A Paludi cane ferito, trascinato e lasciato morire: Stop Animal Crimes denuncia Sindaco e agente della PL
L’associazione in prima linea per la difesa di animali e dell'ambiente annuncia azioni forti a tutela della dignità degli animali
COSENZA - Una drammatica assenza di contrasto al randagismo che oggi e da sempre dilaga in Italia, soprattutto al Sud, questo è l’allarme lanciato dal Stop Animal Crimes Italia. A tala proposito, tramite una nota stampa, denuncia quando sarebbe successo a Paludi pochi giorni fa: «Alcuni cittadini lunedì hanno trovato un cane randagio palesemente malato, riverso a terra e provveduto a contattare la Polizia Locale e il Sindaco per chiedere loro intervento, ricevendo come riscontro dal primo assenza totale di sopralluogo e dal secondo una rapidissima ricognizione in loco; in entrambi i casi, nessuno ha attivato la procedura ovvero contattato la ASP veterinaria o una clinica oppure dato assistenza al povero cane, anzi la vicenda ha avuto un epilogo ben peggiore. Il cane dolorante, per il fatto di trovarsi dinnanzi ad un centro anziani, veniva legato e trascinato per essere allontanato e legato ad una ringhiera di una finestra di uno stabile vicino il Municipio per poi morire».
A tal proposito, Stop Animal Crimes Italia ha dato mandato ai suoi legali di depositare querela per il reato di omissione in atti d’ufficio e maltrattamento e uccisione di animali contro il Sindaco, l’operatore di P.L. e le due persone che hanno legato per gli arti e trascinato e poi legato alla finestra.
«Questa vicenda, triste e drammatica, mette ancora una volta in evidenza il totale disinteresse e superficialità con cui i Comuni affrontano il tema non solo del benessere degli animali ma anche il fenomeno del randagismo, venendo meno a precetti di legge che verosimilmente addirittura disconoscono e ignorano. Una situazione, quella del sud Italia, che vede dunque la costante crescita dei randagi a causa di mancata applicazione della legge sia da parte di Sindaci, Polizie Locali e ASP veterinarie ma anche di parte del mondo animalista che affronta il fenomeno nelle sue espressioni terminali ovvero gestendo, spesso abusivamente e facendo lucro, i randagi fuori dalle leggi in maniera autonoma, spregiudicatamente pubblicando migliaia di appelli social di immagini di cani bisognosi accompagnati da numeri IBAN di carte prepagate personali. Auspichiamo che tale vicenda venga punita secondo legge e che le Autorità di Paludi vogliano approcciarsi al tema con maggiore interesse e impegno, affinchè tali macabri e deprecabili episodi non abbiano più a ripetersi».