“Kossa 2”, assunzioni e giornate fittizie: al via il processo a Castrovillari
Sono 143 gli imputati nell’inchiesta della Dda di Catanzaro. L’accusa contesta la presenza di falsi braccianti e fittizie giornate lavorative
CASTROVILLARI - Sono 143 gli imputati dell’inchiesta denominata “Kossa 2”, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Questa mattina, dinanzi al Tribunale di Castrovillari (in composizione collegiale) parte il processo per gli imputati. L’accusa, in aula, è sostenuta dal pm della Distrettuale catanzarese Alessandro Riello. Del collegio difensivo fanno parte, tra glia altri, gli avvocati: Francesco Nicoletti, Giusy Acri, Massimo Ruffo, Cristina Cristiano, Cesare Badolato, Andrea Caruso, Rosetta Rago, Giampaolo Catricalà, Fabio Schino, Raffaella Accroglianò, Lucio Esbardo, Marinella Grillo.
L'operazione "Kossa 2" - L’indagine è uno stralcio dell’inchiesta “Kossa”, conclusasi in primo grado. I presunti 143 falsi braccianti, secondo l’accusa «con artifici e raggiri consistiti nell’attestare falsamente giornate lavorative mai svolte – è riportato nelle 69 pagine del documento vistato dall’allora procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal sostituto Alessandro Riello, titolare dell’indagine e da procuratore aggiunto Giancarlo Novelli – in un’azienda agricola, inducendo in errore l’Alma Spa e l’Inps sulla spettanza di retribuzioni e prestazioni previdenziali, si assicuravano l’ingiusto profitto consistente in erogazioni».
Queste le modalità della truffa: al fine di assicurarsi il numero delle giornate normativamente richiesto per l’ottenimento della indennità di disoccupazione agricola ed altre spettanze previdenziali, i braccianti avrebbero acconsentito ad essere fittiziamente assunti dalla sede centrale dell’Alma Spa, e successivamente somministrati all’azienda agricola nel IV Trimestre 2018, mediante artifici e raggiri consistenti in dichiarazioni fatte pervenire all’Alma Spa dalla filiale territoriale di Sibari, dichiarazioni falsamente attestanti giornate lavorative in agricoltura mai svolte. Traendo così illecito profitto – si legge ancora nell’avviso di conclusione delle indagini – dall’indebita percezione di contributi pubblici erogati a loro favore dall’Inps sulla base di prestazioni lavorative mai rese. Con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, trattandosi di condotte funzionali al raggiungimento degli interessi economici del sodalizio criminale dei Forastefano, che dalla commissione delle truffe in materia agricola perpetrate traeva ingenti guadagni, oltre che mezzi, forza e prestigio per esercitare il proprio dominio sul territorio». I magistrati quantificano la truffa in circa 570mila euro.
Fonte: corrieredellacalabria.it