Questa notte è andata via una donna che ha combattuto e a lavorato fino all'ultimo per la sua terra. Un esempio, un politico e un messaggio vivente di orgoglio e dignità Per capire chi era Jole Santelli bisogna tornare al 27 gennaio 2020. Per la prima volta nella storia, la Regione Calabria eleggeva una donna sullo scranno più alto di Palazzo Campanella. Con un filo di voce annunciava il suo trionfo e un corso politico durato appena 10 mesi e che, stanotte, si è concluso con la notizia più devastante.
La formazione Jole Santelli nasce e si forma a Cosenza e si trasferisce dopo la maturità a Roma dove studia e si laurea in Giurisprudenza. Il rapporto tra la futura Governatrice e il capoluogo bruzio è viscerale anche nella sua scelta di campo. Cosenza, a cavallo degli anni 80, significa PSI e lei muove i primi passi all’ombra del garofano. Tangentopoli porta alla diaspora socialista e la Santelli vira su Forza Italia, anche perché entra nello studio di Cesare Previti, che degli azzurri è un fondatore. Nel 2001 è eletta in Parlamento nella circoscrizione Calabria, collegio di Paola, e inizia la sua scalata.
Il potere A Montecitorio e nelle esperienze amministrative a Cosenza si dimostra l’erede della tradizione socialista cosentina che ha superato le nomenclature e ha avuto il bandolo della matassa del potere in Calabria: Giacomo Mancini, Pino Gentile e infine lei, che lavorava a Roma ma sognava nella sua terra.
Il coraggio La Calabria perde, oltre che il Presidente di Regione, anche un Politico che in una latitudine in cui vige la legge del patriarcato maschile ha mostrato, più di una volta, la scimitarra tra i denti per difendere il suo essere donna. Dopo il lutto, la retorica è un supplizio più per chi resta che per chi va via, ma noi tutti - al di là del credo politico - perdiamo un esempio di come le idee e le ambizioni possano e debbano portare all’abnegazione più totalizzante. A tal proposito, in celebre spirito inespugnabile Bruzio, da annoverare lo scontro Calabria-Governo per la riapertura anticipata di bar e ristoranti. Eravamo a Maggio e, come scrivemmo, alla luce dei numeri del contagio, la Santelli ebbe ragione. La storia si conclude dove è iniziata: ancora in quel 27 gennaio, nel giorno più importante del suo passaggio terreno, questa volta con un giro di tarantella e con lo spumante che annaffiò la gioia, il coraggio e la passione di una donna che ha lasciato politicamente orfana una regione ma, allo stesso tempo, in eredità un insegnamento, quello di combattere contro tutti per i propri sogni e progetti, anche se si trattasse di una malattia incurabile e, quindi, anche contro sé stessi. di Josef Platarota