I Mid naturalistici del Pollino: tre siti unici di grande interesse geologico e archeologico
La Grotta del Romito, l’Abisso del Bifurto e la Grotta della Monaca rappresentano dei luoghi unici, di importanza interanazionale, per la loro particolare conformazione e per la presenza di antiche testimonianze del Paleolico e del Neolitico
Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i Marcatori Identitari Distintivi della Calabria del nord-est, con la rubrica che per tutta l'estate, ogni domenica, ci porterà alla scoperta di luoghi, tradizioni e personalità di spicco.
Questa settimana parleremo di tre importanti geo-siti pollineani: la Grotta del Romito, l’Abisso del Bifurto e la Grotta della Monaca.
La Grotta del Romito è un sito risalente al Paleolitico superiore contenente una delle più antiche testimonianze dell'arte preistorica in Italia, e una delle più importanti a livello europeo, situata in località Nuppolara nel comune di Papasidero. All'esterno si trovano alcune incisioni rupestri, tra le quali la più importante è un graffito raffigurante due bovidi (Bos primigenius), e tracce di antiche sepolture, risalenti a 10.500 anni fa. Il ritrovamento del graffito è avvenuto nel 1961, è stato datato dagli esperti come appartenente al Paleolitico superiore. Una riproduzione dell'originale si conserva al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Altri reperti sono esposti al Museo e istituto fiorentino di preistoria. All'interno del sito è altresì presente uno strato risalente all'età Neolitica nel quale si ritrovano grosse quantità di ossidiana. Tale ritrovamento è all'origine dell'ipotesi secondo la quale la grotta fosse anticamente una base intermedia per il commercio dell'ossidiana tra Tirreno e Ionio. L'importanza del sito di Papasidero a livello europeo è legata all'abbondanza di reperti paleolitici, che coprono un arco temporale compreso tra 23.000 e 10.000 anni fa, ed hanno consentito la ricostruzione delle abitudini alimentari, della vita sociale e dell'ambiente dell'Homo sapiens. Il sito è attualmente visitabile grazie all'intervento dell'Istituto Italiano di Archeologia Sperimentale in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Calabria ed il comune di Papasidero. Sul posto sono stati infatti realizzati interventi atti a garantire l'accesso alla grotta (passerelle, impianti di illuminazione) e la fruizione integrata del sito archeologico (guide audio multilingue, materiali didattici per bambini). Il sito è altresì corredato di un antiquarium, dove sono esposti alcuni reperti. *
L’Abisso del Bifurto (o Fossa del Lupo) è il primo sito geologico ad avere vinto alla Mostra del Cinema di Venezia. La voragine carsica profonda 683 metri sita nel territorio di Cerchiara di Calabria si è aggiudicata nel 2021 il Premio della Giuria alla 49esima edizione del prestigioso Concorso internazionale. L’Abisso del Bifurto ha solcato il red carpet e conquistato i riflettori con la storia della sua scoperta, l’avvincente impresa speleologica avvenuta negli anni ’60 dal Gruppo Speleologico Piemontese, diretta dal regista di origini calabresi Michelangelo Frammartino. Questo affascinante patrimonio sotterraneo, che si insinua per chilometri nelle profondità della roccia verso il centro della terra, è tutelato come Geosito dall’Unesco. Si colloca al 40° posto nella top 50 degli inghiottitoi più profondi al mondo ed è anche tra i più impenetrabili d’Italia. La fossa è diventata l’emblema della forza erosiva dell’acqua, il carsismo che ha caratterizzato in modo incisivo la morfologia del massiccio del Pollino. **
Insieme alla Grotta del Romito (MID/Grotta del Romito) e l'Abisso del Bifurto (MID/Fossa del Bifurto), la Grotta della Monaca che domina l’alta valle dell’Esaro è uno dei geositi più importanti a livello internazionale, dal punto di vista geologico e archeologico. Per la sua peculiare e straordinaria conformazione mineraria, annoverata tra i giacimenti particolarmente ricchi di minerali di ferro, è stata sfruttata come miniera sin dalla tarda età neolitica. I reperti ritrovati, dalle campagne di scavo condotte dal 1997 al 2012 dal Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici” e dall’Università degli Studi di Bari confermano che la gigantesca grotta carsica è il sito minerario tra i più antichi d’Europa, il meglio conservato e tra i più significativi per lo studio dell’evoluzione dell’Uomo e delle prime civiltà del V e IV millennio a.C.. I diversi strumenti in selce ritrovati, le impronte di scavo e l’ulna umana sottoposta al radiocarbonio che ha consentito di datare l’attività estrattiva a 20mila anni fa confermano, infatti, come già nel Paleolitico superiore i primi uomini minatori avessero imparato ad estrarre la goethite, l’idrossido ferroso presente maggiormente nell’imbocco della cavità. Il sito è anche una finestra sull’attività estrattiva e l’economica del territorio in epoca postmedievale. Alla scoperta della grotta è legato uno dei documenti speleologici più antichi relativi alla Calabria: la cronaca minuziosa redatta da Enrico Giovanni Pirongelli, il primo ad averla esplorata il 27 ottobre del 1878, che venne pubblicata sul giornale dell’epoca “Il Calabrese”. **
* beniculturali.it
** Proposta ufficiale di mappatura del Mid della Calabria depositata alla Regione Calabria