Prendiamo atto della (in)decisione della Commissione elettorale in merito alla questione delle sottoscrizioni delle liste della coalizione Mascaro precisando che la vicenda potrebbe riproporsi, in tutta la sua oggettiva gravità, all’indomani delle elezioni ai sensi dell’art. 129, comma 2, del Codice del Processo Amministrativo. Responsabilmente i sottoscrittori dell’esposto hanno ritenuto di dover sottoporre all’evidenza istituzionale un problema di legalità concernente l’autenticazione delle sottoscrizioni da parte di soggetto decaduto ex lege dalla funzione pubblica sebbene, assai singolarmente, la Commissione circondariale e la Prefettura non siano entrati nel merito dopo ben 5 giorni di attesa; il che la dice lunga sulla (indubbia) sussistenza del problema sollevato. La vicenda assume contorni foschi ed allarmanti specie alla luce della sentenza del TAR Calabria n. 1060/2016 resa sulla nota vicenda Occhiuto sulla quale peraltro ha avuto modo di esprimersi (compiaciuto) lo stesso segretario regionale del PD Ernesto Magorno il quale testualmente: “È una decisione che premia la battaglia condotta dal Partito democratico, finalizzata al rispetto delle norme in un contesto imprescindibile di legalità. Una nomina che era viziata da evidenti profili di inopportunità politica e istituzionale: la legge, infatti, è molto chiara nello stabilire che il presidente cessa le proprie funzioni dal momento in cui decade da sindaco. Con la sentenza di oggi, il Tar riconduce la vicenda della successione alla presidenza della Provincia nell’alveo della legalità, come sollecitato dal nostro Partito sin dall’inizio”. Al solito, dunque, il PD declama ma non applica il principio di legalità ovvero lo richiama a seconda delle proprie convenienze. La (in)decisione della Commissione e della Prefettura si caratterizza per inconcludenza e passività giacchè non si comprende la ragione sottesa al “non luogo a provvedere” che richiama, “absit iniuria” alla memoria la vicenda di Ponzio Pilato (guarda caso) prefetto di Roma al tempo di Gesù. Alcuna esultanza, quindi, dovrebbe pervadere il candidato Mascaro il quale ciancia di ignoranza e malafede sottese alla sottoscrizione del (fantomatico) ricorso da parte di altri candidati. Chiara e dirimente sul punto la decisione del TAR, e prima ancora del Consiglio di Stato (sentenza nr. 1721/2015), tanto elogiata dallo stesso PD: nelle motivazioni si legge testualmente che ”…si deve ritenere che, verificatosi l’effetto dissolutorio del consiglio Comunale di Cosenza per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri, il sindaco è ipso jure decaduto dalla carica di presidente della Provincia … ai sensi dell’art. 1, n. 65 della Legge 56/2014”, cosiddetta legge Del Rio. Da ciò consegue, secondo i giudici del TAR, la nullità degli atti sottoscritti dall’ex Presidente (della Provincia) Occhiuto all’indomani del dissolvimento del Consiglio Comunale di Cosenza. Orbene, guarda caso, l’art. 1, n. 69 della stessa legge prevede che, testualmente, “Il consiglio provinciale e' eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della provincia. Sono eleggibili a consigliere provinciale i sindaci e i consiglieri comunali in carica. La cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere provinciale”. Ciò detto, anche i non vedenti si accorgerebbero che vi è un problema di legalità degli atti sottesi alla presentazione delle liste di Mascaro in quanto autenticate (o meglio, non autenticate)da chi non rivestiva più la carica di consigliere provinciale essendosi dimesso, assieme ad altri, da quella comunale. Ebbene, delle due l’una: o l’ignoranza (cronica) regna sovrana in casa (in senso politico ovviamente) Mascaro oppure ignoranti sono pure gli avvocati, tre Giudici del TAR che hanno emesso la sentenza e cinque della terza sezione del Consiglio di Stato, almeno ben otto ignoranti!!! L’invito ai cittadini ed elettori a valutare attentamente chi votare ben consci dell’abusività ed illegittimità della partecipazione di queste liste collegate a Mascaro alla competizione elettorale che a breve potrebbero sciogliersi come neve al sole.