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Quei dieci giorni del 1582 cancellati dalla storia

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Questa affascinante storia che non tutti conoscono affonda le radici nella notte dei tempi. Tutti i popoli dall’alba della civiltà hanno cercato invano di sincronizzare con esattezza le date del calendario con i cicli delle stagioni. La difficoltà di porre rimedio a tale esigenza era dovuta principalmente alla non esatta determinazione della durata dell’anno solare e alle scarse conoscenze scientifiche del tempo.

Luigi Lilio, medico e astronomo, ideatore del calendario gregoriano tuttora adoperato da tutta l’umanità, è riuscito in questa impresa correggendo il vecchio calendario di Giulio Cesare emanato nel 46 a.C.. Tuttavia l’opera non è legata al suo nome, ma al Papa che la promulgò: il bolognese Ugo Boncompagni, al secolo Gregorio XIII, pontefice dal 1572 al 1585.  Il nome di Luigi Lilio, ideatore della riforma, è invece sconosciuto agli stessi calabresi e noto soltanto ad una piccola cerchia nell’ambito astronomico.

Lilio nacque nel 1510 a Cirò. Dopo aver compiuto gli studi di medicina a Napoli si trasferisce a Roma ed è accertato che vent’anni dopo era lettore di medicina presso lo Studio di Perugia. Non sappiamo dove e quando morì, ma sicuramente prima del 1576. Medico, dunque, ma anche edotto di matematica e di astronomia, come del resto era normale che avvenisse per l’istruzione universitaria dell’epoca. Tra le discipline che l’aspirante medico doveva studiare c’erano l’astronomia e l’astrologia per via degli influssi che gli astri potevano avere sulle malattie. Sono poche le vicende note della esistenza di Luigi Lilio, tanto che in passato ne è stata persino messa in dubbio l'origine calabrese. Nulla era noto delle condizioni sociali della sua famiglia di origine di cui sembrava essersi persa ogni traccia. Riferimenti ben precisi sulla famiglia Lilio a Cirò sono recentemente emersi da alcuni atti notarili depositati presso l’Archivio di Stato di Catanzaro.

La necessità di correggere il vecchio calendario giuliano nasce dalla discordanza tra le date del calendario giuliano e l’equinozio di primavera. Questo problema era particolarmente sentito dalla Chiesa Cattolica, che già dal Concilio di Nicea del 325 aveva legato al novilunio e all’equinozio di primavera il suo mistero fondamentale: la Resurrezione di Cristo. I Padri del Concilio di Nicea avevano stabilito che la Pasqua di Resurrezione doveva essere celebrata nella domenica seguente alla XIV Luna (plenilunio) del primo mese dopo l'equinozio di primavera. Nella metà del 1500 il calendario giuliano aveva segnato come giorno dell’equinozio di primavera il 21 marzo, ma gli astri l’avevano indicato l’11 marzo cioè circa 10 giorni prima. In considerazione di ciò, la Pasqua veniva celebrata nel periodo astronomicamente sbagliato. Appare ormai improcrastinabile la riformulazione del calendario, ma era un compito arduo da svolgere.

Le difficoltà astronomiche da risolvere riguardavano sia il moto apparente del Sole, sia il moto relativo della Luna. Il moto dei pianeti, come oggi sappiamo, è tutt’altro che regolare ed uniforme. In particolare, non è uniforme il cammino della Terra attorno al Sole e, di conseguenza, nell’ottica pre-copernicana, non è neppure uniforme il moto del Sole rispetto al nostro pianeta. Il calendario è la rappresentazione degli aspetti periodici di questo moto; quindi finché esso si basa su regole precise e invariate nel tempo, è destinato a sfasarsi rispetto ai fenomeni celesti e ogni tanto deve essere “aggiustato” se lo vogliamo sincronizzato con le stagioni. La Terra non presenta solo il moto della rotazione e della rivoluzione, ma è soggetta anche ad altri movimenti meno appariscenti; uno di questi, detto della “precessione degli equinozi”, consiste in una specie di moto di trottola che fa oscillare l’asse di rotazione con un periodo di circa 26 mila anni.  Il moto orbitale della Terra è riproducibile solo nel suo complesso, ma una formalizzazione accurata deve considerare la variabilità di tutti i termini descrittivi, causata da altre oscillazioni proprie della Terra, dalle perturbazioni gravitazionali degli altri pianeti e dal rallentamento di rotazione per effetto delle maree.

A metà del XVI secolo aver trascurato tutto ciò comportava un ritardo di circa 10 giorni della reale posizione della Terra rispetto al calendario giuliano allora in uso. In breve, l’anno del calendario civile era considerato di 365,25 giorni, più lungo dell’anno solare di cui era incerta la reale misura.

Trovare una soluzione non era semplice. Non era ancora pronta la scienza che poteva fornire le risposte cercate. Mancavano le osservazioni di Galileo, mancavano la modellizzazione matematica di Keplero e le sue leggi sulla cinematica dei pianeti. Mancavano soprattutto la meccanica di Newton, la sua legge di gravitazione universale e il potente metodo di calcolo infinitesimale. È in questo quadro che si ha notizia della presentazione alla Commissione Papale, appositamente costituita da Gregorio XIII, della proposta di riforma del calendario elaborata da Luigi Lilio.

Questa proposta venne inviata in forma di Compendium ai Principi cristiani, Università e Accademie più rinomate d’Europa, con l’invito di esaminarla, correggerla o approvarla. Gli esperti in matematica ed astronomia esaminarono la proposta ed inviarono i loro commenti al papa. I giudizi degli esperti, trentaquattro rapporti, furono quasi tutti positivi. Papa Gregorio XIII il 24 febbraio 1582 con la bolla Inter gravissimas promulgò il nuovo calendario.

In generale, la semplicissima regola delle intercalazioni adottata dalla riforma “liliana” è la seguente: un anno comune contiene 365 giorni, 366 giorni l'anno bisestile. Il giorno in più viene aggiunto alla fine di febbraio. Ogni anno dell'era cristiana dopo il 1582 se è divisibile per 4 è un anno bisestile. Gli anni centenari (anni di fine secolo) sono bisestili solo se sono divisibili per 400.

In quanto allo spostamento dell’equinozio di primavera, Lilio propose di eliminare 10 giorni dal vecchio calendario. I dieci giorni eliminati furono quelli compresi tra il 5 e il 14 ottobre del 1582.

Come Lilio sia arrivato alla formulazione del nostro calendario non è molto chiaro poiché il suo manoscritto non è mai stato stampato ed è scomparso senza lasciare traccia.

Risolto il problema del calendario civile, non così semplice era arrivare alla esatta determinazione della data della Pasqua. Lilio mediante due equazioni accordò il ciclo solare con il ciclo lunare ed elaborò una tabella di validità ultra-millenaria dando vita ad un originale e complicatissimo “ciclo delle epatte”. Se si conosce l’età della luna, ossia l’epatta il primo gennaio di un qualsiasi anno, si possono facilmente determinare tutti i giorni di quell’anno nei quali la luna sarà nuova o piena e di conseguenza si determina senza incertezza la data della Pasqua.

Il Calendario di Lilio si accorda con l’inclinazione esatta dell’asse terrestre rispetto al sole. È pressoché un calendario perfetto: subisce uno scarto di soli 3 giorni ogni diecimila anni e un giorno ogni milione di anni. L’equinozio di primavera e le date della Pasqua saranno sincronizzate per altri 5 miliardi di anni, fin quando durerà il nostro sistema solare.

Tutto questo è opera di un calabrese che quasi nessuno conosce.


In copertina: La tavola della biccherna, n. 72. Archivio di Stato Siena. Tempera su tavola, cm 52,4×67,8. Il dipinto, di autore sconosciuto, rappresenta Gregorio XIII che, assiso in trono, presiede la commissione del calendario. Intorno al tavolo, sul lato destro, diverse personalità del clero, laici e lo studioso orientale Ignazio Nehemet, sono ritratte mentre sono impegnati in una vivace discussione. Il personaggio in piedi, potrebbe trattarsi di Antonio Lilio oppure di Cristoforo Clavio, indica con una bacchetta l’arco inferiore della sezione di un diagramma corrispondente all’anno tropico, mentre l’arco superiore rappresenta un segmento dell’anno calendariale diviso in giorni. In corrispondenza dei segni zodiacali della Bilancia e dello Scorpione sono indicati i dieci giorni, compresi tra il 5 e il 15 ottobre dell’anno solare, che furono tolti dal calendario.

Francesco Vizza
Autore: Francesco Vizza

è direttore dell’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici del CNR. (ICCOM-CNR). È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche per reviewed di scienze chimiche, di 36 brevetti di invenzione industriale, di 2 monografie, di numerosi capitoli di libri su processi chimici sostenibili. Da anni svolge anche attività di ricerca archivistica mirata alla riscoperta di personaggi poco noti nella storia della scienza. Ha pubblicato, tra l’altro, "Luigi Lilio Medico Astronomo e Matematico di Cirò, ideatore della Riforma del Calendario Gregoriano", Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2010; "Giano Lacinio Alchimista Francescano del Cinquecento", Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2014 e il "Graphic novel Luigi Lilio – Il Dominio del Tempo", BeccoGiallo, Padova, 2017 (insieme a G. Capoano).