Donna Assunta, quella femmina leader nella vita ma che non volle mai esserlo in politica
Tonio De Pascali nel suo Corsivo di oggi ci parla di quando e come ebbe l’onore di scrivere “La mia vita con Giorgio” biografia di Almirante raccontata dalle parole della moglie
Donna Assunta se n'è andata.
Un evento, purtroppo, che ti aspetti, ogni giorno, per chiunque abbia superato la soglia dei 100 anni.
E lei, nata del 1921, la soglia, da pochissimo, l'aveva superata.
Non c'è nulla che di donna Assunta la stampa negli ultimi anni non abbia detto e scritto. Nulla. Perchè lei ai giornalisti si dava con piacere e malcelata gioia essendo un "vero animale da palcoscenico" che, come dissi di lei, in sua presenza, ad una presentazione del mio libro su Giorgio, avrebbe potuto presentare Sanremo.
Per la sua ironia, per - quando voleva - la sua comicità innata, per la sua bravura a comunicare con il pubblico.
Nulla di lei che non sia stato detto e scritto, dicevo.
La conobbi undici anni fa quando mi venne in mente l'idea di scrivere la biografia di Almirante, politico del quale al tempo poco si conosceva della vita privata.
Mi ricevette con fredda gentilezza dopo avermi anticipato, al telefono, quando le avevo chiesto un appuntamento, che non aveva intenzione di realizzare nulla sul marito.
«Troppa gente da anni mi sta tempestando di richieste», disse. «E sono scocciata. Non se ne fa niente».
Io comunque all'appuntamento ci andai e, come previsto, lei rifiutò. Dopo avermi, però, tenuto per ore ed ore a raccontarmi del marito.
Azzardai. Scrissi alla buona un centinaio di pagine, le misi in una busta col mio nome e numero di telefono e gliela misi tra le mani quando, tra centinaia di persone, andai a porgerle il saluto il giorno della commemorazione del marito, alla chiesa degli Artisti, in piazza del Popolo. Lei la afferrò senza, ovviamente neanche ricordarsi di me.
Il pomeriggio successivo mi chiamò.
«Lei è un vero mascalzone. Non piangevo dal giorno della morte di Giorgio», esordì. «E stanotte ho pianto tanto. Senza dormire un minuto perché ho letto per tutta la notte le pagine che m'ha fatto avere. Domani venga a trovarmi. Il libro si fà».
E il libro si fece.
Ebbe così inizio una bellissima ed affettuosa amicizia. Mi chiamava un giorno sì ed un giorno pure. Mi raccontava di tutto, commentava gli eventi politici della giornata, mi faceva confidenze riguardo tanti politici che aveva conosciuto tramite il marito. Una volta uscirono sulla stampa i nomi di alcuni politici sospettati di essere gay. Qualcuno di questi aveva seccamente smentito a mezzo stampa. «Mi diceva Giorgio», disse sganasciandosi di risate, «che notizie del genere non vanno nemmeno commentate e che in casi del genere chi smentiva era sicuramente reo».
La sua enorme intelligenza unita ad un'arguzia impareggiabile ed alla vicinanza di Almirante ne avevano fatta una donna conoscitrice come pochi del mondo politico.
Sapeva sempre tutto. E quel tutto, lo dico con orgoglio, mi confidava.
Affettuosamente mi aveva anche nominato suo "addetto stampa". E quanto fosse importante il suo parere lo dimostrava il fatto che le agenzie perentoriamente pubblicavano quanto mandavo loro.
La accompagnavo in tutti gli eventi pubblici e mi pregiavo del fatto che chiedesse il mio parere su quanto accadeva.
Perchè non era solo "la vedova di Almirante". Era una donna che se avesse voluto fare politica, e molti glielo chiedevano, avrebbe "sfondato". Ma lei saggiamente aveva sempre rifiutato, soprattutto per l'età.
Ricordo con grande affetto quando, a sera tardissima, come era spesso fare, mi chiamò per raccontarmi l'ultima - perché ne faceva tante - sua "avventura comica". Viaggiava spesso sola, aveva al tempo 94-95 anni, non ricordo bene, e prima di arrivare a Roma, mi pare da Napoli, chiamò il figlio per venire alla stazione a prenderla. Orbene lei scende gli scalini, il figlio la accompagna con la mano e scesa sul marciapiede si avvia ad uscire con il figlio. Fanno alcuni passi ed il figlio le dice qualcosa ma lei non risponde. Il figlio si volta e non la vede più. Mamma! Mamma! ed ecco lei uscire da sotto il treno, tra le ruote, nera come uno spazzacamino. Era caduta tra le rotaie. Tutti la circondarono preoccupati ma lei, col volto sporco, rideva come una bambina. E come una bambina, sganasciandosi di risate, mi raccontava.
Ecco, questa era donna Assunta.
E così mi piace ricordarla.
Perchè era pure, purtroppo, politicamente circondata da un "cerchio magico" che più che cerchio era un roveto di spine e pian piano ci allontanammo.
Ma ogni tanto. spesso, tra i miei ricordi, quella sua voce squillante con un duro accento calabrese che non aveva mai abbandonato, la sento ancora.
E la sentirò sempre.
Ciao Assunta.