A spasso nel tempo, Rocca Imperiale nel periodo feudale
Il castello fatto costruire da Federico II fu, nei secoli, punto di riferimento e centro delle vicende feudali di Rocca, oggi splendida realtà architettonica e monumentale messa a disposizione di quanti hanno interesse a visitarlo
Il castello svevo fu, nei secoli, punto di riferimento e centro delle vicende feudali di Rocca, oggi splendida realtà architettonica e monumentale messa a disposizione di quanti hanno interesse a visitarlo. Ma vediamo quali sono state le vicende feudali del Borgo nel corso del Medioevo, ovviamente dando per scontato che la sua vita ebbe inizio con Federico II di Svevia. Con la scomparsa degli Svevi, ultimo fu Corradino, e con l’ingresso sui territori meridionali prima dei d’Angiò e successivamente dei D’Angiò-Durazzo si consolidò il periodo angioino che si portò avanti con il regno della regina Giovanna II dei D’Angiò-Durazzo subentrata al fratello re Ladislao Durazzo dopo la sua morte. Giovanna amministrò il Regno di Napoli dal 1414 al 1435. Con lei si estinsero gli Angioini. Gli subentrò Renato di Valois-Angiò, conosciuto come Renato I di Napoli, che rimase in carica fino al 1442 anno in cui fu poi deposto da Alfonso V d'Aragona, alleato di Giovanna II, contro Luigi III d’Angiò, al quale era stato promesso l’eredità di successore al trono del Regno di Napoli. Iniziò così la dominazione aragonese.
Per quanto riguarda Rocca Imperiale va premesso che lungo tutto il periodo della feudalità questo appartenne alla Basilicata, ragione per la quale la sua storia la si può rintracciare nei Cedolari di quella Regione, mentre dopo le leggi eversive venne aggregata nel Circondario di Oriolo, facente parte della provincia di Cosenza. Tuttavia, le prime notizie di questo Feudo vengono fuori rovistando nelle Fonti Aragonesi, I, p. 167, nelle quali lo storico M. Pellicano Castagna riscontrava che un certo Petrino Falletti all’epoca della Regina Giovanna II (1414-1435) venne nel Regno e fu investito del feudo di Rocca Imperiale. Ma dal Pellicano Castagna si ha la possibilità anche di vederne l’evoluzione feudale completa avendone ricostruito l’infeudazione dal 1442 in poi, ed in riferimento così riporta: «Giovanni Sanseverino, 8° conte di Marsico, nel 1442 comprò dal Re Alfonso d’Aragona per D. 4.000 la Terra di Tursi in Basilicata su cui l’anno successivo ottenne il titolo di conte (de Frede, p.12), nella cui circoscrizione era compresa probabilmente anche Rocca Imperiale che però, nello stesso 1443, risultava dipendente dal Vescovo di Tursi (Cozzetto p. 132); Cert’è, comunque, che quando il 19 dicembre 1444 egli dettò il testamento, lasciò erede il suo secondogenito Roberto di Tursi, Rocca Imperiale, Noia, Colubrano, Pisticci, Montalbano e Romagnano (Ventimiglia, n. XV)» (1).
Ma chi era Giovanni Sanseverino? Da quanto se ne conosce era figlio secondogenito di Luigi, conte di Marsico e di Caterina Sanseverino. Appartenente a uno dei casati più illustri e nobili del Regno di Napoli, subentrò al padre al posto del fratello Tommaso, primogenito, accusato di tradimento e infedeltà (fellonia) verso il genitore. La fedeltà di Giovanni verso Giovanna II d'Angiò-Durazzo, regina di Napoli, manifestata con il sostegno dato ad Alfonso D’Aragona alleato di Giovanna nello scontro con Luigi III smanioso di conquistare il Regno di Napoli, lo fece entrare nelle grazie della stessa regina tanto da meritarne onori e privilegi come ad esempio l’investitura a lui concessa come Viceré della Provincia del Principato. Si unì in matrimonio con Giovanna, figlia di Antonio Sanseverino, duca di San Marco, dalla quale ebbe cinque figli tra cui Luigi primogenito morto nel medesimo anno della sua morte tanto che a succedere a Giovanni fu il suo secondogenito Roberto, col titolo di 2° conte di Tursi. Un altro dei figli Barnaba fu poi conte di Lauria.
La storia feudale di Rocca Imperiale, quindi, ebbe seguito con il governo di Roberto Sanseverino. Informazioni e conferme sono ricavate dalle note del Giustiniani che al riguardo così annotava: «Nel 1463 si possedea da Roberto Sanseverino principe di Salerno (1). Nel 1504 da Antonio Guevara. Nel 1568 fu venduta sub hasta S.C. con Torre di Mare per ducati 82.000 (2) alla casa Caraffa dei principi di Stigliano. Passò poi a Marcantonio Floccaro. Dal Caraffa nel 1596 fu venduta altra volta a Gioi Antonio Carbone per ducati 43.000 (3). Nel 1610 fu venduta per ducati 30.000 (4). In oggi si possiede dalla famiglia Crivelli. Questa terra sotto il Viceré Medina de las Torres fu saccheggiata da Turchi, che comparvero con 50 galee nel golfo di Taranto (5)» (2).
Roberto venne nominato da re Ferrante Grande Ammiraglio, in seguito però questi si allontanò dalle idee di Ferrante avvicinandosi agli intenti di Giovanni D’Angiò. Dopo un breve periodo ritornò sui suoi passi dimostrando la sua fedeltà a Ferrante e per tale ragione venne nominato Viceré del Principato Citra ed Ultra di Calabria e Basilicata. Condusse una vita molto agiata e sposò la figlia di Gabriele Orsini, duca di Venosa, Raimondina dalla quale ricevette quattro figli di cui due maschi. Il primo Antonello che gli subentrò alla guida del Principato di Salerno, privilegio del quale il padre Roberto aveva avuto l’investitura il 30 gennaio del 1463. Il secondo figlio Giovanni gli successe nelle Contee di Marsico e Tursi di cui faceva parte il Feudo di Rocca Imperiale. Giovanni, insieme ad altri baroni dell’epoca prese parte alla congiura condotta tra il 1485 e il 1487 ragione per la quale, Rocca Imperiale transitò nei possedimenti feudali di Antonio De Guevara, conte di Potenza. Tuttavia, non si comprende se il possesso di Rocca arrivò al De Guevara perché comprato da Giovanni Sanseverino, oppure perché transitato nel demanio Regio, a seguito della congiura dei baroni gli venne assegnato dal re. Di una cosa però siamo certi, secondo quanto contenuto nel Cedolario 37 della Basilicata come riportato dal Pellicano Castagna, che Antonio De Guevara informò re Ferdinando il Cattolico di essere in possesso della Terra di Rocca Imperiale, insieme ad altre terre, castelli e feudi, poiché pervenutegli per vendite, privilegi e concessioni fatte da altri sovrani aragonesi e che per tale motivo ne chiedeva, ottenendola, la conferma sui possedimenti. Ciò mi induce a pensare che la Terra di Rocca fu requisita a Giovanni Sanseverino, per le note vicende citate, passando così al demanio Regio e che solo in un secondo momento il Feudo di Rocca Imperiale divenne possedimento dei De Guevara, prima appunto con Antonio (1504-1514), poi con Giovanni (1514-1530) che alla morte del padre gli successe con il titolo di conte di Potenza a seguito del versamento di relevio (Cedolario 37, f. 18). Si unì in matrimonio con Altobella di Capua dalla quale ebbe quattro figli: Antonio, Carlo, Maria e Andrea. Il primo morì in uno scontro a fuoco, Maria sposò Nicola Caraffa, Andrea divenne conte di Santa Severina e Carlo, secondogenito subentrò al padre, col titolo di conte di Potenza, in tutti i possedimenti feudali compresa Rocca Imperiale. Carlo indebitatosi enormemente con Marco Antonio Floccari, per assolvere agli impegni assunti decise di alienare alcuni suoi feudi e tra questi anche quello di Rocca, che vennero liquidati all’asta nel Sacro Regio Consiglio.
Il Feudo di Rocca Imperiale venne acquistato, nel 1568, con Regio Assenso, dal principe di Stigliano, Luigi Carafa (1568-1577), per la cifra di 33.000 ducati compreso di portulania, bagliva, dogana e porto. A Luigi, col titolo di principe di Stigliano, successe il figlio Antonio (1577-1579) avuto dal matrimonio con Ippolita di Capua, che si intestò la Terra di Rocca Imperiale, come risulta annotato nel Cedolario 37, f. 218. Questi, a sua volta, si unì in matrimonio con Ippolita Gonzaga, avendo da questa la figlia Clarice, mentre in seconde nozze, Antonio sposò Giovanna Colonna dalla quale ebbe Luigi (1579-1596) che sposò Isabella Gonzaga, succedendo poi al padre Antonio.
La Terra di Rocca, nel 1596, con Regio Assenso venne alienata, insieme alla sua bagliva, da Luigi Carafa e comprata per 43.000 ducati da Giovanni Antonio Carbone (1596-1609), marchese di Padula. Feudo che alla morte di Giovanni Antonio, per eredità, transitò nei possedimenti feudali della figlia Ippolita Carbone (1609-1610), col titolo di marchesa di Padula.
Nel 1610 questa Terra venne ancora venduta dalla marchesa Ippolita e acquistata per ducati 30.000 a Orazio Perrone che si intestò regolarmente il Feudo di Rocca Imperiale, anche se non sono poche le titubanze sulla presente operazione che pare sia stata condotta economicamente da un certo Pietro Feo Raimondi. Tuttavia dal 1610 al 1756 Rocca Imperiale come Terra risulta intestata ai Perrone. Prima appunto con Orazio, poi con il figlio Lucio Perrone, in seguito con il figlio di quest’ultimo, Domenico Perrone, ed infine con Lucio figlio di Domenico. Secondo i risultati della ricerca quella di Lucio Perrone sarebbe stato l’ultima intestazione della terra di Rocca, in quanto il figlio di quest’ultimo, come ci ricorda il Pellicano Castagna non procedette al pagamento di relevio pertanto, di fatto, non vi fu più nessuna intestazione a questa famiglia.
Ritornando brevemente su quanto riportato dal Giustiniani, ed in precedenza citato, ossia che la Terra venne poi posseduta dalla famiglia Crivelli, ci induce a capire come è potuto accadere che la Terra di Rocca sia poi passata ai Crivelli. Al riguardo una spiegazione plausibile la sostiene il Pellicano Castagna attraverso i suoi studi, il quale facendo cenno a Pietro Feo Raimondi, quale possibile acquirente della Terra di Rocca al posto del Perrone, nel lontano 1610, e citando il Galasso ed il Rovito, arriva alle seguenti conclusioni: «[…] Potrebbe sembrare quindi o che Pietro Feo Raimondi avesse acquistato il feudo per persona da nominare, designando quindi poi Orazio Perrone; o che il Perrone fosse solo il prestanome del Raimondi e da questi indicato esclusivamente ai fini, se ne conoscono le reali ragioni, di assumere la formale intestazione. La seconda ipotesi, in mancanza allo stato di documenti chiarificatori, – continua ancora il Pellicano Castagna – sembra quella più vicina alla realtà. Si sa, infatti, che Pietro Feo Raimondi (il quale tra il 1587 ed il 1613 era divenuto creditore dell’Università di Rocca Imperiale della cospicua somma di D. 25.000: Galasso, Economia…, p. 381) acquistò con atto del 23 settembre 1616 la predetta terra di Rocca Imperiale; che nel 1647, a seguito della rivolta di Masaniello, vi furono tumulti anche a Rocca Imperiale allora in potere del marchese Marcello Raimondi (Rovito, p. 144); che il 12 giugno 1717 il marchese di Aliano Alessandro Raimondi vendette Rocca Imperiale e Bollita ad Alfonso Crivelli che ne aveva la semplice «tenuta» (Cedolario (del Molise) 16,ff. 318t, e 328). Alfonso Crivelli, Nobile milanese, era giunto nel Regno di Napoli durante il Viceregno austriaco, quivi raggiungendo importanti gradi nella magistratura (Presidente della Camera della Sommaria, Avvocato fiscale e da ultimo Luogotenente del Collaterale) ed un notevole prestigio che poteva essere consacrato solo da un importante titolo nobiliare» (3).
Per quanto sopra, c’è da aggiungere che i Crivelli, durante il Medioevo, si dimostrarono come una delle più potenti famiglie nobiliari del milanese. Con privilegio stabilito in Vienna il 4 febbraio 1719 l’Imperatore Carlo VI consentì ad Alfonso e ai suoi successori il titolo di duca e l’onore del Ducato, divenendo così duca di Rocca Imperiale, già in suo tenimento per l’acquisto stipulato con il Raimondi.
Dopo trent’anni di ininterrotto dominio, nel 1747, Alfonso Crivelli morì e col titolo di duca di Rocca Imperiale gli succedé il figlio Francesco (1747-1780) e a quest’ultimo il proprio figlio Alfonso (1780-1851). I Crivelli ebbero l’ultima intestazione feudale di Rocca Imperiale nel 1783 e ne detennero il possesso fino all’entrata in vigore delle leggi sulla feudalità (1806-1808). Per quanto riguarda il titolo questo continuò ad esistere anche in seguito, fino al 1960, con Clotilde Crivelli, duchessa di Rocca Imperiale, discendente di Alfonso, avendone questa chiesto la concessione.
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Bibliografia
[1] M. PELLICANO CASTAGNA, Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria, Tomo IV, P-R, Editrice C.B.C., Catanzaro Lido 2002, p. 259.
2 Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, Tomo VIII, Napoli 1804, pp. 36-37. [(1) Quint. M. fol. 84; (2) Ass. in Quint. 73. fol. 201; (3) Quint. 16. /a/. 169; (4) Quint. 42. fol. 8i. (5) Vedi Parrini Teatr. de' Viceré e 1. 2. P. 198. Traili t. 5. part- 2. p. 303 e 303].
3M. PELLICANO CASTAGNA, Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria, Tomo IV, P-R, Editrice C.B.C., Catanzaro Lido 2002, p. 263.