Il voto è un’arma, la delega una condanna
Questa è la festa della democrazia ma bisogna votare con la coscienza di poter rivendicare le proprie idee sempre e non solo una volta ogni 5 anni
Ritorniamo alle urne, dopo i primi cinque anni di sperimentata fusione e, ancora una volta, per la Sibaritide, per Corigliano-Rossano sarà un appuntamento strategico, vitale, certamente di radicali cambiamenti. Non c’è molta scelta: da un lato Pasqualina Straface ed il blocco politico di destra-centro-democratico dei grandi sistemi; dall’altro, Flavio Stasi, ed il suo mucchio selvaggio fatto di movimentismo, populismo e partitismo a campo largo. Da una parte l’Ancien Régime, dall’altra il giacobinismo. Insomma, uno scontro generazionale bello e buono.
Nella parte terza, poi, ci siamo noi; i cittadini di questa grande città che oggi e domani avranno in mano l’arma più forte che si possa avere in democrazia: il voto. Che ci consente e ci obbliga a scegliere; a fare una scelta di cuore ma soprattutto di testa.
Da buoni sibariti, nei confronti della politica siamo lagnosi, oziosi, inermi; insomma, capaci di lamentarci ma non di mobilitarci. Un esempio su tutti è stata la vicenda della Nuova Statale 106. Una questione che, insieme alla vertenza Porto, è letteralmente scomparsa dai palchi elettorali. Si sono nascosti tutti. E questo perché, in fondo, tra i nostri politici – da sempre – serpeggia una consapevolezza: “l’importante è avere la consacrazione delle urne, poi comandiamo noi!” Non funziona così. E, soprattutto, non possiamo permettere che funzioni così o che a sentirsi siano solo le lobby di quanti sono direttamente interessati ad una determinata questione.
La sanità, una nuova strada, la vertenza occupazionale, sono temi che riguardano tutti indistintamente. Anche se ci appaiono distanti. Perché la delega del voto non ci esonera da responsabilità. Perché se quanti ci governano non sentono forte la pressione propulsiva del popolo, ogni giorno, pressantemente, costantemente, saranno loro a sentirsi legittimati a fare ciò che vogliono. Sempre e comunque. A decidere sulla scorta della loro singolare opinione (che non è quella di tutti) e a pensare che la loro idea sia la migliore di tutti. Così non si crea democrazia e partecipazione; così si creano mostri autoritari, molto spesso piegati ai gruppi di pressione e potere.
Se non ci rendiamo conto di questo continueremo sempre a soccombere. Quindi, votare con coscienza; votare con la consapevolezza che il nostro potere di popolo non si esaurisce nell’urna; votare pensando a chi è slegato da ogni vassallaggio morale e ideologico; votare con la coscienza di poter rivendicare le proprie idee sempre e non solo una volta ogni 5 anni. Solo così si genera ogni vero cambiamento.
Perché il voto è un’arma, la delega una condanna!