La prima Commissione “Affari Istituzionali, affari generali e normativa elettorale”, presieduta dal consigliere
Franco Sergio, ha deliberato ieri mattina all’unanimità la risoluzione da sottoporre alla successiva approvazione dell’Aula per l’indizione del referendum consultivo da parte della
Giunta regionale relativo alla
fusione dei comuni di Corigliano e di Rossano. “Abbiamo consumato – spiega il presidente Franco Sergio- in Commissione il passaggio che si rendeva necessario nel rispetto della scelta, tradotta in apposite delibere, dei rispettivi consigli comunali e del Comitato Cento Associazioni di procedere a questa fusione. Di fatto, qualora venisse confermata con il referendum la volontà popolare, nascerebbe la terza città della Calabria con un bacino di circa 80 mila abitanti. E’ inutile sottolineare – aggiunge il presidente Sergio- quali e quanti vantaggi, in termini di impatto innanzitutto economico con il valore aggiunto determinato da un gestione dei principali servizi sul territorio. Ma anche sociale e culturale, deriverebbero da questa ipotesi di accorpamento che disegna sul territorio un percorso di cittadinanza attiva corroborato da affinità di carattere storico, civile e identitario”. Frattanto il dibattito attorno al progetto di fusione si anima sempre più e, come avvenuto anche in altre circostanze, non manca chi protende per un percorso che porti alla realizzazione di un’area vasta che comprenda altre realtà oltre ai due grandi centri.
FUSIONE DEI COMUNI DI CORIGLIANO E DI ROSSANO
E’ il caso di
Alberto Laise, componente del Coordinamento provinciale di
Sinistra Italiana che in un comunicato stampa ne spiega le motivazioni. “Che la fusione tra Corigliano e Rossano lasci mille perplessità è cosa che avevo evidenziato sin dalla sua prima discussione in Consiglio Comunale in un incontro tra le forze che componevano l’ex centrosinistra coriglianese. Avevo perplessità molteplici sia sull’impianto legislativo, sia sul ruolo della regione ed il suo sostegno, sia sui vantaggi che avrebbe o meno portato alle città. Quello che preoccupava e che, a distanza di più di un anno, continua a preoccupare è la totale mancanza di uno studio di fattibilità che evidenziasse nel particolare costi, benefici e difetti del progetto. A tutto ciò si aggiunge, anzi precede, l’idea che, se si vuole rafforzare il territorio nel suo complesso non può limitarsi a ragionare su Rossano e Corigliano ma è necessario parlare di Area Vasta con tutta la
Sibaritide. Ed è qui che non capisco, dopo aver ascoltato con favore le parole del sindaco di Cassano, perché il “niet” di chi preme per la fusione? Se al centro c’è l’interesse del territorio, un ragionamento che coinvolge 200 mila abitanti ha un valore maggiore. Aprire all’Area Vasta, senza perdere l’autonomia dei singoli comuni offrirebbe certamente strumenti “politici” più forti rispetto ai problemi che affliggono l’intero territorio. Ad oggi ragionare sulla fusione, a mio avviso, quindi rimane un rischio per il nostro territorio proprio perché troppe sono le domande a cui non si vuole rispondere. Prendersi del tempo, ragionare in assemblee aperte ai cittadini, coinvolgere i sindaci da Cariati a Rocca Imperiale, dare spazio ad un’idea più ambiziosa potrebbe essere l’unica soluzione che permetterebbe di non ridurre a terra di frontiera questo pezzo di mondo”.
Fonte: La Provincia