Le eccellenze sanitarie: la Chirurgia del "Compagna"
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Mario Guarasci, medico cosentino, dal primo dicembre 1999 è primario del reparto di chirurgia (oggi ribattezzato UOC), presso l’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano.
Da allora ad oggi, l’unità operativa di chirurgia rappresenta, indubbiamente, il “fiore all’occhiello” del presidio ospedaliero ausonico. Al dottor Guarasci abbiamo rivolto alcune domande.
Gli utenti parlano di professionalità e disponibilità da parte sua e di tutto il personale medico e paramedico dell’intera Unità operativa da lei diretta. Come intende lei la professione medica e cosa chiede soprattutto ai suoi collaboratori?
«Oggi la professione medica, e quella del chirurgo in particolare, è profondamente cambiata rispetto ai decenni scorsi. Alla base di questa affermazione ci sono tanti fattori ma, a mio parere due sono i più rilevanti: in primis le nuove esigenze degli utenti, che non solo richiedono di essere curati per la malattia diagnosticata ma, richiedono anche di essere compresi da vari punti di vista fisico, psicologico nonché estetico; inoltre, oggi l’utenza è estremamente informata sulle nuove tecnologie.
Dunque, il ruolo del medico è completamente nuovo, basato su una corretta gestione delle disponibilità umane e strumentali, al fine di aumentare le conoscenze e dimostrare sempre di più maggiore competenza. Ai miei collaboratori chiedo di dare sempre il massimo ascolto ai pazienti, essere disponibili, dare le giuste spiegazioni, descrivere le procedure che di volta in volta si individuano nella diagnosi e nella terapia».
L’Ospedale di Corigliano molte volte è stato al centro di polemiche anche e soprattutto per ciò che concerne l’erogazione di prestazioni, ecco perché l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia viene definita un’isola felice: a riguardo cosa può dire?
«Io non so se la Chirurgia dell’Ospedale di Corigliano sia un’ isola felice. Posso dire però che il gruppo che coordino è costituito da dirigenti medici ed infermieri che danno sempre il massimo della loro professionalità, che rispondono alle continue sollecitazioni del sottoscritto e che lavorano posso dire quasi quotidianamente, oltre l’orario previsto dal contratto».
Secondo lei cosa si dovrebbe fare in concreto per migliorare l’offerta sanitaria del nostro ospedale?
«È difficile rispondere brevemente a questa domanda in quanto, purtroppo, le criticità presenti nella nostra struttura sanitaria sono molte: riguardano il personale che risulta carente nelle varie unità operative, l’aggiornamento tecnologico, il potenziamento dei servizi diagnostici, l’angustia di alcuni locali in particolare quelli del Pronto Soccorso, che spesso è il primo “impatto” per chi entra in ospedale e la sensazione non è per niente piacevole.
Purtroppo le scarse disponibilità legate all’attuale congiuntura del cosiddetto “Piano di Rientro”, non consentono nel breve periodo una risoluzione di tali problematiche».
Entro la fine dell’anno dovrebbero partire i lavori per la realizzazione del Nuovo Ospedale della Sibaritide. Lei ritiene che questa nuova struttura porterà ad un miglioramento qualitativo delle prestazioni sanitarie, nella Piana di Sibari?
«Riallacciandomi a quanto detto precedentemente, sono certo che con l’ospedale unico non avremo le attuali carenze strutturali: anzi il progetto prevede soluzioni d’avanguardia. Quanto ai contenuti spetterà a noi dirigenti medici, assieme a quelli aziendali, fare le opportune scelte di politica sanitaria per elevare il livello qualitativo delle prestazioni».
g.d.p.