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Per quanto tempo ancora dovremo rimpiangere la totale assenza di visione?

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Mentre gli altri galoppano, la Calabria del nord-est, in assenza di visione, programmazione e prospettive, continua ad arrancare. È la constatazione di una realtà dura e pura, che la si può interpretare in diversi modi ma resta questa. Soprattutto a Corigliano-Rossano che è la città che dovrebbe fungere da faro per l’intera area della Sibaritide-Pollino e invece si trova costretta a rincorrere. La cosa triste è che in questa storia, così per come scritta ora, non c’è nessuno che può dirsi esente da responsabilità. A partire dall'assenza della cittadinanza attiva e consapevole per finire alla classe politica – tutta – che nell’ultimo mezzo secolo ha fatto qualsiasi cosa per rimanere incredibilmente in stallo.

La più recente decisione del Comune di Corigliano-Rossano di ricorrere nientemeno che al Presidente della Repubblica contro la scelta dell'Autorità Portuale di Gioia Tauro di insediare un polo di produzione metalmeccanico all'interno del Porto, rischia – in realtà - di avere conseguenze devastanti. La Nuova Pignone Baker Hughes, azienda disposta ad investire 60 milioni di euro per la creazione di quasi 200 posti di lavoro, potrebbe ben presto decidere di abbandonare il progetto e cercare fortuna altrove. Anche questa non è una visione pessimistica delle cose ma analisi della realtà.

La verità è che non si può nemmeno accusare la società americana di voler fare speculazione perché tutta l’opera persuasiva e interlocutoria di questi giorni per convincere Nuovo Pignone BH a “spostarsi” nel retroporto invece che stare nel porto, non trova alcun fondamento logico. La società è stata chiara: non vuole fare un nuovo investimento in Calabria vuole investire in un porto dove poter assemblare le sue mega-componenti per trasferirle nei siti dei committenti. Punto. La prima scelta è stata il porto di Corigliano-Rossano, parzialmente utilizzato rispetto alle sue infinite potenzialità e praticamente sottodimensionato. Se non sarà possibile questa soluzione è chiaro che Nuovo Pignone BH andrà altrove o da nessuna parte. Sicuramente non si infilerà in controversie territoriali che, di fatto, non le riguardano. 

Ora, si può accettare la legittima preoccupazione di non voler aprire precedenti dannosi per il futuro del porto, e apprezzare i motivi che hanno spinto il sindaco Flavio Stasi a fare ricorso contro l’insediamento industriale sulle banchine. Al contrario, però, non è accettabile la totale assenza di prospettive, di visioni a lungo termine e di una pianificazione concreta per il futuro del porto e dell’intero territorio.

Oggi sono arrivati gli investitori americani alla ricerca di opportunità all'interno della darsena. E domani? Chi arriverà? Potrebbero essere gli arabi a esplorare le potenzialità della montagna o potrebbe essere nuovamente lo Stato a proporre opere pubbliche come già accaduto con la nuova statale 106, dove alcune obiezioni al progetto sono venute fuori proprio a causa dell’insipienza profonda della classe dirigente che negli ultimi 50 anni ha governato il territorio (a proposito, i vincoli idrogeologici che oggi non consentono di realizzare una galleria non li ha messi Anas, nemmeno lo Stato e l’allora Comune di Corigliano non è stato in grado di opporsi a questa decisione).

Allora, se continueremo a rimanere privi di strategie, ci troveremo ancora una volta disorganizzati, impreparati, intrappolati in una condizione di chiusura e arroccamento.

Dobbiamo amaramente riconoscere che, con la probabile perdita di un investimento rigenerativo e significativo come quello della Nuova Pignone BH, saremo ancora una volta condannati a vivere di rimpianti, di eterni "chissà" e di infiniti "però".

Ecco perché questa città, questo territorio, merita più che mai una visione chiara e un piano d'azione deciso. Se la scelta è puntare tutto sul turismo – anche sapendo che il turismo da solo non basta a far lievitare la ricchezza di quest’area della Calabria – allora si devono mettere in atto strategie efficaci e piani concreti per creare le infrastrutture necessarie. Si devono intraprendere azioni coraggiose come quella di creare una Destinazione territoriale e promuoverla efficacemente alle società crocieristiche, trasformando il porto in un approdo diportistico di eccellenza. Anche perché – sfatiamo un altro mito – le navi da crociera non arrivano perché si realizza una nuova banchina ad hoc, arrivano se il crocierista è interessato alla tappa. E la quale sarebbe la nostra tappa?

Per rimanere ancora al porto: si abbia la forza e la capacità di rilanciare la flotta peschereccia di Schiavonea per farla ritornare ad essere la prima nell’intero bacino del Mediterraneo e renderla forte tanto da farle stabilire il mercato del pesce in Europa.

Che si faccia un piano per riabilitare le località montane, trasformandole in attrazioni turistiche di qualità (con potenzialità ancora maggiori rispetto alla costa); per rivitalizzare i centri storici di Corigliano e Rossano con strategie innovative per attrarre flussi turistici che valorizzino i monumenti e i patrimoni locali.

Insomma, occorre definire e percorrere una rotta chiara e precisa, perché lamentarsi dei tentativi di investimento da parte di altri senza offrire alternative valide equivale a rimanere in balia di un mare di potenzialità inespresse e prospettive mai concretizzate. È giunto il momento di svegliarsi e di tracciare una via decisa e concreta verso un futuro migliore, per Corigliano-Rossano e per tutta la Calabria del nord-est. Perché senza una via tracciata arriveremo sempre troppo tardi agli appuntamenti decisivi, così tardi che sarà passato ogni tempo congruo al cambiamento.

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.