«La storia delle donne è la storia stessa del rispetto per la dignità di tutti, a cominciare dalle persone più fragili»
Alla faticosa ricerca del work life balance, pagando con i propri sacrifici i limiti della società, ecco come, tra resilienza e autorevolezza, empatia e responsabilità etica, creatività e concretezza, le donne sono naturalmente leader, ma ancora troppo poco riconosciute!
La strada delle Pari opportunità, ancora intrisa di ostacoli in Italia, rischia con la pandemia e i suoi effetti collaterali, dalla depressione economica al welfare compromesso e lacunoso, di aggravarsi ulteriormente d’ingiustizie. Il rischio è che le misure politiche finora messe in campo come correttivi di un passato storico altamente iniquo, perdano la loro incisività e confermino statistiche impietose sia sull’accesso delle donne nel mondo del lavoro, sia sulla loro retribuzione nonostante titoli di studio e competenze, che sulla loro carriera. Ancora una volta, ci confrontiamo con la difficoltà, tutta storica per le donne, di poter esprimere in pienezza la propria libertà di scelta e di dover mediare con sacrifici personali i limiti della società che le espelle dai ruoli apicali salvo poi chiamarle in causa nelle criticità, quale quella che attraversiamo in tempi di pandemia. La storia delle donne è la storia stessa della libertà e del rispetto per la dignità di tutti, a cominciare dalle persone più fragili, spesso discriminate.
La leadership femminile coincide spesso con queste battaglie chiare e forti, coraggiose e creative, nella tutela dei diritti di persone fragili, che non hanno neppure la consapevolezza dei propri diritti. Proprio per questo la leadership femminile si caratterizza per un costante lavoro di bilanciamento tra impegni familiari e impegni professionali (work life balance), nella estenuante ricerca della eccellenza, che è prima di tutto eccellenza etica, alla ricerca del bene delle persone che sente come affidate alle sue cure, in famiglia e non solo! La leadership al femminile mostra anche ai nostri giorni che doti o qualità associate all'immagine femminile non sono sempre adeguatamente valorizzate. Come se a livello sociale se ne sottovalutasse la competenza specifica raggiunta con anni di studio e di esperienza sul campo, la capacità di motivazione e di trascinamento che riesce a trasmettere ai propri collaboratori, e gli indubbi risultati ottenuti nel raggiungimento degli obiettivi.
Nel port-folio delle competenze femminili ci sono qualità molto interessanti ai fini della leadership, come la resilienza, l'assertività, l'empatia, la solidarietà e la capacità di creare consenso anche durante negoziati difficili; ma anche la creatività, il senso di responsabilità, lo spirito di collaborazione che giunge fino ad ottenere risultati positivi, a volte decisamente migliori dei risultati attesi. Ma ciò che forse colpisce maggiormente nella donna è la capacità di integrare aspetti, che sono tenuti tendenzialmente separati, in una logica di concretezza che permette di ottenere risultati creando un maggior grado di soddisfazione tra tutte le parti interessate. Il giusto mix tra aspetti economico-finanziari, organizzativo-gestionali, affettivo-relazionali, ne fa un naturale punto di riferimento nel gruppo ed è in questo mix di competenze dove più e meglio si definisce il suo stile. Anche se a volte proprio questa ibridazione dei saperi può essere percepita come una competenza di secondo livello, se confrontata con quella degli esperti nelle singole discipline. E può indurre a sottovalutare lo sforzo di sintesi che lei impone a sé stessa e al gruppo di cui ha la leadership. La sua autorevolezza si misura dall’equilibrio con cui le diverse competenze teoriche trovano riscontro nella fase applicativa ai problemi concreti, in attesa di soluzioni, che lei spesso individua con una creatività che sorprende. Sempre aperta a quella dinamica relazionale, in cui si finisce col privilegiare l’etica della cura, perché risponde all'immediatezza dei bisogni delle persone: cosa può essere utile a questa o a quella persona, a questa o a quella classe di persone, come si adattano le nuove scoperte, i progressi della scienza e della tecnica ai bisogni delle persone a cui ci si rivolge.
Ciò nonostante, in Italia esiste ancora una evidente disparità di genere nel riconoscimento della leadership femminile sia a livello socio-professionale che socio-economico, con le ben note conseguenze, per cui il gap aumenta quando si passa a posizioni di tipo sempre più elevato sul piano della progressione di carriera. Al riconoscimento del talento personale non corrisponde il riconoscimento di ruolo, per cui avere accanto una donna con doti di leader è sempre un valore aggiunto, perché attraverso di lei è possibile risolvere problemi di natura molto diversa. Ma questo non facilita certo che la donna occupi il ruolo di maggior riferimento. In altri termini: la donna è irrinunciabile sul piano complementare, ma resta seconda sul piano fattuale
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