Occupazione, sviluppo, destinazione: aspettiamo ancora la nuova città
Favorire il dibattito e il confronto per crescere e far uscire questo territorio da convenzioni, stereotipi e pregiudizi. Siamo qui per questo. Ora è il momento di ingranare la marcia e avviarsi verso scelte coraggiose
I primi cinque anni di fusione governata sono trascorsi. Sono trascorsi nella difficoltà della pandemia, e con l’obiettivo di tentare un’armonizzazione difficile e ostica tra i due apparati burocratici delle ormai estinte città di Corigliano e Rossano. Ci aspettiamo, però, che i prossimi cinque anni siano quelli della maturità, del coraggio, dei passi avanti, ma soprattutto caratterizzati da un’azione politico-amministrativa-istituzionale che faccia davvero diventare consapevoli i cittadini di questa grande realtà urbana di vivere in una città importante e strategica per la Calabria e per il meridione.
A dire il vero, non ci ha entusiasmato più di tanto la bagarre di queste settimane post-voto sul totonomi dei componenti della squadra di governo. Più che conoscere gli interpreti della Giunta, ci interessa conoscere subito quali sono le strategie che la Giunta metterà in campo da qui e per i prossimi cinque anni. Forse andiamo troppo di corsa, ma aver aspettato un mese per varare un esecutivo nel segno della continuità, consentendo all’apparato amministrativo della città di paralizzarsi persino nell’ordinaria amministrazione, ci è sembrata un’azione poco lungimirante.
Questo significherà dover iniziare a correre e a farlo velocemente. Ma non solo mettendo in fila quella che sarà la rassegna degli eventi di questa estate: concerti, musica e sagre per un cartellone che sappiamo essere già pronto e che sicuramente avrà tanta qualità. Ma dopo i concerti che resta? Davvero per i prossimi cinque anni il turismo lo dobbiamo continuare ad arginare nel perimetro degli eventi di piazza?
Abbiamo visto che questa è una prassi che “funzionicchia” ed è molto funzionale all’ego dell’Amministrazione Comunale. Ma quanto serve allo sviluppo della città? Altre esperienze, nemmeno troppo lontane, ci insegnano che un territorio senza Destinazione può mettere in piedi tantissimi eventi di altissima qualità ma non avranno alcuna ricaduta sull’economia del territorio. Servono i flussi lunghi e costanti che adesso non ci sono perché, come dicevamo, manca quel punto attrattore che va strutturato, costruito, plasmato a partire finanche dai termini e dalla topomastica. Serve un’azione strategica gigantesca perché se manca la destinazione viene meno anche la mentalità imprenditoriale turistica. Del resto, se da noi gli imprenditori del turismo stagionale sono loro stessi imprenditori stagionali con tutti i limiti del caso (soprattutto negli investimenti), un motivo ci sarà!
Ci attendiamo, inoltre, di conoscere quali saranno le linee dello sviluppo della seconda Amministrazione Stasi. In questi anni abbiamo avuto diversi "impasse di grande rilevanza" – per utilizzare un termine caro agli uffici comunali di Corigliano-Rossano – che avrebbero potuto sostenere lo sviluppo della città, senza addormentarsi e inciampare in vuoti atomici che rischiano di bloccare lo sviluppo del territorio.
Ecco, a proposito, onde evitare di arrivare a “un altro domani”, ad un’altra proposta di sviluppo (che sia una nuova idea di investimento o un’opera pubblica) con l'atroce dilemma di non saper dare una risposta allo sviluppo e quindi alla incessante e abnorme richiesta di occupazione e dignità, forse sarebbe il caso di mettere mano seriamente al Piano Strutturale Associato della Sibaritide: svecchiarlo, attualizzarlo, insomma, inserirci tutta la visione che questa Amministrazione Comunale ha del territorio e soprattutto del futuro. Sinceramente, come Stasi immagini quest’area della Calabria da qui a dieci/venti anni, dopo il primo lustro di governo, non lo abbiamo ancora capito.
E allora è giusto mettere in fila quelle che sono le priorità urbanistiche, quelle che sono le priorità per uno sviluppo industriale, quelle che sono le priorità per l’agricoltura e per il turismo. Insomma, la cittadinanza partecipe, attiva e consapevole (non la claque ultras) chiede di sapere nel più breve tempo possibile chi fa cosa e dove si ha intenzione di farla.
Poi c’è un’altra sfida di coraggio, che sembra superflua, ma probabilmente è quella più necessaria, rivoluzionaria, dirompente nel solco di un cambiamento: quella di dare un nome a questa città. Corigliano-Rossano è una convenzione. E questa città non può continuare a vivere di convenzioni dualistiche e dicotomiche. Non esiste. Si può, si deve osare per rievocare la nostra storia, per dire al mondo chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Subito al lavoro, quindi, per dare un nome a questa città, per sbarazzarci dei campanilismi e delle divisioni che fanno solo male e sono un danno per la nostra società.
Questa sarà anche la nostra battaglia, la battaglia dell’Eco dello Jonio, perché siamo convinti che qui si può continuare a vivere da giganti se solo riuscissimo a scollarci di dosso la sindrome di Lilliput (sentirsi piccoli, sofferenti, pressati e sempre vittime del complotto) ma anche se non ci fermassimo inermi davanti al bigottismo e al pregiudizio. Il passato ha perso nelle urne, il futuro è giovane. Quindi, pensiamo all'avvenire con un approccio nuovo, diverso dal passato che - di fatto - ci ha ridotti dove siamo. Noi siamo qui per questo, per alimentare questa fiamma di speranza e a perseverare nell'offrire il nostro contributo affinché si abbia davvero una visione di territorio.