De’ remi facemmo ali al folle volo
Pronti, o quasi, per una nuova avventura, migliaia di studentesse e studenti, armati di sogni, si apprestano a compiere l’entusiasmante viaggio che li catapulterà nel mondo universitario
Il passaggio verso la vita universitaria rappresenta un nuovo inizio, che collima esattamente con la ripresa del nostro Paese, un secondo Rinascimento che riesce a rinsaldare le nostre speranze verso il futuro. La pandemia ci ha tolto tanto; ora, mossi da nobili intenti, ci avviamo verso una nuova realtà. Non è facile mettersi in viaggio e lasciare gli affetti ed i luoghi del cuore, ma è necessario compiere questo grande sacrificio. Giovanni Verga con il suo “ideale dell’ostrica” non avrebbe approvato questo nostro esodo, ma fortunatamente accorre in nostro aiuto l’Ulisse di Dante, che fa riecheggiare nei cuori di ognuno le parole della sua celeberrima orazion picciola: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Così ci sentiamo più sicuri e, muniti di curiosità e affamati di conoscenza, ci autoconvinciamo di quanto i cambiamenti siano necessari ed anche inevitabili.
Siamo pronti a spiccare il volo? Siamo pronti a lasciare l’amato nido? Siamo pronti a calarci interamente nel mondo esterno?
C’è solo un modo per scoprirlo, ovvero provarci. È necessario provarci, dobbiamo osare, proprio come la gabbianella Fortunata di Sepùlveda, perché “Vola solo chi osa farlo”.
Nei giorni che precedono la partenza, la compagnia di amici e parenti si trasforma in un tesoro inestimabile di cui apprezzare ogni singolo momento, sorriso e abbraccio. La mente inizia a vagare alla ricerca di ricordi preziosi da portare con noi in valigia, affinché la lontananza si faccia meno sentire. Ricordi fatti di sapori, suoni e odori, che costantemente ci riportano a casa, quella casa che forse un tempo non vedevamo l’ora di lasciare. Ahimè, spesso ci accorgiamo del valore delle cose solo quando le perdiamo! Non potremmo commettere errore più grande. Ecco perché credo che sia necessario vivere a pieno ogni attimo, seguendo l’insegnamento oraziano del “carpe diem”, e solo così non avremo ripensamenti o rimpianti, solo così vivremo per davvero.
A vele spiegate, come novelli Argonauti, ci dirigiamo chissà dove, alla ricerca di qualcosa che ci faccia battere il cuore per le forti e belle emozioni che ci aspettano. Tra i membri dell’equipaggio della nave siedono tutti i nostri desideri più reconditi, pronti a dare dimostrazione del loro valore, ma tra questi trova asilo anche qualche timore che, altrettanto profondo e nascosto, funge da impedimento. Ed è proprio qui che si misura la nostra audacia, perché, come scriveva Seneca al caro Lucilio:“anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia”. Dobbiamo quindi credere in ciò che il futuro ha in serbo per noi.
Si preparano le valigie, ci si prepara interiormente e, come in un classico propemptico, ci auguriamo che questo viaggio vada bene. Il viaggio è incontro, l’incontro si esplica in confronto, e dal confronto viene fuori la conoscenza. Come spugne siamo pronti ad assorbire tutto ciò che ci si presenta davanti e a renderlo elemento indispensabile per l’esperienza, che trasformiamo con abilità in competenza.
Ci siamo, è il nostro momento, forti del sostegno di chi da sempre ci supporta e sopporta, ci imbarchiamo per questo nuovo episodio della stagione della nostra vita. Cesare Pavese scriveva: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Un giorno, dopo aver a lungo viaggiato, ritorneremo, e scopriremo che tutto era lì ad aspettarci, ed anche se molte cose saranno cambiate, con gli occhi del cuore, riusciremo nuovamente a coglierne i dettagli imperituri che abbiamo sempre amato.
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