Le grandi vertenza della nostra terra avvolte da un senso di smarrimento
Il processo di consapevolezza e condivisione in una grande e complessa società come quella della Sibaritide e di Corigliano-Rossano è essenziale per rendere i cittadini artefici e partecipi
Da settimane, ormai, le pagine dei giornali, i talk nostrani sono più o meno pieni di informazioni che riguardano il Piano industriale che Baker Hughes, la grande multinazionale americana, ha presentato per il Porto di Corigliano-Rossano. Ora il problema non è capire da quale parte schierarsi: a favore o contro. Perché sicuramente non ci sono schieramenti se non quello di remare tutti uniti per il bene del territorio. Un investimento di quasi 60 milioni di euro (che poi reali saranno una quarantina!) non può essere buttato alle ortiche, tanto meno si può innescare quel processo malizioso di condanna tout-court di un progetto che in realtà nessuno conosce a fondo. Ed è qui il vero, grande problema.
Ancora una volta i cittadini devono fidarsi di quello che gli dicono gli altri. Nessuno riesce a farsi un’idea concreta di quanto stia accadendo. E questo perché nella nostra società continua a mancare un essenziale processo di consapevolezza e condivisione. Proprio come se chi è stato delegato dalla popolazione ad assumere una rappresentanza istituzionale abbia confuso il valore del confronto con quello dell'essere, a tutti i costi, plenipotenziario nelle decisioni. Purtroppo non funziona così.
In questa prosepttiva non proprio rassicurante, si apre un altro macroscopico problema che colpisce chi fa informazione con l’obiettivo di portare a conoscenza la popolazione di quanto avviene attorno a loro in una eco di conoscenza che diversamente non si avrebbe. Ecco, la stampa e più in generale i mass-media locali, oggi, rischiano di essere trascinati – giocoforza – nel gioco delle fazioni. Così non va assolutamente bene. E la colpa di tutto questo, lo ribadiamo, è di chi dovrebbe essere promotore di confronti e invece si nasconde.
Noi cittadini dalla politica non vogliamo soltanto sapere se sono favorevoli o contrari ad un progetto. Noi cittadini vogliamo che le Istituzioni democratiche ad ogni livello, avendone diritto e autorevolezza, vadano a bussare (come hanno fatto) alle porte della autorità competenti per questo e per tutti gli altri progetti di sviluppo del territorio e portino carte, dati, progetti in piazza, per le strade, allo scopo di educare i cittadini nella massima condivisione.
Sulla vicenda Porto si sentono le assurdità più inaudite. C’è addirittura chi dice che il progetto di BH trasformerà le darsene joniche in una nuova Ilva; c'è chi sventola lo spauracchio del disastro ambientale senza uno straccio di prova in mano; altri che solo per aver letto o sentito la parola “gas” da qualche parte già prospettano scenari antichi e paurosi che non stanno da nessuna parte.
Ma davvero pensiamo che un movimento di persone, una categoria professionali o gli stessi giornalisti debbano sostituirsi alle istituzioni in questo processo democratico? È assurdo. Anche perché tutti gli spazi lasciati vuoti dalle stesse rappresentanze democratiche, le uniche – è opportuno ripeterlo fino alla noia – che hanno l’autorevolezza per farsi da tramite, vengono occupati da falchi e lobby più o meno nostrane, più o meno territoriali, portatori di interesse che non voglio né questo e né altri investimenti per il porto. Mentre il cittadino inconsapevole continua a rimanere vittima della disinformazione istituzionale che, in questa come in altre vertenze, preferisce decidere in solitaria e senza confrontarsi.