Rivoluzione al Patire, finanziato il restauro degli affreschi del "refettorio": i lavori partiranno a luglio
Parola d'ordine: salvare ciò che resta. Il soprintendente Aurino: «Tutela e valorizzazione sono connessi. Siamo qui a Corigliano-Rossano per impegnarci in tal senso»
CORIGLIANO-ROSSANO - “Πatir” è il cuore di Corigliano-Rossano, che batte di arte, storia e cultura, ma non solo. “Πatir” è anche un evento concepito e curato dall’Associazione Rossano Purpurea che, ormai da tre anni, punta i riflettori sul Patire, il complesso religioso sito nel Comune di Corigliano-Rossano e fondato tra XI e il XII secolo. Ed è proprio grazie a questi "riflettori" che si è data nuova luce e importanza ad alcuni affreschi che si trovano nei locali dell'ex "refettorio" del complesso Monastico. Per il loro restauro sono in arrivo dei fondi che permetteranno «di salvare ciò che resta di queste opere realizzate nel 1667» e non solo.
A Darne notizia è stata proprio la dirigente della "Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio" della Provincia di Cosenza, Paola Aurino che ha così dichiarato ai nostri microfoni: «Tutela e valorizzazione sono connessi. Siamo qui a Corigliano-Rossano per impegnarci in tal senso. Ci siamo impegnati già per un primo intervento che partirà entro questo mese e prevede il restauro degli affreschi del Patire. Un progetto che migliorerà la conservazione di questo bellissimo luogo e punterà a risolverne i problemi, alcuni dei quali anche strutturali. Noi ci siamo e siamo qui per ascoltare le esigenze che ci vengono poste da questo territorio e dall'Arcidiocesi. Il finanziamento per il restauro è stato preso in carico dalla Soprintendenza, ma anche dal Ministero Centrale che lo ha finanziato immediatamente».
In principio c'è la tenacia
Ma come è iniziata questa splendida "storia d'amore" per il nostro territorio? Questo risultato non è dovuto al caso, ma è frutto di un lavoro corale che ha visto in prima linea l'Associazione Rossano Purpurea (che da anni si batte per la valorizzazione di questo inestimabile patrimonio) e Cecilia Perri (direttrice del Museo del Codex, che una volta entrata a far parte della Soprintendenza si è personalmente spesa per portare avanti il progetto con il supporto della dirigente Aurino).
Di che opere stiamo parlando?
«Gli affreschi sono presenti su due pareti dell'ex "refettorio"» ci rivela l'architetto Mariella Arcuri, che fa parte dell'Associazione Rossano Purpurea ed è autrice di uno studio dal titolo "Il Complesso monastico basiliano di Santa Maria del Patir" pubblicato tre anni fa da Calabria Letteraria Editrice, all'interno del quale viene descritto tutto il complesso Monastico e viene illustrata un'ipotesi di ricostruzione del monastero.
«Su una parete è presente parte di un'Ultima cena. L'opera è stata quasi completamente distrutta da alcuni interventi recenti come il rifacimento del solaio e l'apertura di una finestra. Lavori che non hanno tenuto conto dell'importanza storica e artistica degli affreschi. Sulla seconda parete, invece, è rappresentato San Bartolomeo da Simari; nella parte superiore sono raffigurati anche due monaci che (deturpati sempre dai lavori del solaio) purtroppo non hanno più le teste visibili; è raffigurato anche San Nilo davanti a un Crocifisso. Accanto alle opere compare la scritta "Pro sua devozione F.F. 1667". Grazie a questa firma abbiamo potuto datare gli affreschi che, secondo un'indagine, potrebbero essere opera di Falco Francesco vissuto proprio in quegli anni (essendo presente sulla parete anche lo stemma della famiglia Falco)».
Salvare ciò che resta sembra essere la parola d'ordine, dunque. Perché non si commettano più gli errori del passato che hanno letteralmente cancellato parte di queste opere. Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio che ha un patrimonio storico e culturale di inestimabile valore. Tuteliamolo.