non molto. Volevo dimostrare di essere forte. La maestra amorevolmente mi disse che ne avrei comprati di più belli e che li avrei riempiti in un batter d'occhio nel migliore dei modi.

Il giorno seguente sparì il mio primo portafogli. Era rosa con strisce fucsia e una chiusura a strappo. Era un regalo da parte di mia sorella, che lo aveva trovato come "gadget" in una rivista. Dentro, naturalmente, non c'era nulla di valore, né lui era di ottima fattura, ma era il mio primo portafoglio, mi faceva sentire grande e mi piaceva metterlo nello zaino al mattino.

A fine giornata il mio portafogli fu ritrovato, ma non potei riprenderlo. Qualcuno, non solo lo aveva buttato nel wc, ma lo aveva anche sporcato sopra con i suoi "bisogni". Non ricordo cosa accadde dopo, né se ho mai parlato a casa o meno di quanto successo, ma ricordo perfettamente come mi sentii in quel momento. I quaderni strappati e il portafogli mi sembravano un'accusa: ero sicura di essere colpevole, ma non sapevo cosa avevo fatto per meritare quelle cattiverie, né sapevo come difendermi. Sentivo solo un peso sullo stomaco, una fitta. Fortunatamente avevo accanto una "rete di protezione". Le insegnanti, la mia famiglia, ma anche le stesse amiche di banco, non mi hanno mai fatto sentire sola. Credo che questo faccia davvero la differenza.

Quanto è accaduto a me è solo una "ragazzata" rispetto ai veri e propri episodi di bullismo e violenza che accadono tutti i giorni, eppure vi assicuro che da piccoli anche una sciocchezza può sembrare un problema insormontabile; ma la cosa che mi preme sottolineare è che la serenità, il coraggio, la forza di affrontare l'insormontabile la si trova negli altri; citando la Mazzantini, «nessuno si salva da solo».

Nell'intervistare Patrizia Staface, presidentessa dell'Associazione "Mani in alto" sono venuta a conoscenza di un episodio di bullismo in cui un ragazzino, che veniva deriso e sbeffeggiato perché sovrappeso, è riuscito a superare gli episodi di violenza fisica e verbale nei suoi confronti grazie ai suoi amici, che hanno fatto fin da subito "gruppo" con lui, prendendo le sue difese.

Troppo spesso ci soffermiamo a pensare al gruppo inteso come "branco" nell'accezione negativa del termine, eppure fare gruppo potrebbe essere la soluzione e la risposta giusta all'episodio di violenza

Non lasciate solo l'amico deriso, non giratevi dall'altra parte, non fate finta di nulla. E se Martin Luther King affermava che «la più grande tragedia di questi tempi, non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio spaventoso delle persone oneste», allora impariamo a non restare in silenzio

Le motivazioni che sottendono un gesto di violenza e di bullismo sono molteplici e in questo articolo non ho la presunzione di dire che facendo gruppo si risolva tutto, ma sicuramente si aiuta la vittima. Molto spesso chi subisce un atto di violenza non lo rivela per paura di essere emarginato; facciamogli capire che non è solo.

Giusi Grilletta
Autore: Giusi Grilletta

Da sempre impegnata in attività per il prossimo, è curiosa, gentile e sensibile. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, consegue la magistrale in Teoria e Metodi per la Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano. Consegue una seconda laurea magistrale in Pedagogia per ampliare le sue conoscenze. Ha lavorato presso agenzie di comunicazione (Lenin Montesanto Comunicazione e Lobbing) e editori calabresi (Falco Editore). Si è occupata di elaborare comunicati stampa, gestire pagine social, raccogliere e selezionare articoli per rassegne, correggere bozze e valutare testi inediti. Appassionata di scrittura, partecipa a corsi creativi presso il Giffoni Film Festival e coltiva la sua passione scrivendo ancora oggi racconti (editi Ilfilorosso) che trasforma in audio-racconti pubblicati sul suo canale YouTube. Ama la letteratura, l’arte, il teatro e la cucina.