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Questa non è una campagna elettorale. È un pollaio!

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Sono passati tredici giorni esatti dall’inizio ufficiale della campagna elettorale e a Corigliano-Rossano, fatta eccezione per qualche idea buttata lì, per qualche concetto trito e ritrito e per qualche vocabolo abusato e consumato non si è riusciti a capire qual è la visione di città che ha l’uno e l’altro candidato. Non so se si è notato ma i grandi temi, le grandi questioni, che una volta quantomeno venivano sventolati dai palchi, ora sono spariti. Grandi opere, infrastrutture, sviluppo economico, occupazione, produttività sono diventati solo un argomento di congiunzione per passare da un’accusa all’altra. 

Diciamocelo francamente e subito, senza girarci attorno, l’idea impostata per questa campagna elettorale non ha un respiro profondo, a lungo raggio. Non c’è alcuna programmazione che possa quantomeno provare ad immaginare una proiezione della città da qui ai prossimi venti anni. No. Qui c’è solo il desiderio di sostituire un blocco di potere oppure di preservarlo. Tutto qui. Non c’è nient’altro. E non ci sono nemmeno programmi. Perché – ascoltando i comizi - in quel poco che dicono non ci credono nemmeno loro.

È una campagna elettorale sulla scia dell’emozione e della partigianeria; carentissima di comunicazione e di empatia, se non quella che suscitano direttamente i candidati. 

Quello che fa più male, però, in questa grande città dai natali nobilissimi, è la reazione della gente. Un popolo nel pollaio. Fanno ribrezzo le tifoserie che si accalcano sotto i palchi, gasati a più non posso. Fanno ancora più ribrezzo quanti postano fotografie per il grande successo di piazza Le Fosse o piazza Salotto. Una grande forza popolare, una marea umana pressoché inutile. E sapete perché? Perché tutti quei messaggini che oggi invadono in modo stressante, impertinente, stalkerante i nostri telefoni e le caselle di posta elettronica per invitare a partecipare a questo o quel comizio, a creare l’adunata impressionante per sostenere Pasqualina o Flavio, li avremmo voluti vedere anche quando c’era da difendere i diritti di questo territorio, quando c’era da rivendicare servizi. Niente, in quelle circostanze il popolo non serve; perché poi ci deve essere sempre una scusa pronta (in campagna elettorale) sulle tante occasioni perse da questo territorio per la straripante strafottenza di una classe politica locale che da quarant’anni ad oggi non ha prodotto assolutamente nulla.

Perché la gente, cari politici nostrani, non l’avete chiamata quando c’era da difendere il tribunale. Perché non avete convocato le grandi adunate quando hanno smembrato gli ospedali. Perché non avete reso consapevole la cittadinanza di tutte le cose che ci sono passate e che ci stanno passando sulla testa. 
Perché siamo veramente un pollaio? Perché è questo quello che ci meritiamo? Delle presunte prebende dispensate nelle due aree della città di oggi e di ieri (perché qui nessuno è illibato) non ce ne importa un fico secco. Oggi vogliamo capire a che livello di coraggio è la nostra politica. Se è capace di non frenare i processi di sviluppo, dicendo no alle pressioni di pochi nell’interesse di tutti, o se, invece, è moralmente corrotta.

Sulla questione Baker Hughes Nuovo Pignone nel Porto; sulla questione della Nuova Statale 106; sulla drammatica storia del Tribunale; sulla vicenda Enel; sulla riorganizzazione vera degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano; sulla vertenza di 200 padri di famiglia che da domani dovranno andarsene a lavorare a Montalto Uffugo, perché qui una grande azienda ha deciso di chiudere i battenti; sulla necessità di migliorare la qualità della vita e non rendere questa città un dormitorio; sulla legittima e sacrosanta rivendicazione delle imprese di produrre: su questo vorremmo un comizio SERIO, vorremmo tutti capire qual è la posizione e il coraggio dei due candidati a sindaco che sulle grandi questioni di questa città ancora una volta stanno giocando a nascondino. 

C’è una regione intera che in questi giorni ci osserva e noi, come sempre, stiamo facendo una figura barbina.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.