13 ore fa:Il derby ritrovato: Rossanese-Corigliano, una città divisa dal pallone
54 minuti fa:Settore giovanile a Paludi: quando la burocrazia ostacola lo sport
11 ore fa:Mister Chesterfield, il nemico dei pacchetti vuoti che ha acceso la rivolta civile di Castrovillari
12 ore fa:Cambio al vertice della Capitaneria di Porto di Corigliano
13 ore fa:Lunedì prima campanella per il Polo Magnolia: parte il nuovo anno educativo
15 ore fa:Nasce il Comitato delle Sinistre dell’Alto Jonio per Tridico Presidente
14 ore fa:Rambaldi, il genio di Hollywood che trovò casa ad Altomonte
14 ore fa:Le Lampare sostengono la candidatura di Concetta Cuparo
12 ore fa:Bandi per le imprese nei centri storici, Bosco e Caravetta replicano a Stasi: «Si intesta meriti che non ha»
15 ore fa:Riaperta dopo 20 anni la SP Scala Coeli-Terravecchia

E se istituissimo anche noi il mese del Codex?

1 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Il Codex Purpureus Rossanensis rappresenta una delle opere più preziose e importanti del nostro patrimonio artistico-culturale.

Un capolavoro unico che affonda le sue radici nella cultura bizantina e che ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità, inserito nelle liste Unesco nella Categoria “Memory of the Word”, il 9 Ottobre 2015.

Da allora tanti sono stati i tentativi di promozione e valorizzazione, che hanno cercato di suscitare interesse e diffondere il sapere su questo evangeliario dal valore inestimabile, anche grazie alla spinta propulsiva innescata dai recenti studi e lavori di restauro.

Dalla datazione alla provenienza, molti sono ancora i quesiti irrisolti. Ciò che sappiamo con certezza è che la datazione è circoscritta tra il V e VI secolo d.c. e che la provenienza è da rintracciare nei centri di attività scrittoria bizantina, che la maggior parte degli studiosi individua ad Antiochia di Siria (attuale Turchia).

Le ricerche condotte hanno portato, però, alcuni appassionati ad elaborare teorie alternative sulla datazione. Secondo le analisi spettrometriche condotte, le pergamene non sono state trattate con materiali di origine animale (murice) ma con prodotti di origine vegetale (oricello).

Prodotto che, secondo questa teoria, ha fatto la sua prima apparizione a Firenze intorno al 1300, ad opera della famiglia Ruccellai che ne scoprì la chimica e ne divenne produttrice.

In una recente intervista rilasciata da Monsignor Luigi Renzo all’Eco in diretta tale ipotesi viene smentita. Il dato relativo al materiale di origine vegetale è inequivocabile ma l’impiego di questa sostanza risale ad epoche pre-cristiane. Il tentativo di sminuire l’importanza storica e artistica del Codex risulta perciò debole.

Ma al di là delle analisi e degli studi condotti, ciò che a noi interessa è restituire a quest’opera la visibilità e l’importanza che merita.

È notizia di ieri, gli onorevoli Davide Tavernise e Katya Gentile, in qualità di vice presidente e presidente della VI Commissione Turismo, hanno presentato una proposta di legge per istituire il Mese dei Bronzi, un interno mese dedicato all'approfondimento storico e culturale con l'organizzazione di un evento celebrativo conclusivo. E per il Codex?

Lo scopo alla base dell’iniziativa è accrescere la conoscenza della storia (nel nostro caso dell’antico Evangeliario) per promuovere, di conseguenza, l'approfondimento della storia regionale.

Insomma un modo per catalizzare il processo di promozione e concentrare l’attenzione di tutti attraverso eventi ed attività a tema, per riscoprire e far scoprire a chi ancora non lo conosce una delle opere più affascinanti del nostro patrimonio. Pensiamoci, magari potranno venir fuori begli spunti e nuove idee che potrebbero risultare vincenti!

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.