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Il grande bluff lo subisci quando non hai il coraggio di andare a "vedere" le carte dell’avversario

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Una strada di 69km, con 11 viadotti, una galleria naturale di 800metri, un sottopassaggio ferroviario e 10 svincoli. Al momento della presentazione del suo progetto definitivo al Ministero delle Infrastrutture mancavano quasi la metà dei soldi per finanziarla. L’iter è andato avanti, è arrivato sui tavoli del Cipess. A conti fatti, sul progetto esecutivo, per realizzare quella strada mancavano all’appello 284 milioni di euro. Tutto fermo? No. Nel 2022 saranno avviate le procedure di gara e in 6 anni quell’arteria stradale a 4 corsie vedrà la luce. Fine della storia: sono stati trovati i soldi mentre il territorio è stata una spina nel fianco del governo per 18 anni, incalzando e chiedendo a che punto fosse l’iter burocratico.

Stiamo parlando della superstrada Catania-Ragusa, un’opera strategica per la Sicilia orientale che in quanto a bisogni ed esigenze è molto simile alla futuribile Sibari-Corigliano-Rossano. È la dimostrazione plastica che per le grandi opere - specie se sono urgenti e necessarie -  i soldi solo il problema minore.  

Tra la Catania-Ragusa e la Sibari-Corigliano-Rossano c’è solo una differenza sostanziale. Anzi, due.

La prima. La questione sicurezza che, al netto di improbabili classifiche, snocciolate come rosari a tempi alterni, pone la Statale 106 in una condizione strutturale tale da non poter essere più concepita com’è ora. Non ci servono graduatorie di pericolosità per classificarla, ci bastano i morti che ogni anno causa questa maledettissima strada per porla in testa a qualsiasi altra esigenza sussistente. Potrebbe essere anche l’ultima nelle “statistiche di pericolosità”: la “centosei” è una priorità morale e politica. Senza discussioni.

La seconda. Una pessima qualità dell’indignazione. Sarò impopolare ma credo sia una chiave di lettura reale se contestualizzata in una visione più generale. Alle latitudini sibarite siamo avvezzi a cospargerci il capo di cenere e gridare “al lupo” quando il lupo ha già sbranato le pecore. È successo con la storia della soppressione del Tribunale (la più grande ingiustizia mai patita da questo territorio nell’ultimo secolo) per la quale abbiamo mosso le “truppe cammellate” solo quando era troppo tardi, pieni in petto di virilità. Pur sapendo che il nostro presidio di Giustizia da anni rimaneva ripiegato su sé stesso. Succede oggi con la nuova proposta progettuale per la realizzazione di una nuova bretella autostradale che colleghi Corigliano-Rossano al resto della mobilità nazionale.

Ci perdiamo in chiacchiere e assurdità, perdendo di vista l’obiettivo.

Finalmente, a distanza di 20 anni – dopo la beffa della Legge Obiettivo che fu, sì, un’operazione illusoria in un territorio che aveva appena perso la grande occasione di diventare provincia – si ritorna a parlare concretamente di una nuova strada moderna, veloce e sicura. “Eh ma fan a mossa!” Potrebbe anche essere ma non lo sapremo mai se non si ha il coraggio di aprire la porta del dialogo e del confronto.

Si sta perdendo tempo senza un reale motivo e adducendo motivazioni che non trovano alcuna reale giustificazione: «Non ci sono i soldi», «la strada passerebbe in mezzo alla città» (ma quando mai?), «strade sul mare non se ne fanno perché, le strade sul mare uccidono l’economia turistica» (nell’alto Jonio dove la nuova SS106 transita praticamente in mare ci sono realtà che da anni sono insignite della Bandiera Blu ed il loro turismo, se non fosse per poche nostre importanti realtà imprenditoriali, ce lo sogneremmo!); «il nuovo progetto produrrebbe un enorme impatto ambientale» (perché l’altro, invece, quello vecchio di 20 anni con 46 gallerie e 38 viadotti collinari sarebbe bellissimo da vedere!).

Sono le congetture di chi non risica e poi rosica,  che si adducono per un semplicissimo motivo: non si ha la lungimiranza di portare avanti il gioco e scoprire se chi ti sta davanti stia barando, o meno.

Il mood di oggi è quello dell’attesa. Prima abbiamo aspettato che cambiassero i vertici nazionali di Anas; ora aspettiamo di poter interloquire con il nuovo management; domani, poi, ci sarà l’attesa per il cambio a vertice dell’ufficio del Commissario per la Statale 106; poi aspetteremo il nuovo Ministro.

Intanto sulla Statale 106 continueranno a morire persone e quei soldi che già ci sono (150 milioni del Contratto di Programma) e sono pronti per essere investiti sul tratto di Statale 106 tra Sibari e Rossano finiranno altrove. Dove hanno sicuramente più capacità di noi nell’incanalare i bisogni e rendere proficue le vertenze territoriali. Per la SS106 nel tratto Sibari-Crotone in questo momento gravitano all’incirca 800 milioni di euro. Sono persuaso anche io del fatto che, forse un raddoppio dell’intera tratta non avverrà mai. O comunque non avverrà adesso. Chi godrà della gran parte di questi soldi, ammesso che non vengano rimpinguati con altre risorse? Sicuramente chi si farà trovare pronto.

Oggi abbiamo un vantaggio: l’iter progettuale della Sibari-Corigliano-Rossano è quello in stato più avanzato rispetto agli altri lotti fino a Crotone. È nelle fasi del progetto definitivo.

Fossi nei panni dei nostri stratega non perderei altro tempo per svelare eventuali bluff. Non costa nulla!

E se poi non fosse un bluff? Avremmo perso l’ennesima occasione. A vantaggio di chi?

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.