Calabria del nord est, tante biblioteche... pochissimi lettori
Ennesimo dato allarmante: i dati di Open Polis fanno emergere, ancora una volta, discrasie e paradossi di questo territorio. Il problema resta il medesimo: senza occupazione e dignità non può esserci nemmeno cultura

CORIGLIANO-ROSSANO – La Calabria del nord est ha 11,5 biblioteche ogni 10 mila minori. Un dato superiore alla media nazionale che invece è di 8,8 biblioteche. Per quel che riguarda i lettori, però, la situazione non è così confortante: la nostra regione è al terzultimo posto nella classifica (relativa agli anni 2022-2023) dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni che leggono abitualmente nel tempo libero, con una percentuale di giovani lettori del 36,7% e una media italiana che si attesta attorno al 52%. Peggio di noi solo Campania e Sicilia.
Anche in questo caso emerge la netta differenza tra le regioni del nord, in cui le percentuali arrivano a sfiorare il 73%, e le regioni del sud, in cui i lettori in età scolare sono meno di 3 su 10.
La lettura è una delle attività che meglio contribuiscono allo sviluppo delle attività cognitive, del pensiero critico, della curiosità e della creatività, migliora le capacità linguistiche, rafforza la memoria e stimola l’immaginazione.
Studi, come quelli effettuati da OpenPolis, dimostrano che il limitato accesso alla lettura e le disparità sociali sono maggiormente presenti nelle famiglie meno abbienti e in cui i genitori non sono lettori. È evidente come la trappola della povertà educativa riproduca una posizione di svantaggio sociale che si perpetua di generazione in generazione. Se si considera poi che una quota non trascurabile di famiglie non ha libri in casa – nel decennio scorso le rilevazioni di Istat stimavano circa una famiglia su 10 in questa situazione – anche l’accessibilità delle biblioteche appare rilevante.
Come osserva Open Polis, «le biblioteche sono importanti non solo perché la presenza di questi spazi permette l’accesso gratuito ai libri in forma gratuita ma anche perché l’attivazione di progetti – da realizzare in sinergia con la comunità educante – può costituire un perno nel contrasto della povertà educativa».
Non è un caso infatti se, in molte regioni, a basse percentuali di lettori abituali tra i giovani corrisponda una limitata presenza di biblioteche nei territori. Nella nostra parte di territorio, la Sibaritide-Pollino, la situazione appare migliore se paragonata al resto della regione e ad altre parti del Paese. Ci sono territori completamente sforniti e altri in cui la presenza di una biblioteca fa salire di molto la media, ma il dato va interpretato: molti sono infatti i comuni che presentano pochissimi minori. Questi dati pertanto andrebbero letti nel complesso, valutando la composizione del territorio e il numero di abitanti al di sotto dei 18 anni per comune.
Come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare prestando attenzione a questi ed altri dati, il discrimine è sempre la condizione socio-economica scarsa delle famiglie che abitano le nelle aree del sud. La condizione di povertà infatti interagisce strettamente con i fattori culturali che influenzano le percezioni, i valori e le opportunità nelle diverse aree del paese. E nelle riflessioni non possiamo prescindere da questo dato. Le classifiche e le mappe italiane appaiono quasi sempre sovrapponibili, che si parli di istruzione, di infrastrutture, di reddito, di accesso ai servizi, di qualità dei servizi, di buone pratiche e l’elenco potrebbe essere infinito. Ad un nord efficiente e mediamente più performante fa da contraltare un sud incapace di stare al passo. Il punto è che il divario, soprattutto socio-economico tra le aree del Paese, si trascina dietro tutta una serie di problemi che si ripercuotono su svariati aspetti della vita dei cittadini. Compiere questo salto nella comprensione del fenomeno, in cui ad essere centrale e propedeutico è il benessere economico, che genera, a sua volta, le condizioni affinché i cittadini si aprano alle buone pratiche, è essenziale per far sì che si intervenga in maniera decisa su quello che è il problema atavico di questi territori: il disagio economico.