Anche a Corigliano-Rossano e nella Sibaritide dilaga la piaga delle truffe agli anziani
Forze dell’Ordine impegnate in prima linea contro questo fenomeno che conta sempre più vittime. Si parte dalla prevenzione e da un maggiore e perseverante controllo del territorio
CORIGLIANO-ROSSANO - Le truffe alle persone anziane, purtroppo, da un po' di tempo hanno preso piede anche dalle nostre parti. Un fenomeno, questo, che va diffondendosi a macchia d’olio, tanto da indurre le forze dell’ordine ad avviare una campagna di sensibilizzazione, non solo attraverso incontri mirati, ma anche con la distribuzione di vademecum contro i raggiri.
Da qualche mese sono diverse le segnalazioni che giungono alle forze dell’ordine, non solo di Corigliano-Rossano, ma anche in alcuni centri dell’alto e basso Jonio cosentino. Si tratta - fanno sapere fonti investigative - di un vero e proprio grido d’allarme sociale da parte dei tanti anziani vittime di queste figure losche.
Da qui una sorta di ripresa, con maggiore vigore, della campagna di sensibilizzazione cui si faceva cenno. È da tempo che questa campagna di sensibilizzazione va avanti, anche perché, come spiegano gli organizzatori, è necessario raggiungere più anziani possibile ed in tempi brevi, poiché i truffatori ne escogitano una ogni giorno.
L’atto, davvero ignobile, non solo arreca all’anziano un danno economico, ma soprattutto un danno morale, ed è quello che maggiormente condiziona la vita futura di chi ha subito una truffa. È necessario quindi raggiungere il maggior numero di anziani ai quali spiegare come comportarsi, soprattutto alle persone che vivono da sole in casa e che, quindi, sono il bersaglio preferito di questi criminali della truffa.
Tutto ciò - che amareggia in maniera profonda - pone una riflessione che consegniamo ai lettori dell’Eco dello Jonio. Tristi queste storie di raggiri fatte ai danni di persone anziane che si fidano, con infantile ingenuità. È criminale ingannarli, come è criminale approfittare del candore dei più deboli, dei più ingenui. Ma assistiamo a un incarognimento delle nostre più belle e amate città. Quasi che l'altruismo, il rispetto, la solidarietà fossero brutti sentimenti da nascondere. Da dove viene questa crudeltà, soprattutto giovanile, da dove viene questa tendenza a prendersela coi più fragili, senza riflettere che anche loro hanno in casa degli anziani che si perdono facilmente, e che loro stessi diventeranno vecchi, lenti ed esposti?
La risposta probabile è che viviamo in una cultura del mercato, per cui la merce è al centro dell'universo e chi possiede merci preziose è considerato bravo, gli altri sono dei “sottouomini”. E purtroppo l'esaltazione della merce, che diventa più importante di qualsiasi cosa, corre veloce sui nostri schermi, si infila perfino nella lettura dei fumetti indirizzati ai bambini. Insomma, si impara presto che se porti addosso roba firmata, se possiedi una super car, se ti circondi di cose costose, sei vincente e protagonista della storia collettiva di un paese, di una città, di un quartiere. Se non possiedi beni invidiabili, non sei nessuno.
Spesso, oltretutto, non sono i più poveri ad arraffare e truffare i più disagiati, ma coloro che per sentirsi vivi hanno bisogno di possedere e dominare. Anche le donne a volte diventano parte di questo possesso da mostrare in pubblico. Un valore da esibire, come l'automobile di ultimo grido.
Cosa fare per uscire da questa stupida cultura del mercato in cui le persone stesse finiscono per diventare merce in vendita? Qualcuno propone una rifondazione etica. Potrebbe essere una proposta saggia anche se controcorrente. Ricominciare a pensare all'altro come un valore, rivalutare la cortesia, il sorriso, la stretta di mano, l'amicizia gratuita, la gioia di stare insieme senza pensare di ricavare qualcosa. Non porterebbe bene a tutti?