Quando il Fondaco di Rossano era al centro dell'import-export del Mediterraneo
Il professore Francesco Joele Pace, con un contributo, ricostruisce gli atti notarili del passato

CORIGLIANO-ROSSANO - Il 14 novembre 1568 in Rossano sono comparsi innanzi al notaio Giovan Lorenzo Theti il nobile Nicola Troyese di Cosenza, agente a tutte le cose infrascritte per se ed i suoi eredi, e il nobile Lorenzo de Astore di Rossano, similmente operante alle cose infrascritte per se ed i suoi successori. Il mercante cosentino ha asserito, in presenza del giudice ai contratti e dei relativi testimoni, di dover consegnare all'anzidetto de Astore la somma di ducati 400 per l'acquisto di merci di diverso genere, così descritte:
«mazi sexanta de cortella interzati de la Scala; pezi de tele in barrile de colori diversi numero venti; specchi miniati de cristallo numero dudece; specchi piccoli sei; pezi de specchi (…); libre de rame de inferrestare (?) cento lamie stagnate numero quaranta; libre de ferro filato sottile numero quaranta; libre de ferro filato grosso numero trenta nove;
grisime di carta trenta; una migliara de chiodi de cavallo; vinti due migliara de chiodi de quinterni;numero trenta cantara de pombo arso; dece cantara de pombo (…); dece libre de indico; dece libre de garofalI; dece libre de cannella; due cantara de grano de riso; due casce de cristalli pezi numero due cento».
Tra i testimomi al rogito è interessante osservare la presenza del magnifico Giovanni Antonio Cito, autorevole personaggio del seggio nobiliare di questa città avvezzo ad investire quantità rilevanti di denaro in società commerciali di import-export. Ed è importante altresì rilevare la partecipazione del nobile rossanese, di origine ebraica, Pietro Antonio Palopoli, rappresentante, insieme al figlio, di una delle maggiori società mercantili della provincia, attività imprenditoriale a cui molti personaggi della nobiltà si affidavano per i loro investimenti finanziari.
Relativamente all'import-export va fatta una doverosa riflessione: vale a dire che, tenendo conto del periodo tardo autunnale in cui avviene la contrattazione ‒ 14 novembre ‒, non è possibile credere che in tale ciclo meteorologico incerto si effettuasse un'ordinaria traversata su percorsi di lunga distanza; è più logico ritenere che in loco, cioè nella marina di Sant'Angelo, deposito del Fondaco e sede amministrativa dei dazi, si svolgesse l'attività commerciale di ciascun mercante, in attesa del periodo favorevole alla navigazione di lungo corso. Alla morte di Bona Sforza (1577), principessa di Rossano, l'intero Stato feudale ad essa appartenuto era passato alla Regia Corte insieme alle stesse problematiche socio-economiche di stampo oligarchico.
Sotto questo aspetto è bene ricordare che a questa data, 1569, era titolare del Fondaco e dogana di Rossano l'eccellentissimo dominus Giovan Camillo Toscano, ricco esponente del ceto feudale, nonchè promotore nella sua dimora di rione Sant'Antonio (poi palazzo ToscanoMandatoriccio, oggi Smurra) di una valida associazione letteraria poi denominata ''Accademia degli Spensierati'': un consorzio culturale entrato in diretta competizione con l'altra più tradizionale società di studiosi, detta dei '' Naviganti'', coordinata dalla famiglia Cito. L'antagonismo fra le due opposte fazioni aveva quasi certamente la sua ragione d'essere nel dominio socio-economico del territorio basato in maggior parte sulla politica d'investimento creatrice di ricchezza e di prestigio, così come si evince da numerosi atti notarili del XVI secolo.