Cane ucciso da randagi nel giardino di casa: non si placa l'allarme randagismo in città
Il fatto è avvenuto a Corigliano-Rossano, il località Santa Caterina. La denuncia di Giovanni Frandina: «Non è solo dolore. È paura. E una richiesta di responsabilità»

CORIGLIANO-ROSSANO – Una tragedia silenziosa, ma di quelle destinate a lasciare un segno profondo, ha scosso nelle scorse ore la comunità di contrada Santa Caterina. Nebbia, un cane di grossa taglia, amato compagno di giochi di due bambini di 6 e 7 anni, è stato trovato privo di vita nel giardino di casa, vittima di un’aggressione da parte di tre cani randagi che si aggirerebbero da tempo nella zona.
A fare la drammatica scoperta sono stati proprio i piccoli, insieme al padre Giovanni Frandina, rientrando nel giardino dove ogni giorno giocavano con il loro amico a quattro zampe. «Un’immagine che non dimenticheranno facilmente», racconta l’uomo con voce rotta. «Poteva andare peggio. Potevano trovarsi lì i bambini. È questo il pensiero che non ci lascia più».
Nebbia era un cane docile, abituato agli spazi aperti, un membro della famiglia a tutti gli effetti. La sua uccisione non ha solo infranto un legame affettivo, ma ha acceso con forza i riflettori su un problema cronico del territorio: la presenza di branchi di randagi, spesso segnalati, ma raramente gestiti con efficacia.
Il tema, in effetti, non è nuovo. A Corigliano-Rossano – in particolare in aree residenziali e periferiche come Santa Caterina – il fenomeno del randagismo rappresenta da anni una criticità latente. Di recente il Comune ha avviato un progetto di “riemissione controllata” di cani randagi: animali microchippati, sterilizzati e monitorati, reinseriti nel territorio in quanto non pericolosi. Ma il timore, ora, è che anche questi possano diventare bersaglio di branchi aggressivi e non gestiti.
«La nostra non è una denuncia contro qualcuno – precisa Frandina – ma un atto di responsabilità. Riteniamo doveroso rendere pubblica questa vicenda non solo per il nostro dolore, ma per il pericolo concreto che minaccia chi vive qui, in particolare i bambini».
Il confine tra affetto e sicurezza
Dietro la tragedia di Nebbia si cela una questione ben più ampia: il bilanciamento tra il rispetto per gli animali e la tutela dell’incolumità pubblica. La presenza incontrollata di cani randagi – spesso spaventati, talvolta aggressivi, quasi sempre abbandonati – rappresenta oggi una sfida aperta per l’amministrazione.
Le iniziative di sterilizzazione e microchippatura sono un primo passo, ma insufficienti se non accompagnate da controlli sul territorio, campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono e, soprattutto, interventi rapidi nei casi a rischio.
Nel frattempo, il quartiere resta scosso. La paura ha preso il posto della tranquillità. I genitori chiedono garanzie per i propri figli. E i cittadini si appellano alle istituzioni: «Non possiamo aspettare la prossima tragedia per intervenire».
Serve un piano strutturale
È chiaro che quanto accaduto a Santa Caterina evidenzia l’urgenza di un approccio più strutturale e meno episodico al problema del randagismo. Occorre monitoraggio, prevenzione, ma anche collaborazione tra forze dell’ordine, associazioni animaliste, ASL veterinaria e amministrazione comunale. La sicurezza dei cittadini e il benessere degli animali non devono essere contrapposti: possono – e devono – convivere.
Intanto, nel giardino della famiglia Frandina resta un silenzio diverso. Un’assenza che pesa. E un messaggio chiaro che rimbalza da una contrada periferica a tutta la città: «Non basta amare gli animali. Bisogna anche proteggerli. Tutti».