Il Patire riconquista l'attenzione che merita: avviato il restauro dell'Ultima Cena
Il Ministero della Cultura, Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della Provincia di Cosenza, investe nel monastero italo-greco di Corigliano-Rossano. Qui le tappe che hanno portato a questo grande risultato
CORIGLIANO-ROSSANO - Mentre il caldo continua ad imperversare sulle nostre spiagge e in pianura, giungono buone notizie dalle prime falde della Sila greca, versante Patire. E si tratta di buone notizie, da tempo attese, su due fronti, che però oramai significano una cosa medesima: questo sito sta riconquistando, progressivamente, quell’attenzione che da sempre merita.
A confermarlo è la sempre maggiore presenza del sito sui social, così come il suo essere divenuto location di vari eventi o addirittura di riprese cinematografiche, e, infine, ma in primis, l’attenzione più solerte da parte delle istituzioni e della comunità.
Certo, siamo solo all’inizio e molto di più ancora va fatto, eppure è importante cogliere i segnali positivi.
Finalmente, nella settimana precedente alla festa dell’Assunzione, sono stati effettuati i lavori essenziali di ripristino dei punti più pericolosi della strada provinciale che da Piragineti sale al monastero. Lo avevamo, come comunità e associazione, più volte sollecitato, e accogliamo con piacere l’intervento finalmente effettuato.
Versa ancora in condizioni difficili, invece, la strada che dal Patire prosegue verso Cozzo del Pesco, Sant’Onofrio e si ricongiunge alla Piana dei Venti. Ci auguriamo che anche qui si intervenga quanto prima!
Ma il grande risultato che registriamo in questa estate 2024 è l’effettivo avvio del restauro degli affreschi del refettorio.
L’approvazione del progetto di restauro
L’intervento, stimolato con insistenza e forza dal Direttivo dell’Associazione Rossano Purpurea durante la prima edizione di ПATI’R, a fine maggio del 2022, è stato preso in carico dalla Direzione generale archeologia Belle arti e Paesaggio. Si tratta di un impegno pubblicamente assunto in quella circostanza dall’allora Direttore del Segretario Regionale per la Calabria dott. Salvatore Patamia, ma concretizzatosi grazie all’attenzione e alla responsabilità dalla Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza dott.ssa Paola Aurino, che ha intercettato un finanziamento del Ministero della Cultura grazie all’interesse del dirigente Dott. Vito Maria D’Adamo e con il contributo essenziale delle dottoresse Cecilia Perri, Raffaella Greca e del dottor Giovanni Piccirillo.
L’approvazione definitiva del finanziamento è stato annunciato pubblicamente dalla Soprintendente Aurino, dapprima con una lettera inviata e letta il 26 aprile 2024, presso il Complesso Monastico basiliano, nella prima giornata della terza edizione di Patir, l’evento purpureo poi istituzionalizzato e sostenuto dall’Amministrazione comunale; successivamente annunciato personalmente dalla stessa il 3 luglio 2024 presso il Salone degli Stemmi dell’Arcidiocesi, in occasione di uno degli eventi di sfoglio delle pagine del Codex.
Consegna e inizio dei lavori
A fine luglio i lavori sono stati effettivamente consegnati dal funzionario della SABAP di Cosenza, l’architetto Nicola Ruggeri, in veste di Direttore dei lavori, al restauratore, di grandissima esperienza, Gianmario Faita. Alla consegna sono stati altresì presenti la dr.ssa Perri, per il Comune di Corigliano Rossano, il dott. Piccirillo, e i referenti del Gruppo Carabinieri Biodiversità e dell’Associaizone Rossano Purpurea, che nei giorni seguenti, con emozione, ha continuato e continua a seguire i lavori in corso.
Faita, originario di Montalto e residente a Roseto, laureato in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, è professionista di grande esperienza, per aver lavorato non solo in numerosissimi siti regionali, ma anche più volte in Veneto, in Sicilia e ad Istanbul, su progetti Unesco. A Corigliano Rossano ha già mostrato la sua abilità presso il Salone degli Stemmi, la Panaghia, la Chiesa di San Domenico, il Castello ducale, la chiesa di San Francesco, il Romitorio, la Madonna di Schiavonea, etc. Ma proprio al Patire è già legata la sua esperienza, per aver restaurato, alla fine degli anni ’90, i mosaici dell’abbazia. E ora ci torna, con grande entusiasmo e attenzione, per riportare alla luce le pitture del refettorio e completare l’intervento prima di Natale.
Il ciclo pittorico
Ma proviamo a raccontare con semplicità le opere su cui si sono avviati gli interventi di restauro.
Si tratta di un piccolo ciclo pittorico che ricopriva probabilmente tutte le quattro pareti dell'ambiente (con certezza due) di ingresso della mensa, posta sul lato nord del complesso monastico di rito greco, ma di epoca normanna, dedicato a Santa Maria Nuova Odigitria del Patir.
Più precisamente le pitture sembrano seguire la tecnica del mezzo fresco, ossia dell’applicazione in due fasi, a fresco la prima, in bozza, ma su superficie asciutta la seconda, di integrazione e rifinitura.
Le diverse parti sono probabilmente attribuibili ad un’unica mano e, se così è, tutta l’opera è datata al 1664, come ben si legge in uno dei riquadri rinvenuti, accanto al nome del committente, appartenente alla famiglia Toscano. Ancora non ben riconoscibile il nome.
Una volta entrati dalla grande porta ad arco ribassato, oggi non ancora protetto dalle intemperie atmosferiche, il lato destro rappresenta un’ultima cena di impostazione tradizionale, con il tavolo rettangolare, di cui ben si vedono i piedi decorati, il pane, il calice, un bicchiere di vino riempito per metà e un'agnellino o simile posto sopra un piatto; la figura di Cristo, dal viso delicatissimo ed espressivo, si troverebbe presumibilmente in posizione centrale, se la scena fosse integra, mentre purtroppo, per i maldestri interventi occorsi durante i secoli scorsi, la prima parte, entrando, è stata tagliata per realizzarci una finestra (sic!). La parte superiore dell’intero cenacolo patiriense è mutilata, ma senza compromettere più di tanto la leggibilità dell’opera. Intorno a Gesù gli apostoli, uno di loro, Giovanni, con il capo poggiato sulla sua spalla, come ricorre nell'iconografia in uso. Degli altri se ne intravedono fino a sette; gli altri fagocitati dall’imperdonabile taglio murario. Lungo il lato sinistro una fascia decorativa che simula fregi marmorei.
Legata alla storia e alla spiritualità del luogo è invece la parete di sinistra che raffigura, in maniera integrale, il fondatore del monastero: San Bartolomeo da Simeri, che -non si incorra in errore!- è altra figura rispetto al discepolo di San Nilo, detto Bartolomeo il giovane o di Rossano, vissuto circa un secolo prima. Il santo tiene in mano appunto l’immagine della chiesa come offerta dell'opera da lui compiuta. Inoltre il bastone episcopale e la tiara sono gli attributi iconografici che ne definiscono anche la sua funzione di sacerdote.
Alla sua sinistra doveva trovarsi San Nilo, che, sebbene storicamente non possa essere direttamente collegato a questo sito, essendo lui morto nel 1004 e il Patire fondato alla fine di quell’XI secolo e all’inizio del successivo-, tuttavia fu di certo figura di indiscutibile riferimento spirituale e culturale del monachesimo greco del tempo, non solo rossanese e non solo calabrese, come ben sappiamo. Ma la raffigurazione niliana è stata intaccata in parte, a causa di un grande arco ricavato su questa parete, nella parte sottostante.
Ora che i lavori sono stati avviati, le veline di protezione rimosse e i colori e le immagini già in buona parte riportate alla vista, possiamo dare atto all’architetto Mariella Arcuri di averne ben ricostruito i soggetti. In primis a lei -lo ricordiamo-, su stimolo e con la collaborazione dell’Associazione Rossano Purpurea, va il merito di avere con i suoi studi e la sua pubblicazione del 2021, riacceso l’attenzione su queste pitture.