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Progetto energia sullo Jonio: necessaria una governance condivisa e partecipata

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Il progetto di realizzare nei porti di Corigliano-Rossano e di Crotone un grande hub di produzione di parchi eolici off-shore,  illustrato nei giorni scorsi dal direttore dell’Eco dello Jonio, dovrebbe suscitare quantomeno interesse perché assicura, insieme ad altri progetti legati alle fonti rinnovabili, come la produzione di idrogeno verde,  una strategia di sviluppo ecocompatibile che dovrebbe dispiegare tutta la sua forza propulsiva lungo il vasto territorio che va dalla Valle del Crati a quella del Neto, passando per quella del Trionto e le “aree interne”, con  baricentro, il Comune unico Corigliano-Rossano e Crotone.

Ci sono le infrastrutture, come i porti, ci sono le cosiddette zone industriali dismesse, con riferimento al sito ex Enel e a quello Eni dell’Ex Pertusola che aspettano da anni di avere una salutare riconversione in termini ecocompatibili; ci sono due “colossi” dell’energia , come Enel ed Eni, che da anni operano sul nostro territorio.

In sostanza c’è un “parterre” di tutto rispetto con il quale poter realizzare, attraverso partecipazione e condivisione, un nuovo modello di produzione di energia, condizione necessaria per la transizione ecologica, “focus” prioritario del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che affranchi, innanzitutto la vasta area indicata, da un modello energetico prevalente non più sostenibile in termini ambientali e di costi economici.

Ci sono, dunque, le condizioni ottimali per raggiungere tale obiettivo ma la strada da percorrere deve essere a senso unico, ovvero nella direzione unica della condivisione e della partecipazione. Qualsiasi tentativo di “colonizzazione energetica” deve essere respinto: sono finiti i tempi in cui, nel chiuso di uno stanza di un commissario prefettizio , si decideva di affidare alla produzione di energia da esportare e di cui neanche una minima parte restava a disposizione dello sviluppo del territorio, centinaia di ettari di terreno vocati all’agricoltura.

Tutti i progetti per la produzione di energia sul territorio siano realizzati attraverso le Comunità energetiche ovvero associazioni composti da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, che scelgono autonomamente di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le sole che possono garantire una governance partecipata e condivisa, per la produzione, lo scambio, l'accumulo e la cessione di energia rinnovabile ai fini dell'autoconsumo, la riduzione della povertà energetica e sociale, la realizzazione di forme di efficientamento e di riduzione dei prelievi energetici dalla rete, nonché per creare un “asset” importante a beneficio della Zes (Zona economia Speciale).

Tra i soggetti partecipanti, i comuni dell’Area vasta indicata, i porti, le piccole e medie imprese, le aziende agricole, enti territoriali, nonché e non per ultimo, l’Enel e l’Eni, mentre la Regione ed i Comuni possono essere i “collettori principali”.

Enel ed Eni, da tempo, sviluppano progetti per la produzione di idrogeno verde mediante l'installazione di elettrolizzatori alimentati da energie rinnovabili e ubicati in prossimità dei siti di consumo: l'energia, prodotta dalla Comunità energica, potrebbe servire anche alla produzione dell'idrogeno verde. Riconvertire, dunque, il sito dell'ex centrale Enel, in direzione della produzione di idrogeno verde, ma anche recuperando progetti, risultati idonei, del bando ''Future-e'' tarati sulla produzione di energia da fonte rinnovabile, ricerca e sviluppo su nuove tecnologie funzionali anche all'operatività dell'impianto turbogas.

Un progetto simile può essere trasferito all'ex Pertusola di Crotone in modo da creare due ''poli'' per la produzione dell'idrogeno verde, sostenibile al 100% perché alimentato da elettricità prodotta da fonti rinnovabili.

L'obiettivo è pienamente compatibile con le “Linee di indirizzo per l'aggiornamento del Piano energetico Ambientale regionale, oggi Piano Regionale Integrato Energia e Clima” della Regione Calabria. In particolare si afferma al Capitolo Idrogeno: «la Regione Calabria presenta nel proprio territorio aree industriali dismesse, ossia in grado di esprimere un forte potenziale di messa a terra di investimenti pubblici attraverso i quali prevedere la riconversione delle stesse aree, da finalizzare alla possibile creazione di centri di produzione e distribuzione di idrogeno verde. I centri di produzione rappresentano asset importanti della strategia regionale di riqualificazione, in una nuova ottica “green” degli insediamenti produttivi “dismessi”, in quanto collocabili e attivabili in aree del territorio regionale (la Regione Calabria possiede oltre 2.400 Ha di aree ZES), in cui la disponibilità di energia verde è in grado di rafforzare l’attrattività dei siti produttivi stessi, anche attraverso l’insediamento di nuovi settori industriali energivori. I siti di intervento sono strategici anche dal punto di vista logistico e, in particolare, sono in grado di rappresentare un punto di forza per l’insediamento e lo sviluppo del sistema industriale regionale e, prioritariamente, delle industrie energivore. Il potenziale economico-produttivo espresso dai territori interessati è in grado di assorbire e “consumare” l’energia verde, utilizzabile in loco...».

In sintonia con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la “Comunità energetica”, è la condizione necessaria (progressivo abbandono delle fonti fossili, in favore delle fonti rinnovabili), per la realizzazione, nella Vasta area territoriale presa in considerazione, della “transizione ecologica”. Gli altri obiettivi sono: a) il ripristino della biodiversità; b) la corretta gestione delle risorse idriche anche per contrastare il dissesto; idrogeologico e l'erosione costiera; c) la rigenerazione urbana-riqualificazione e riuso; d) l'economia circolare basata sul riutilizzo, riciclo, contrasti degli sprechi.

Si apra un tavolo di concertazione con tutti i soggetti deputati a partecipare a realizzare le “Comunità”: è un appello che mi sento di rivolgere, innanzitutto a chi guida il comune unico Corigliano-Rossano che potrebbe, insieme con il comune di Crotone, essere il baricentro del nuovo modello di sviluppo di produzione di energia, fonte essenziale dello sviluppo economico e sociale del territorio.   

Domenico Campana
Autore: Domenico Campana

Laureato in Pedagogia all’Università “La Sapienza” di Roma, è scrittore (autore di numerose pubblicazioni) e giornalista professionista dal 1976. È stato capo servizio politico al ''Secolo d'Italia''; collaboratore della rivista ''Media Duemila''; poi la lunga parentesi di 25 anni all’Agenzia ANSA. Nel 2010 diventa consulente-collaboratore ANSA all'ufficio stampa della Farnesina componente del comitato di redazione del portale (www.esteri.it), mentre dal 2014 al 2019 è stato consigliere del Corecom Lazio.